12 gennaio 2011

Swallowtail butterfly (S. Iwai, 1996)

Swallowtail butterfly (Swallowtail)
di Shunji Iwai – Giappone 1996
con Ayumi Ito, Hiroshi Mikami
***

Visto in divx, con Hiromi, in originale con sottotitoli.

In una metropoli giapponese non precisata – ribattezzata "Yentown" dalla moltitudine di immigrati provenienti da ogni parte del mondo che l'hanno invasa, attratti dalla prospettiva di far soldi ma condannati a vivere in quartieri-ghetto ai margini della società – si intrecciano le vicende di numerosi personaggi. Una ragazzina rimasta orfana dopo la morte della madre viene accolta da Glico, giovane prostituta che si prende cura di lei e la battezza "Ageha" (il nome giapponese della farfalla che dà il titolo al film). Insieme ad altri compagni (fra i quali lo scombiccherato Fei-Hung), le due ragazze vivranno diverse esperienze, fino a quando scopriranno finalmente un metodo per ottenere la tanto agognata ricchezza e realizzare i propri sogni: aprire un locale con musica dal vivo, dove Glico potrà sfondare come cantante. Ma con il successo sembra finire anche la solidarietà fra disperati: le strade dei personaggi si dividono, e alla fine si tornerà al punto di partenza: un "funerale" dove bruciare denaro per aiutare l'anima del defunto ad abbandonare la terra. In mezzo, la vita in squallide discariche e vicoli dominati dal vizio e dalla malavità; scontri a fuoco fra bande di gangster e misteriosi killer; parenti separati dal destino e difficili percorsi di formazione (come quello che porta Ageha a trasformarsi da bruco in farfalla); l'illusione della celebrità e gli scherzi del destino. Corale e cosmopolita, intenso e caledoiscopico, ricco di eventi e claustrofobico nei sentimenti, il film è girato interamente con la camera a mano ed è parlato in diverse lingue (principalmente inglese e cinese) per riflettere la multiculturalità dei personaggi. Lo scenario è cupo e sembra offrire poca speranza: gli "stranieri" in Giappone sono destinati a rimanere tali (anche per gli immigrati di seconda generazione, ovvero quelli nati nel paese che li ospita, non sembrano esserci possibilità di uscire dal ghetto) e il denaro determina e governa il destino di ogni persona, nel bene e nel male. Confusa e dotata di molte anime, la pellicola è attraversata da momenti toccanti, disperati, stralunati e persino splatter (la fuga di Fei-Hung dal furgoncino dei gangster). Fra le pellicole di Iwai che ho visto finora, è una delle più ricche e complesse, forse quella che più si avvicina alla stratificata profondità del suo capolavoro "All about Lily Chou-Chou".

3 commenti:

iosif ha detto...

che bello leggere di iwai. quando lo scoprii qualche anno fa vidi tutti i suoi film e cortometraggi tipo in una settimana. da un po' di lungometraggi non ne dirige, e il suo atteso nuovo film sarà americano, il che non mi entusiasma. molto contento anche di leggere del suo "capolavoro all about luly chou-chou", che cominciavo a pensare d'averlo sopravvalutato, o d'essermelo immaginato.

Christian ha detto...

Io sto guardando gli altri suoi film proprio per capire se quello di Lily Chou-Chou era stato un abbaglio oppure se è davvero un regista di talento. "All about..." è un film folgorante, che può lasciare interdetti così come crescere dentro a dismisura. In ogni caso anche gli altri suoi film sono interessanti, pur se non dello stesso livello.

A proposito di cose recenti (e americane), ho letto che ha diretto un episodio di "New York, I love you" con Orlando Bloom e Christina Ricci... Cercherò di recuperarlo, anche se non vado matto per questi film a episodi di registi diversi.

iosif ha detto...

lily è certamente il migliore, ma, come hai detto tu, anche gli altri sono interessanti. riguardo new york i love you, neanche io vado pazzo per i film a episodi, però questo si difende. la parte di iwai è una delle più riuscite, per quanto non sia niente di trascendentale.