20 gennaio 2011

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (E. Petri, 1970)

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
di Elio Petri – Italia 1970
con Gian Maria Volontè, Florinda Bolkan
***1/2

Visto in TV, con Hiromi.

Il capo della sezione omicidi, appena promosso alla polizia politica dopo molti successi nella lotta al crimine, uccide a sangue freddo la propria amante: pur seminando volontariamente indizi contro sé stesso – in una sorta di impulso autopunitivo o per dimostrare che il proprio ruolo lo rende assolutamente insospettabile di un tale delitto – nessuno dei suoi colleghi che indagano sull'omicidio lo considererà un possibile indiziato. E anche quando si autoaccuserà con una confessione scritta, scoprirà che il potere protegge sempre sé stesso. Vibrante pellicola a sfondo socio-politico, a tratti grottesca, ambientata in un'epoca di tensioni sociali (le contestazioni degli studenti di sinistra, gli attentati anarchici, gli scontri di classe) e finalizzata a illustrare le aberrazioni dell'apparato poliziesco e del potere. La complessa struttura a flashback consente di delinare sempre meglio la personalità contorta e reazionaria del protagonista, e soprattutto il difficile rapporto con l'amante. In un certo senso progenitrice di tanti poliziotteschi incentrati su funzionari e poliziotti con turbe patologiche, la pellicola vinse l'Oscar come miglior film straniero e il Grand Prix della Giuria a Cannes: applaudita alla sua uscita, è stata in seguito ridimensionata da alcuni critici (come il Mereghetti) perché "attribuisce ai rappresentanti del potere un'eccessiva coscienza (ancorché negativa) del proprio ruolo e della propria funzione". Notevole comunque la prova di Volontè, che interpreta (con un forte accento siciliano) un personaggio rigido e fragile allo stesso tempo, il cui senso di onnipotenza sconfina nella pazzia, paladino della repressione e dell'autoritarismo ma anche immaturo, sessualmente represso (uccide l'amante perché questa si prendeva gioco del suo infantilismo) e fondamentalmente ancorato alle sue radici di piccolo borghese. Per gran parte della vicenda la sua figura è enigmatica e contraddittoria, divisa fra il desiderio di essere scoperto e quello di farla franca. Dopo un pre-finale onirico (con la grottesca caricatura di un processo/interrogatorio, al termine del quale il protagonista è "costretto a confessare la propria innocenza"), il finale autentico è comunque lasciato in sospeso, mentre sullo schermo compare una citazione di Frank Kafka: "Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano". Oltre allo scrittore ceco, i punti di riferimento dello sceneggiatore Ugo Pirro (con il quale Petri collaborerà in altri tre film: "A ciascuno il suo", "La classe operaia va in paradiso" e "La proprietà non è più un furto"; tutti, tranne l'ultimo, con Volontè come protagonista) sembrano essere Brecht e Dostoevskij. L'originale colonna sonora, ricca di contaminazioni sonore, è di Ennio Morricone.

8 commenti:

Fabio ha detto...

Le tre stelle se le merita tutte e forse anche di più.

Personalmente credo che alcuni film politici degli anni 70 siano sopravvissuti ai loro anni, alle loro ideologie, sfuggendo persino alle originali intenzioni degli autori.
La lettura di queste opere all'epoca era obbligata: manifesti contro la polizia, contro la stampa, contro le armi. Queste sfere negative sono tuttavia ritratte con notevole profondità, e oggi uno spettatore post-ideologico può recuperare quel lato di umano e persino di giusto nei "mostri" di film come questo, come il Giocattolo, come Sbatti il mostro in prima pagina.

Forse non tutti saranno d'accordo, ma questo è per me un grande complimento destinato a queste opere. Erano opere inconsapevolmente aperte, problematiche.

Christian ha detto...

Era la prima volta che lo vedevo (anzi, a dirla tutta, la prima volta che vedevo un film di Petri). Finora ho un po' snobbato il cinema politico-sociale italiano degli anni '70, anche perché credevo che fosse troppo legato a quell'epoca e che pertanto, visto oggi, risultasse un po' datato. Invece in questo caso sono rimasto piacevolmente sorpreso: il film conserva tutta la sua forza!

Giuliano ha detto...

Il finale è Pirandello purissimo, e Salvo Randone (uno degli attori che Petri voleva sempre avere) è stato un grandissimo attore pirandelliano.
Il film più duro e difficile di Petri è Todo Modo, quello più spettacolare è A ciascuno il suo, entrambi da romanzi di Sciascia.
Su La classe operaia bisognerebbe fare un discorso molto lungo...

Massimo Volpe ha detto...

Personalmente ho grande nostalgia per questo tipo di cinema, non per motivi ideologici, ma perchè scaturiva da una generazione di cineasti che sapevano raccontare la storia quotidiana con chiarezza e coraggio, senza fare ricorso a improbabili e interminabili serie di poliziotti, carabinieri e amenità simili. Credo fosse cinema con alto senso civico e il fatto che ancora oggi si guardino certe pellicole, seppur sepolte , dimostra che il risultato, almeno in parte ,lo hanno raggiunto.
In particolare questa credo sia una delle più significative di quel periodo.

Christian ha detto...

Giuliano: Prima o poi conto di vederli!

Missile: Pienamente d'accordo. Poi, certo, c'era anche chi si "accodava" al filone per sfruttarne la notorietà a fini puramente commerciali, ma in quegli anni in Italia c'erano tantissimi registi e sceneggiatori capaci di coniugare l'impegno sociale con la qualità dell'intrattenimento, cineasti che oggi (a parte poche eccezioni) purtroppo mancano.

Fabrizio ha detto...

Petri è stato un grande! Forse quello che meglio è riuscito a descrivere una certa Italia e le tensioni sociali di quegli anni, non ricorrendo alla cronaca ma virando sul grottesco e sulla farsa.
Trovo che INDAGINE sia un capolavoro assoluto e con una cura dei particolari quasi maniacale.
Per gli amanti delle curiosità: 1)Petri è il poliziotto che dorme durante il discorso di insediamento di Volontè 2)La città di provenienza di Volontè non viene mai citata, anche se il suo personaggio ha un accento meridionale, ma usando il fermo immagine si può notare che la laurea è stata conseguita presso l'Università di Messina.

Christian ha detto...

Come ho scritto, era la prima volta che vedevo il suo cinema e ora ho intenzione di approfondirlo. Sicuramente prima o poi rivedrò anche questo film!

Grazie per le curiosità: in effetti l'accento di Volonté è spudoratamente siciliano. Ma mi pare che nemmeno il nome del personaggio venga mai citato durante il film, vero?

Fabrizio ha detto...

esatto.