13 gennaio 2011

Hereafter (Clint Eastwood, 2010)

Hereafter (id.)
di Clint Eastwood – USA 2010
con Matt Damon, Cécile De France
***

Visto al cinema Arcobaleno, con Hiromi.

Un sensitivo di San Francisco, in grado di comunicare con i defunti attraverso i loro familiari, vorrebbe smettere di usare la propria capacità perché la sente più come una condanna che un dono. Una giornalista televisiva francese, scampata a un catastrofico tsunami durante il quale ha intravisto l'aldilà mentre si trovava fra la vita e la morte, sceglie di raccontare la propria esperienza in un libro. Un bambino londinese, in seguito alla scomparsa del fratello gemello in un incidente stradale, cerca disperatamente un modo per rimettersi in contatto con lui. Le tre storie scorrono in parallelo, e solo nel finale (in maniera un po' debole, a dire il vero) finiscono per intrecciarsi. Non so se Clint Eastwood o l'autore della sceneggiatura, Peter Morgan, credano davvero nell'esistenza dell'aldilà o nella possibilità di comunicare con i defunti: ma non importa, perché in realtà il film – che poggia su ottime interpretazioni e su una regia solida e asciutta, come da tempo ci ha abituato il grande Clint – è apprezzabile anche da chi è scettico su questi argomenti, visto che è più interessato a parlare della vita terrena dei suoi personaggi (l'obiettivo, per tutti e tre, è ricominciare a vivere) che non della cosiddetta "vita dopo la morte". Eastwood, anzi, è abile a non lasciarsi prendere la mano dal soggetto: non siamo di fronte né a un'apologia delle convinzioni irrazionali sul soprannaturale (numerosi ciarlatani vengono messi alla berlina, sono assenti – per fortuna – implicazioni religiose, e il messaggio finale è quello di "andare avanti" nel mondo reale e di staccarsi da coloro che se ne sono andati) né a un banale thriller sui fantasmi nel filone de "Il sesto senso" (che qualcuno aveva evocato prima dell'inizio delle riprese). Ho apprezzato come alcuni eventi recenti e drammatici (lo tsunami nell'Oceano Indiano del 2004, gli attentati terroristici nella metropolitana di Londra) siano stati inglobati nella trama in maniera funzionale e senza alcuna forzatura. Davvero impressionante, in ogni caso, la sequenza iniziale dello tsunami (girata alle Hawaii), con l'ondata che sembra trascinare via anche la macchina da presa, e ottimi i momenti di cinema che riguardano i due bambini. A tratti il mood del film è molto europeo, più che americano, soprattutto nei segmenti francesi. Bravi Matt Damon e i piccoli Frank e George McLaren, deliziosa Cécile de France. In piccole parti ci sono anche Bryce Dallas Howard (la ragazza con cui George frequenta un corso di cucina italiana) e Derek Jacobi (che interpreta sé stesso mentre legge un brano di Dickens). La colonna sonora (dello stesso Eastwood, che realizza le musiche dei suoi film proprio come Carpenter!) saccheggia ampiamente – soprattutto per le scene ambientate a Londra – l'Adagio del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Il personaggio interpretato da Matt Damon è un appassionato lettore di Charles Dickens (a Londra ne va a visitare anche l'abitazione): non un caso, visto che l'opera più famosa dello scrittore inglese, il "Canto di Natale", ha proprio a che fare con spiriti e fantasmi.

13 commenti:

Massimo Volpe ha detto...

Bene, finalmente un commento positivo sul film ! Il leggere solo giudizi negativi o , quando va bene, pieni di distinguo, mi aveva fatto storcere il naso.
Appena lo vedo ti farò sapere.

Marisa ha detto...

Devo ammettere che avevo qualche pregiudizio, ma che il vecchio Clint mi ha emozionato e conquistato. Come dici tu è più un film sulla vita che sulla morte; certo la vita attraversata dalla morte e l'impossibilità di far finta di niente, dopo un grande trauma.
Niente atmosfere new age o false spiritualità. Siamo liberi di continuare ad avere le nostre opinioni, ma è indubbio che il confine tra la vita e la morte pone un grande punto interrogativo.

Christian ha detto...

Missile: in realtà il film qualche difettuccio ce l'ha (l'intensità non è certo ai livelli di "Million dollar baby", per esempio), ma sono difetti che per me sono ampiamente compensati dai pregi (formalmente, e parlo di regia e di recitazione, è ineccepibile). Più universale e di più ampio respiro di "Gran Torino", l'ho apprezzato per come ha saputo evitare i rischi che un argomento del genere avrebbe provocato in mano a uno Spielberg o a uno Shyamalan.

Marisa: esatto, il film non ti "costringe" a credere nell'aldilà, puoi considerare tutto come una metafora. L'insegnamento è: ricomincia a vivere, senza far finta che non sia successo nulla (la giornalista non riesce a riprendere il suo lavoro come nulla fosse) ma anche senza rimanere intrappolato nel passato (il bambino impara a cavarsela da solo, senza il gemello).

persogiàdisuo ha detto...

Abile nell'evitare la deriva new age e un'interpretazione religiosa, è vero, ma è un Eastwood decisamente più debole rispetto ai suoi ultimi due film.

Christian ha detto...

Non saprei. "Invictus" non l'ho visto, ma non mi sembrava così interessante. E "Gran Torino" (qui vado controcorrente, lo so) a me non ha fatto questa grande impressione.

Luciano ha detto...

Molto interessante la tua recensione di un film che in generale è stato apprezzato meno delle altre sue opere. Quando finalmente potrò vederlo terrò conto delle tue indicazioni.

Christian ha detto...

Secondo me, quello che a molti non è andato giù è il tema trattato (l'aldilà). Poi, riconosco anch'io che il modo in cui le diverse storie vengono cucite insieme lascia un po' a desiderare, ma il film ha tanti buoni momenti che da soli valgono la visione.

Massimo Volpe ha detto...

E' un film onesto, senza lode e senza infamia; concordo su quanto dici riguardo all'avere evitato certi trappoloni come l'eccesso di spiritualismo o di pseudoscientificità; però, al di là di una storia che come il precedente Invictus, mette da parte la figura del personaggio solitario spesso sconfitto, siamo molto lontani dalle opere più valide di Clint.

Christian ha detto...

Che non sia all'altezza delle sue cose migliori, concordo. E devo anche ammettere che, a distanza di qualche giorno dalla visione, il film comincia un po' a scemare (non escludo di "aggiustare" il voto, prima o poi). Però ci ho trovato comunque qualcosa di diverso da una pellicola americana media degli ultimi tempi, un impeto sincero e appassionato nell'affrontare il tema trattato.

Marisa ha detto...

Ritorno su questo film perché invece per me è cresciuto l'interesse. Dietro l'impostazione ad effetto (i lampi che partono quando il sensitivo tocca il cliente) mi sembra di vedere una lettura tuttaltro che spiritualistica. E' solo il contatto anche fisico che permette di captare non il defunto che comunica, ma l'inconscio del vivo che è presente. Si tratta cioè di "empatia" e non di presunti fenomeni paranormali. L'empatia, al contrario, è una facoltà molto istintuale, che gli animali hanno ancora molto sviluppata e consente loro una comunicazione sorprendentemente precisa, ma che noi abbiamo perso a vantaggio della comunicazione verbale logica. Più evolviamo più ci allontaniamo da quelle capacità "arcaiche" che i primitivi ancora possedevano e che ora ci sembrano soprannaturali.
In alcuni individui queste possibilità arcaiche riemergono, soprattutto se le nuove acquisizioni sono indebolite da una malattia psichica (come nel caso del protagonista del film) e permettono di captare il mondo emotivo dell'altro. Praticamente quindi tutto è nella mente di chi ci sta davanti, ma non lo sa e il sensitivo capta e ritrasmette in parole.

Christian ha detto...

Quello che dici forse può spiegare perché il film sia piaciuto anche a chi, come me, nel paranormale non ci crede affatto... In effetti se la mettiamo in termini di "empatia" (o di istintività animale) tutto acquista una dimensione diversa. In ogni caso, è curiosamente un film sottovalutato proprio dai fan di Clint Eastwood.

Marisa ha detto...

Che si tratti di empatia, capacità di cogliere lo stato profondo ed emotivo di chi sta davanti e non di comunicazione paranormale con l'aldilà è, secondo me, evidenziato e rinforzato dalla sequela di errori fatti da quelli che invece si proclamano capaci di sentire le presenze ultraterrene e che si rivelano solo dei ciarlatani, naturalmente.

Christian ha detto...

Forse però, allora, senza quelle brevi scene "flash" delle figure avvolte dal bianco, il film sarebbe stato più efficace.