18 dicembre 2010

Hollywood Party (Blake Edwards, 1968)

Hollywood Party (The Party)
di Blake Edwards – USA 1968
con Peter Sellers, Claudine Longet
***1/2

Rivisto in DVD, con Marisa.

Qualche giorno fa è scomparso Blake Edwards, re della commedia brillante e irriverente: per ricordarlo mi sono rivisto un suo esilarante classico, una delle numerose collaborazioni con il grande Peter Sellers (da lui lanciato anche nella serie della "Pantera Rosa").

Invitato per errore a un party organizzato nella propria villa hollywoodiana dallo stesso produttore del costosissimo film (una sorta di remake di "Gunga Din") le cui riprese ha appena mandato all'aria con la sua dabbenaggine, l'imbranato attore di origine indiana Hrundi V. Bakshi provocherà disastri a non finire anche nel corso della serata, seminando caos e distruzione nella lussuosa casa e fra gli ospiti. Il personaggio si iscrive nel classico filone comico degli elementi involontariamente perturbatori della quiete all'interno di un establishment più o meno serioso (come sarà anche l'ispettore Closeau interpretato dallo stesso Sellers o, in tempi più recenti, Mr. Bean). Ma attenzione: l'inaccorto Bakshi non è semplicemente una causa di guai che nascono dal nulla, semmai catalizza e innesca quei germi della distruzione che sono già presenti negli ambienti che visita, proprio come faceva Monsieur Hulot (con i film di Jacques Tati ci sono moltissime cose in comune). La villa dove si svolge la festa, infatti, non è certo un luogo perfetto (molti arredi sono malfunzionanti di per sé, senza alcun bisogno dell'intervento di Bakshi), così come non lo sono i suoi proprietari ("La sua signora è caduta nella piscina!" – "Salvate i gioielli!"), la servitù (spicca, su tutti, il cameriere che si ubriaca bevendo i drink che dovrebbe servire agli ospiti) e gli stessi invitati (compresa la figlia dei padroni di casa, che a un certo punto irrompe al party con i suoi giovani amici "contestatori" – siamo nel 1968! – e un elefantino dipinto con slogan e simboli hippie). Gran parte della comicità deriva dallo sviluppo lentissimo ed estenuante delle gag (proprio la lentezza del ritmo può rendere forse il film poco appealing per chi è abituato alla comicità odierna, dai tempi ben più rapidi). Il ridicolo nasce infatti dall'esasperato accumularsi del tempo necessario a concludere una situazione: tre celebri esempi sono dati dalla scena iniziale in cui Bakshi, sul set del film, rifiuta di morire e continua a suonare (sempre peggio) la sua tromba; da quella dove cerca disperatamente di trattenere la pipì mentre la graziosa Claudine Longet canta un'interminabile e melliflua canzone ("Nothing to lose"); e dalla magistrale sequenza della carta igienica nel bagno che non finisce più di srotolarsi. Il film stesso non è che una lunga serie di esilaranti gag e di sketch che si succedono senza soluzione di continuità, spesso con un notevole grado di improvvisazione (Edwards ha dichiarato che si è trattato della sceneggiatura più breve su cui ha mai lavorato), fino alle estreme conseguenze. Tornando al parallelo con Jacques Tati, è indubbio come i lavori del comico francese (soprattutto "Mio zio" e "Play time") siano stati una costante fonte di ispirazione per la pellicola: lo ricordano la struttura narrativa (un elemento "puro" che si introduce in un ambiente fasullo e chiuso in sé stesso); la commistione di linguaggi e di nazionalità dei vari personaggi; l'interazione surreale e comica (ma con tempi calcolatissimi) con i vari arredi e oggetti; la satira contro le "comodità" moderne e tecnologiche, qui evidente nelle gag con la pulsantiera elettronica che controlla il mobilio e i pavimenti mobili; la confusione che monta in un crescendo irresistibile; per non parlare del personaggio femminile "innocente", la graziosa ragazza francese di cui alla fine Bakshi conquista la simpatia. E anche la bizzarra automobile con cui il protagonista arriva alla festa ricorda quella de "Le vacanze di Monsieur Hulot".

7 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, è un film che continua a crescere dentro, quando ormai si pensa di liquidarlo perchè semplice divertimento e non-sense.
In un mondo convenzionale e autoreferente qualcosa irrompe e sconvolge gli schemi, rivelando la fragilità e il ridicolo dietro la pretesa "rispettabilità". E' tutto così magistrale che sarebbe da passare fotogramma per fotogramma.
In chiave leggera, ma non per questo banale, la figura di Peter Sellers rievoca la figura mitologica del "Trikster", il buffone divino o Hermes, il Briccone che continuamente sconvolge e ridicolizza i piani troppo irrigiditi degli uomini e smaschera le loro ipocrisie.
Bellissimo, tra le tante situazioni, il ripetuto confronto con la virilità narcisistica,ostentata e di maniera, dell'attore cowboy.

Giuliano ha detto...

ottimo il paragone con Tati: cinque minuti di Tati (come accedeva anche con Fellini) sono stati fonte di ispirazione per un milione di film, e ancora oggi si continua a saccheggiare, magari senza nemmeno saperlo. Qui, però, c'è Peter Sellers con Blake Edwards, giù il cappello e applausi.

Christian ha detto...

Marisa:
È davvero un film che offre molto di più che semplici risate (come capita sempre con i grandi comici, da Chaplin a Keaton, dai fratelli Marx a Tati, per l'appunto).

Giuliano:
Infatti, Sellers ed Edwards prendono spunto da Tati per il meccanismo generale del film, però poi ci aggiungono molto di loro: già il fatto di aver reso indù il protagonista, per esempio, è geniale (lo rende ancora più "estraneo" al mondo dorato di Hollywood e e gli dona una patina di innocenza e di trasparenza rispetto agli altri personaggi).

MonsierVerdoux ha detto...

Giusto omaggio al grande Blake Edwards, anche io pensavo di rivedere questo capolavoro senza tempo pe ricordare così il grande maestro scomparso....

Christian ha detto...

Io ero indeciso se rivedere questo o "Victor Victoria", un altro capolavoro: poi alla fine mi sono deciso per il mitico Sellers...

marco c. ha detto...

Sbaglio o gli hai affibbiato una 1/2 stella ex post? Cmq pollice verso: il genere comico rimane minore. Ciao e buone feste.

PS: so già che mi dirai che ci sono eccellenti film commedia d'autore, ma quando penso a "capolavori" non mi viene certo in mente P.Sellers o compagnia varia...

Christian ha detto...

Ti dirò, generalmente anch'io preferisco i film drammatici alle commedie. Però ci sono fior fiore di capolavori anche in questo campo.
Basti pensare ai film di Chaplin, Keaton, i fratelli Marx, Lubitsch, Wilder, Tati, i Monty Python... O, se vuoi singoli titoli, a "The Blues Brothers", "Frankenstein Junior", "A qualcuno piace caldo"...