24 novembre 2010

Bokassa (Werner Herzog, 1990)

Bokassa - Echi da un regno oscuro
(Echos aus einem düsteren Reich)
di Werner Herzog – Francia/Germania 1990
**1/2

Visto in DVD, in originale con sottotitoli.

Jean-Bédel Bokassa, eccentrico e megalomane dittatore della Repubblica Centrafricana fra il 1966 e il 1979, a un certo punto proclamatosi addirittura imperatore e accusato dai nemici di praticare il cannibalismo, era ovviamente il protagonista ideale per uno dei documentari di Herzog sulla grandiosità della follia umana. Alternando immagini di repertorio (come quelle della sontuosa e costosissima cerimonia di incoronazione in stile napoleonico, "un'operetta messa in scena per sé stesso", accompagnate dalle note del medesimo trio di Schubert che figura nella colonna sonora di "Barry Lindon") a una serie di interviste realizzate dal giornalista Michael Goldsmith a diversi personaggi legati a vario titolo a Bokassa (alcune ex mogli del dittatore – che ne avrebbe avuto in tutto 17, con oltre 50 figli –, i suoi avvocati, i rivali politici), il regista tedesco realizza un interessante reportage su una delle più bizzarre figure storiche del ventesimo secolo. Lo stesso Goldsmith aveva già avuto a che fare con l'imperatore: accusato di essere una spia (perché un suo articolo, trasmesso con un telex difettoso, era diventato così illeggibile da far credere agli operatori che fosse un messaggio cifrato in codice!), era stato rinchiuso in prigione, picchiato personalmente da Bokassa e minacciato di essere messo a morte. Come sempre Herzog ha la grande capacità di unire al racconto storico (di per sé arricchito da curiosità e aneddoti impagabili, come la storia della "falsa figlia" vietnamita) piccoli squarci, immagini e suggestioni che valgono più di mille parole: la visita all'ex reggia del sovrano, con i bambini che si aggirano fra saloni disadorni e statue abbattute; le immagini dei granchi di mare che escono dalle acque e che invadono la terra, ricoprendo il mondo intero (un sogno dello stesso Goldsmith); e la sequenza conclusiva dello scimpanzé in gabbia che fuma una sigaretta. Quanto a Bokassa, dopo essere stato deposto si era rifugiato in Francia nel castello di Hadricourt, dove è vissuto in esilio fino al 1986, quando ha scelto volontariamente di tornare in patria nonostante fosse stato condannato a morte in contumacia. Dopo un nuovo processo, ricevette l'ergastolo e morì in prigione nel 1996, non senza essersi reso protagonista di altre farneticazioni e manie di grandezza (come quella di ritenersi "il tredicesimo apostolo"). Herzog avrebbe voluto intervistare anche lui, ma prima di poterlo fare la troupe venne espulsa dal paese: il dittatore compare così soltanto in immagini di repertorio (comprese quelle del secondo processo). Il documentario, per una volta privo della consueta voce narrante di Herzog, è aperto da un intervento del regista che si dichiara preoccupato per la sorte di Goldsmith, disperso durante la guerra civile in Liberia (il giornalista sarebbe morto poco dopo l'uscita del film).

4 commenti:

Spinoza ha detto...

Dopo gli anni 90 Herzog sembra dare il suo meglio col documentario... questo è bello, e non è uno dei suoi migliori secondo me

Christian ha detto...

D'accordo su tutto. Negli ultimi decenni Herzog ha fatto documentari magnifici ("Apocalisse nel deserto", "Grizzly man"). Questo è comunque interessante.

Giuliano ha detto...

Forse non è bello, ma è notevolissimo e importante: pochi hanno parlato di queste cose.
A me sono piaciute parecchie cose, la figura di Goldsmith per esempio: mi ha ricordato un po' Enzo Biagi, persona mite ed elegante.
E sono impressionanti la sequenza finale (con lo scimpanzé dello zoo di Bokassa, che fuma come un uomo) e la sequenza del lago, con le interviste ai pescatori.
Sembra più un Chris Marker che un Herzog, forse...

Christian ha detto...

Già, infatti io per esempio non sapevo quasi nulla di Bokassa: il film mi ha anche spinto a informarmi un po' su questo incredibile personaggio.
La scena dello scimpanzé è davvero impressionante: apparentemente non c'entra nulla con il tema trattato, ma Herzog è un grande anche perché sa rendere significative queste divagazioni.