29 ottobre 2010

L'angelo del male (Jean Renoir, 1938)

L'angelo del male (La bête humaine)
di Jean Renoir – Francia 1938
con Jean Gabin, Simone Simon
***1/2

Visto in DVD.

Il macchinista ferroviario Jacques Lantier soffre di occasionali e incontrollabili impulsi omicidi, forse per una tara ereditaria ("Sembra che io debba pagare per gli altri. I padri, i nonni che bevevano. Ho nel sangue generazioni e generazioni di ubriachi"). E proprio per il timore di far del male a qualcuno non ha voluto mai sposarsi e di fatto "convive" con la sua locomotiva (che chiama con un nome di donna, Lisa), a bordo della quale percorre la tratta fra Parigi e Le Havre insieme all'inseparabile fuochista Pecqueux. Quando conosce Séverine, giovane e bella moglie del vicecapostazione Roubaud, se ne innamora immediatamente. Ma la donna gli chiede di uccidere il suo gelosissimo marito, che la tiene legata a lui e che l'ha resa complice dell'omicidio di un suo precedente amante, un delitto di cui proprio Lantier è l'unico testimone... Adattando un romanzo di Émile Zola (all'inizio della pellicola vengono mostrate anche una foto e una citazione dello scrittore), Renoir realizza un torbido noir ad alta tensione che precorre molti archetipi del genere e che scava nelle zone d'ombra di personaggi vittime e carnefici al tempo stesso, immersi in una società marcia (si pensi al ricco e rispettato Grandmorin, l'anziano padrino di Séverine con un debole per le ragazzine) e dominata da gelosie, interessi, tradimenti, violenza e cinismo, un mondo dove l'amore puro sembra impossibile. I pregi tecnici del film vanno di pari passo con quelli contenutistici: la fotografia in bianco e nero avvolge i personaggi come l'ambientazione proletaria e il vapore che fuoriesce dalle locomotive, mentre il montaggio secco e la colonna sonora essenziale li accompagnano nel loro cammino verso la perdizione, la passione e il rimorso. Ottimi gli interpreti: Fernand Ledoux (Robaud) era un membro della Comédie Française; Gabin (in un ruolo che aveva fortemente voluto, essendo lui stesso figlio di un conduttore di treni) si mostra fragile, tormentato e in balia del proprio destino; e la seducente Simon, femme fatale ante litteram, quattro anni prima de "Il bacio della pantera" sembra già profondamente "felina": nella prima scena in cui appare tiene in braccio un gatto bianco, appena prima di baciare Lantier accenna a dargli un morso, e a suo proposito Pecqueux commenta "Certe donne sono come i gatti, non gli piace bagnarsi i piedi". Renoir stesso interpreta la parte di Cabuche, il cantoniere che viene ingiustamente accusato dell'omicidio di Grandmorin. Il film si apre con una lunga e celebre sequenza, impressionante per l'epoca, che mostra la soggettiva di un treno in corsa, lanciato a tutta velocità nei tunnel e sui binari. L'immagine del treno si sposa perfettamente con il determinismo che permea il romanzo di Zola (Lantier fa parte della famiglia dei Rougon-Macquart, protagonista di un suo ciclo di romanzi sul tema dell'ereditarietà): è impossibile deviare dal percorso segnato dalle rotaie, se non con la scelta radicale di gettarsi giù dal treno in corsa. La pellicola ha influenzato, fra gli altri, Luchino Visconti ("Ossessione") e soprattutto Fritz Lang ("La bestia umana", praticamente un remake).

2 commenti:

MonsierVerdoux ha detto...

Grande Renoir, questo non l'ho visto, però recentemente ho visto la sua personale versione di Jeckyll e Hyde, e cioè Il testamento del mostro, davvero molto bello, te lo consiglio (sempre se non l'hai già visto):

http://www.ilpiaceredegliocchi.splinder.com/tag/cinema+renoir

Christian ha detto...

Grazie del suggerimento... "Il testamento del mostro" non l'ho ancora visto ma prima o poi lo farò di sicuro! Fra l'altro, ad occhio sembra avere parecchie cose (l'analisi del male e della sua connaturazione all'animo umano) in comune con questo "La bête humaine".