20 ottobre 2010

Il monaco (Paul Hunter, 2003)

Il monaco (Bulletproof Monk) di Paul Hunter – USA 2003 con Chow Yun-fat, Seann William Scott *1/2

Visto in DVD, con Hiromi.

Nel 1943 un monastero tibetano viene attaccato da un drappello di soldati nazisti, in cerca di una magica pergamena che permetterebbe di "riplasmare" il mondo a proprio piacimento. Prima di morire, l'anziano monaco che la custodiva la affida al suo allievo, che grazie al suo potere non invecchierà nei successivi sessant'anni. Ai giorni nostri, in una moderna città americana, il monaco senza nome diventerà a sua volta il mentore di un giovane ladruncolo che compie i suoi furti nei tunnel della metropolitana. Insieme, i due dovranno vedersela con il vecchio comandante nazista, che non ha ancora rinunciato al suo obiettivo. Mediocre e scontata pellicola d'azione, tratta da un fumetto, che soffre soprattutto per la banale caratterizzazione dei personaggi, pieni di cliché (il monaco misterioso e campione di arti marziali, il ladruncolo dal cuore d'oro, la bad girl in fondo buona, per non parlare del cattivo nazista che sembra uscito da "Hellboy"), e a cui non basta un Chow Yun-fat poco in parte (la scena in cui impugna due pistole sembra giusto un contentino per i fan) per raggiungere la sufficienza. Fra i pochi spunti curiosi, il ladro che ha imparato il kung fu grazie al suo lavoro come proiezionista in un cinema specializzato in pellicole di Hong Kong.

4 commenti:

Fabio ha detto...

Non me lo ricordavo così malvagio.
Cioè sono veri tutti gli appunti che tu fai, ma come ennesima riproposizione di quegli schemi mi sembrava discretamente riuscita.

Christian ha detto...

Il problema è che sembra tutto già visto, e anche i pochi spunti interessanti non vengono approfonditi. È un film a cui manca 'appeal': non inguardabile, in effetti, ma decisamente superfluo.

Martin ha detto...

Alla luce di alcune discussioni che abbiamo avuto recentemente il discorso sul "già visto" diventa intrigante.
Vedo che anche tu a volte lo trovi insopportabile e/o inutile mentre altre volte lo consideri un fatto assolutamente positivo.
Quindi cosa fa della ripetizione di un prototipo un pregio piuttosto che un difetto?
La nostra personale sintonia con il modello?
O è qualcosa di assolutamente casuale?

Christian ha detto...

No, positivo non lo considero mai!
Semmai posso dire che in certi casi l'originalità non è un fattore importante o che influisce in maniera significativa sul giudizio, perché le qualità del film sono altre (per esempio di natura estetica o formali).
Per chiarirci: due film di arti marziali (o di zombie!) possono raccontare la stessa storia, ma uno può essere bello e l'altro no, mi sembra evidente. Solo se un film non ha qualità proprie allora la mancanza di originalità della trama diventa un difetto.