25 settembre 2010

Venezia e Locarno 2010 - conclusioni

Quest'anno la rassegna mi ha decisamente soddisfatto, rivelandosi senza dubbio migliore di quella di Cannes: su 16 film visti (assai meno che in passato, comunque), ne ho trovato davvero brutto soltanto uno, quello della Breillat, mentre anche alcuni che alla prima visione non mi avevano entusiasmato troppo (come i lungometraggi di De la Iglesia e Monte Hellman) mi sono comunque cresciuti nei giorni successivi. Quanto al resto, pur in assenza di autentici capolavori (che ormai nel cinema odierno sono sempre più rari, per non dire inesistenti), ci sono state parecchie pellicole di ottimo livello. I divertenti "Potiche" di Ozon, "13 Assassins" di Miike e "Surviving life" di Švankmajer non hanno deluso le aspettative, mentre fra le sorprese in positivo ci metto i cinesi "Winter vacation" (che ha vinto a Locarno) e "The ditch" (benché assai duro e difficile da digerire). Anche gli angoscianti "Essential killing" di Skolimowski e "Cold fish" di Sono meritavano la visione, così come i due italiani Mazzacurati e Bellocchio. Alla luce di tutto questo, le perplessità sul Leone d'Oro assegnato a "Somewhere" di Sofia Coppola sono cresciute: per la cronaca, in base a ciò che ho visto il premio l'avrei dato a "Post mortem" del cileno Larraín (peraltro un film che non conquista facilmente lo spettatore e che è lontano anni luce dai gusti e dal cinema del direttore della giuria, Quentin Tarantino), del quale cercherò ora di recuperare il precedente "Tony Manero".

4 commenti:

Martin ha detto...

Eppure, alla luce delle sue passioni cinematografiche e degli stessi suoi film, avrei giurato che non ci fosse nulla di più lontano dai gusti di Tarantino del film della Coppola.
Che abbiamo preso tutti una cantonata o che si tratti invece dell'ennesima provocazione del regista americano?

Christian ha detto...

Anche quando era stato presidente della giuria a Cannes, Tarantino aveva un po' spiazzato tutti attribuendo il massimo premio a "Fahrenheit 9/11" di Michael Moore (e in concorso c'erano, fra gli altri, "Old boy", "2046" e "Nobody knows"!).

Secondo me, non ha voluto "esagerare" premiando un film troppo tarantiniano (come poteva essere quello di De la Iglesia, cui comunque ha riservato il secondo premio, o quello di Miike), ma naturalmente non era nelle sue corde nemmeno premiare un film "ostico" o troppo impegnativo. E così ha scelto un film che è sì intimistico e riflessivo ma anche abbastanza diretto e facile da capire (per non dire superficiale). Tutto questo tenendo anche conto che in giuria non era solo, e che quindi avranno pesato anche i giudizi degli altri (compreso Salvatores).

Martin ha detto...

Non per ricominciare con la solita discussione ma da quel che ho letto in giro mi pare che anzi, proprio al contrario, siano davvero in pochi coloro che hanno "capito" davvero Somewhere.
Gli altri si sono appunto fermati alla "superficie", a ciò che appare evidente, senza quindi cogliere l'anima del film.
E da quel che ho letto delle motivazioni di Tarantino pare proprio che lui e la giuria qualcosa in più dei critici professionisti abbiano colto.
Pare proprio che siano stati questi ultimi i più aspri contestatori del verdetto finale e proprio loro i più caldi estimatori di Post Mortem.
Se ci fosse un "premio della Critica" si sarebbe potuto accontentare tutti.
Da parte mia, apprezzando con riserva Somewhere e non avendo visto il film cileno, non posso certo sbilanciarmi su meriti e classifiche.

Massimo Volpe ha detto...

Bella rassegna, c'era qualche titolo diverso rispetto a quella di roma ( dove mancavano quelli cui tenevo maggiormente): un po' tutti vanno ripetendo che non c'erano capolavori ma svariati buoni film.
Riguardo a Tarantino, quando il secondo giorno dichiarò pubblicamente che non avrebbe favorito i "suoi amici" ho capito che non avrebbero vinto di sicuro nè Miike, nè Tsui Hark, e nè De La Iglesia, sinceramente avrei scommesso su Post mortem :)