14 settembre 2010

Ogni cosa è illuminata (L. Schreiber, 2005)

Ogni cosa è illuminata (Everything is illuminated)
di Liev Schreiber – USA 2005
con Elijah Wood, Eugene Hutz
**1/2

Rivisto in DVD con Giovanni, Rachele, Ilaria e Giuseppe.

Dal romanzo semi-autobiografico di Jonathan Safran Foer (che non ho letto: ma mi dicono che il film ne adatti solo una parte), Schreiber realizza un toccante racconto sul passato e sulla memoria, condito – soprattutto nella prima parte – da squarci di umorismo surreale, paesaggi, personaggi e musiche che sembrano uscite da una pellicola di Emir Kusturica. Il protagonista Jonathan (un ottimo Elijah Wood), ebreo americano di terza generazione, è un "collezionista": custodisce gelosamente oggetti di ogni tipo appartenuti ai suoi parenti, nel tentativo di conservare il ricordo delle loro vite. Incuriosito da un ciondolo e da una fotografia, si reca in Ucraina in cerca del villaggio da dove suo nonno era fuggito nel 1942 per approdare in America: spera così di trovare la donna, ritratta nella foto, che lo avrebbe salvato dai nazisti. A fargli da guida e da inteprete in un paese che gli è del tutto estraneo sarà il giovane Alex (Eugene Hutz dei Gogol Bordello), appassionato di cultura americana pop e "voce narrante" del film con il suo linguaggio sgrammaticato e divertentissimo, affiancato dal burbero nonno antisemita (che crede di essere cieco, anche se questo non gli impedisce di fare l'autista) e dalla cagnolina Sammy Davis Junior Junior. I tre uomini e il cane (ogni riferimento a Jerome K. Jerome è naturalmente casuale) si addentreranno a bordo di una Trabant azzurra – e non senza difficoltà – in un'Ucraina vasta e labirintica, fra le rovine delle centrali nucleari sovietiche e i fertilissimi campi di grano e di girasoli che la rendevano "il granaio dell'URSS", fino a riportare alla luce (la metafora dell'illuminazione pervade tutta la pellicola, a cominciare dal titolo) il proprio passato e quello delle rispettive famiglie. Ma proprio l'importanza del passato, così pervadente, tarpa un po' le ali al film nella seconda parte: personalmente preferisco storie e personaggi che guardano più al futuro, anche se mi rendo conto che si tratti di temi importanti per la cultura ebraica, che ritiene fondamentale non dimenticare le tragedie dell'olocausto. Schreiber, più noto come attore, esordisce qui come regista e come sceneggiatore. Magnifica la colonna sonora di Paul Cantelon, che include anche brani di diversi gruppi russi ska e punk (compresi gli stessi Gogol Bordello, che compaiono anche sullo schermo nella scena alla stazione). Da notare, a Odessa, un'inquadratura della famosa scalinata della "Corazzata Potëmkin".

4 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, riportare alla luce un certo passato e ristabilire la verità è fondamentale anche per il futuro, e in questo film sono soprattutto i giovani che ne escono cambiati. Bellissimo il rapporto complementare tra il timido e complessato Jonathan e il dinoccolato ed assurdo Alex. Anche il nonno viene "illuminato",(simbolica la sua presunta cecità) segno che rimuovere il passato non fa bene a nessuno.
Eccellente opera prima.
Molto sensata la scelta di rappresentare solo una metà del libro perchè sono parti realmente diverse tra di loro, come fossero due libri in uno.

Christian ha detto...

Il rapporto fra Jonathan (o "Jonfen", come lo chiama l'amico ) e Alex è davvero uno dei punti di forza del film.
Quanto all'adattamento del libro, non avendolo letto non sono in grado di giudicare: però sono convinto che ogni film vada valutato, se possibile, per conto proprio e per quanto sa creare di autonomo rispetto al materiale di partenza. Una copia carbone del libro sarebbe stata del tutto inutile. In questo caso, bastano già gli scenari e la musica a farlo considerare un buon film!

Monsier Verdoux ha detto...

film molto bello, rimasi sorpreso da questa ottima prova come regista di schreiber...

Christian ha detto...

Infatti, come regista se l'è cavata piuttosto bene!