1 luglio 2010

Flippaut (Allan Arkush, 1983)

Flippaut (Get crazy)
di Allan Arkush – USA 1983
con Daniel Stern, Malcolm McDowell
**1/2

Rivisto in VHS, con Giovanni e Rachele.

Quando si tratta di film comico-surreal-demenziali semisconosciuti, ognuno ha i propri cult da citare e da far conoscere agli amici: fra i miei, al fianco di numerose pellicole asiatiche (i giapponesi e gli hongkonghesi sono veri maestri del genere) e di titoli come "Quattro delitti in allegria", "Motorama" e la saga di "Bill & Ted", figura questo "Flippaut", che può contare su una dissacrante vena musical-lisergica (camp, scorretta e non convenzionale, all'insegna del cocktail sesso, droga & rock'n'roll) e su gag che sembrano uscire da un cartone animato (in particolare, dalla serie animata di "Lamù"). L'impresario Max Wolfe (Allen Goorwitz/Garfield), proprietario dello storico Saturn Theater, sta organizzando un grande concerto per la notte di capodanno del 1983: ma il perfido e megalomane discografico Colin Beverly (Ed Begley jr.), con l'aiuto dell'infido Sammy, nipote di Max, intende sabotare la serata. Mentre il giovane e inesperto direttore di scena Neil (Daniel Stern) cerca a fatica di tenere la situazione sotto controllo, sul palco si esibiscono musicisti come King Blues (Bill Henderson), leggendario bluesman di colore che si fa accompagnare da un'improbabile "jews band"; Nada (Lori Eastside) e il suo variopinto gruppo tutto al femminile, fatta eccezione per "la bestia Piggy" (Lee Ving); il vanesio e tormentato Reggie Wankers (uno straordinario Malcolm McDowell che parodizza Mick Jagger), in crisi d'ispirazione e di sentimenti; l'anziano e flippato Capitan Nuvola (Howard Kaylan), che crede di essere ancora nel 1968; e il problematico cantautore autorecluso Auden (un Lou Reed che gioca a fare il Bob Dylan). E in platea si scatena la folla, fra danze, pogate, spinelli, costumi di ogni tipo, in un'atmosfera resa incandescente anche dalla misteriosa presenza di Electric Larry, il "pusher di salvataggio", presenza arcana e aliena che interviene nei momenti più (o meno) opportuni con il suo carico di droghe, acidi e anfetamine. Oltre che con la satira del mondo musicale (rock, punk, blues, folk, pop), questa scatenata commedia sorprende continuamente con inaspettati sketch visivi, come i "viaggi mentali" di Neil, innamorato a prima vista della bella Willy (Gail Edwards), che si vede trasportato con lei nella giungla o all'epoca dell'inquisizione, con tanto di scritta in sovrimpressione "Boy meets girl"; con un ricchissimo cast di personaggi minori (da Susie, sorella minore di Neil, che fugge di casa per assistere al suo primo concerto; all'imbranato e magrolino Joey, addetto alle quinte che riesce a conquistare la contessa Chantamina, amante di Reggie; dal pompiere iperattivo interpretato dal trekkiano Robert Picardo; al batterista di Reggie, John Densmore dei Doors); e infine con gag che compensano la qualità altalenante con la quantità (il funerale dei ciechi, Auden che girovaga in taxi per tutto il film, Reggie che dialoga con il suo pene, lo squalo nei bagni degli uomini). Se molte trovate (in particolare quelle legate ai personaggi di Sammy e di Colin Beverly), come dicevo, sembrano sembrano uscire da un cartone animato, a un certo punto un cartoon viene davvero mostrato sullo schermo: è "The sunshine makers", del 1935, che ben si sposa con l'atmosfera partecipativa, hippy e lisergica del concerto. Fra le canzoni spiccano "Hoochie Coochie Man", interpretata con stili diversi da quasi tutti i performer, e "Hot Shot", cantata prima con energia e poi in maniera straziante da Malcolm McDowell in persona (ma tutti i brani sono eseguiti dagli attori stessi). Il Saturn Theater è ispirato al leggendario Fillmore East di New York, nel quale il regista Allan Arkush aveva lavorato da giovane.

2 commenti:

Martin ha detto...

Di questa scoperta me ne prendo il "merito" io, ovviamente un cult anche per me.
C'è chi lo definisce "il più divertente dei film sconoscuti" e sono sicuro che anche tu possa abbastanza condividerla...

Christian ha detto...

È giusto, Martin, a Cesare quel che è di Cesare: sei tu che me lo hai fatto vedere la prima volta!