13 giugno 2010

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

La nostra vita
di Daniele Luchetti – Italia 2010
con Elio Germano, Raoul Bova
*1/2

Visto al cinema Apollo (rassegna di Cannes).

Capocantiere edile rimasto vedovo dopo che la moglie è morta di parto dando alla luce il suo terzo figlio, Claudio si getta a capofitto nel lavoro in cerca di soldi per dare ai figli "tutto quello che ci manca e che non abbiamo mai avuto". Ricattando il responsabile dei lavori con la minaccia di rivelare che un guardiano notturno rumeno è morto cadendo nella tromba di un ascensore (una denuncia alla polizia o la scoperta del corpo, che è stato occultato, farebbero bloccare i lavori per mesi), ottiene il lucroso incarico di edificare una palazzina per conto proprio. Ma il compito rischia di rivelarsi superiore alle sue forze e il denaro per pagare gli operai comincia subito a scarseggiare. Nel frattempo, in preda ai sensi di colpa, si prende a cuore le sorti della famiglia del guardiano morto, frequentandone la compagna e assumendo il figlio come operaio. Troppa carne al fuoco per un film che accosta temi su temi, individuali (l'incapacità di elaborare il lutto; i rapporti familiari; la redenzione attraverso i sensi di colpa: ma i Dardenne avevano trattato l'argomento con ben maggior efficacia ne "La promesse") e sociali (uno sguardo cinico sul mondo dell'edilizia, con cantieri che si reggono sul lavoro in nero "perché siamo gente per bene"; la tirannia del denaro) senza fonderli tra loro in modo convincente e passando dall'uno all'altro con spudorata nonchalance, al punto da chiedersi se c'era davvero bisogno della morte della moglie per dare l'avvio alla vicenda. E non mancano dettagli e personaggi inutili (il fratello timido, interpretato da Raoul Bova) o sopra le righe (il trafficone paralitico, un Luca Zingaretti poco riconoscibile). La caratterizzazione del protagonista non è certo un esempio di coerenza, anzi è piena di contraddizioni e di cambi di personalità. Fra scene azzeccate e altre insopportabili (su tutte il canto a squarciagola al funerale), la pellicola non rinuncia al lieto fine e al buonismo (con tutti i parenti disposti ad aiutare il protagonista) e francamente offre ben poco a parte le buone interpretazioni degli attori, Germano (premiato a Cannes) in testa. Come al solito certi film italiani andrebbero doppiati perché, fra inflessioni dialettali e suono in presa diretta, buona parte dei dialoghi risulta inintellegibile.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho visto il film ma spero che Germano si sia calmato rispetto a tutta una serie di performance (da Nessuna pietà per gil eroi ad il mattino ha l'oro in bocca tanto per citarne alcune) molto al di sopra delle righe e da una serie di film che ne avevano ridimensionato le prospettive...soprattutto che abbia perso l'ossesione per il De Niro di Mean Streets sistematicamente replicato nelle opere di cui sopra....
nickoftime

Christian ha detto...

Purtroppo in alcune scene ci incappa ancora... quella in cui canta Vasco Rossi al funerale è tremenda. E il ghigno alla De Niro è spesso presente. Ma nel complesso è bravo.

Fabrizio ha detto...

Io ho molto apprezzato la descrizione dei "cottimisti di Frosinone" e più in generale la descrizione del mondo dell'edilizia.

Massimo Volpe ha detto...

Onestamente questo film mi lasciava un po'sospetto e la lettura di questa tua recensione non fa altro che accrescerlo. Chiaro che lo vedrò, ma il tuo è già il terzo o quarto giudizio non proprio lusinghiero che ascolto.

Christian ha detto...

Filippo: Infatti forse è la parte più interessante. Ma ci azzecca poco con la morte della moglie e con tutto il resto.

Missile: Anche in questo caso, verrò poi a leggere cosa ne pensi!

Marisa ha detto...

Proprio niente di speciale, anzi un pò irritante per il sottinteso invito ad identificarsi con la furberia truffaldina di un italiano proletario( utilizzando la simpatia di Elio Germano).
Di vero e di tragico non è la "nostra vita", ma quella degli immigrati sfruttati lasciati morire...
Siamo ben lontani dall'impegno sociale di Ken Loach.

Christian ha detto...

Sì, niente di speciale. A dire il vero non ci ho visto un particolare invito a identificarsi con Elio Germano, ma resta il fatto che il personaggio è caratterizzato in maniera troppo ambivalente: in certi momenti buono e sensibile, in altri cinico e menefreghista.