26 aprile 2010

Mosca non crede alle lacrime (V. Menshov, 1979)

Mosca non crede alle lacrime (Moskva slezam ne verit)
di Vladimir Menshov – URSS 1979
con Vera Alentova, Irina Muravyova
***1/2

Visto in divx, con Marisa.

Nel 1958 la studentessa Katya viene abbandonata da Rudolf, che l'ha messa incinta, quando questi scopre che si tratta soltanto di un'operaia che abita in un pensionato femminile e non della figlia di uno stimato professore universitario come lei, sobillata dall'intrigante amica Ludmilla, gli aveva fatto credere. Vent'anni dopo Katya, che ha fatto carriera diventando una dirigente nella stessa fabbrica dove lavorava e nel frattempo ha cresciuto da sola la figlia Alexandra, trova finalmente l'amore nel meccanico Gosha, incontrato casualmente sul treno, ma rischia di perdere anche lui per il motivo opposto: Gosha, "vero uomo", non sopporta infatti l'idea che la moglie guadagni più di lui. Appassionante affresco storico-sociale tutto al femminile (oltre alle vicende di Katya vengono seguite quelle delle sue amiche Ludmilla e Tonya), il film di Menshov mette a confronto due diverse epoche e affronta, con un tono leggero ma tutt'altro che superficiale o accondiscendente, temi "scomodi" come l'aborto, le ragazze madri, l'alcolismo (con la triste parabola del giocatore di hockey), il tentativo di coniugare la vita privata e il lavoro nell'apparato statale, le difficoltà nell'instaurare relazioni sentimentali (esilarante la scena dell'agenzia di incontri per single) e in generale la condizione della donna e il rapporto fra i sessi nella Russia sovietica. Al personaggio di Katya, che attraverso le avversità della vita cresce e acquisisce consapevolezza dei propri sentimenti, passando dall'ingenuità alla maturazione, fanno da contraltare quelli che invece non imparano dai propri errori e che pertanto ritroviamo immutati a distanza di vent'anni: Rudolf, rimasto un operatore televisivo, sempre convinto che la televisione soppianterà ogni altra forma di comunicazione (e che ripete le stesse cose nel 1958 come nel 1978); Ludmilla, alla continua ricerca dell'uomo perfetto, pronta a ogni sotterfugio pur di sedurre uomini ricchi e intelligenti ma incapace di trovare il vero amore; e Tonya, semplice e senza ambizioni, che si accontenta di una famiglia normale ma che nonostante tutto trascorre un'esistenza felice. Diviso in due parti nettamente contrapposte e ambientate nei due diversi momenti storici (non mancano paralleli e riferimenti incrociati: nella seconda metà, per esempio, Alexandra ripete frasi che erano state dette da sua madre Katya nella prima), è un film divertente, vivace e commovente, ricco di sviluppi inaspettati e di colpi di scena, che nel finale si colora anche di un umorismo alla Kaurismäki (vedi il personaggio di Gosha, "maschilista" simpatico e dai modi spicci, interpretato dallo stesso Aleksey Batalov che vent'anni prima era stato il coprotagonista di "Quando volano le cicogne"). La pellicola vinse l'Oscar come miglior film straniero e, pare, fu vista più volte da Ronald Reagan prima dei suoi incontri con Mikhail Gorbaciov nel tentativo di comprendere meglio lo "spirito russo". L'attrice protagonista (ottima, come il resto del cast) era la moglie del regista.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Un film simpatico, leggero, ma con intelligenti aperture ai problemi attuali, non solo russi. I tre atteggiamenti "femminili" tratteggiati dalle tre amiche sono ancora le tre possibili soluzioni, anche se quella di Tonya, che vediamo soddisfatta e serena e che una volta era la più ovvia e "normale" (sposare l'uomo della propria estrazione sociale, volergli bene e fare figli tirandoli poi su con amore e costante attenzione al bene di tutta la famiglia), è diventata la scelta sempre più rara, mentre l'atteggiamento di Ludmilla, sempre alla caccia della sistemazione attraverso un matrimonio con l'uomo ricco e di successo sembra che vada molto di moda. Katya, pur nella durezza della sua vita, è quella che evolve veramente ed impara dagli errori. La vita alla fine la premia e ne siamo felici.

Christian ha detto...

A me è piaciuto proprio per la costruzione dei personaggi e per come ci viene mostrata l'evoluzione (o il ristagno) delle loro vite. I toni sono leggeri e da commedia, nonostante una punta di melodramma nel finale della prima parte, ma il film riesce a coinvolgere e a farci affezionare ai personaggi, a Katya su tutti. Una piacevole sorpresa!