9 aprile 2010

L'avversario (Nicole Garcia, 2002)

L'avversario (L'adversaire)
di Nicole Garcia – Francia/Svizzera 2002
con Daniel Auteuil, Géraldine Pailhas
***

Rivisto in divx alla Fogona, con Eva e Marisa.

"C'è qualcosa di peggio che essere scoperti: non esserlo". Ispirato alla tragica storia vera di Jean-Claude Romand, che per oltre quindici anni riuscì a ingannare la famiglia e gli amici fingendo di essere un medico e un ricercatore impiegato a Ginevra presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità, "L'avversario" è un film terribile e angosciante. Auteuil interpreta Jean-Marc Faure, un personaggio la cui intera vita è una colossale menzogna, un crescendo di bugie cominciato quando all'Università aveva mentito sul fatto di aver superato un esame e che poi si è ampliato come una valanga, fino al punto di non ritorno: ormai integrato in una comunità che lo ammira e lo rispetta per la sua posizione, e con una famiglia che pretende un tenore di vita adeguato, non può più rivelare di essere in realtà un impostore e persino disoccupato. Abita in una tranquilla cittadina di montagna francese, al confine con la Svizzera: ogni mattina esce di casa fingendo di andare al lavoro, ma in realtà trascorre le giornate senza far nulla; a volte simula addirittura viaggi internazionali per recarsi a conferenze e dibattiti scientifici, tornando poi con regali "comprati in aeroporto" per la moglie e le figlie. Il suo "successo professionale" è visto con orgoglio soprattutto dai genitori, anziani contadini il cui conto in banca, da lui gestito e continuamente saccheggiato, è una delle sue principali fonte di sostentamento: un'altra sono i risparmi che parenti, amici e conoscenti gli affidano affinché lui li investa per conto loro, denaro che naturalmente non riavranno mai indietro. Ma pian piano la finzione inizia a farsi insostenibile, il castello di inganni sembra sul punto di crollare e anche la moglie comincia ad avere qualche dubbio. Dapprima Jean-Marc cercherà di costruirsi finalmente qualcosa di "reale", imbastendo una relazione clandestina a distanza con un'amica (interpretata da Emmanuelle Devos); ma poi, messo con le spalle al muro, non gli resterà che la scelta più radicale. L'ambientazione (l'Alta Savoia), la recitazione (ottimo, come sempre, Auteuil), la regia misurata e la fotografia algida contribuiscono allo sviluppo di un film lento e freddo (forse anche troppo), che descrive bene la perenne sospensione di un'esistenza virtuale e una situazione senza sbocco. Anche la destrutturazione cronologica della vicenda, con ampio uso di flashback e di una "confessione" in video girata ma poi non usata da Jean-Marc, è efficace. Dalla stessa vicenda, ma prendendosi maggiori libertà, Laurent Cantet aveva tratto l'anno prima un altro film, "A tempo pieno".

4 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, è talmente angosciante che io avevo rimosso il punto di partenza. Me lo ricordavo come un film sulla disoccupazione: uno stimato professionista che, per cause imprecisate, perde il posto di lavoro e non ha il coraggio di dirlo alla moglie e a tutto l'entourage. Ma la realtà supera la fantasia e ci troviamo di fronte ad una delle tragedie più assurde ed angoscianti della pur complessa e paradossale psiche umana. La regia fredda e distaccata è forse l'unico modo per non lacsiarsi ulteriormente travolgere da tanto circolo vizioso.

Christian ha detto...

Potrei sbagliarmi, ma mi pare che l'altro film ispirato a questa vicenda (“A tempo pieno”, che non ho ancora visto) racconti effettivamente di un uomo che viene licenziato e che non lo dice a nessuno, continuando a far finta di lavorare. Questo, invece, è ancora più tremendo quando si scopre come è fedele alla storia vera. Qui (http://jc.romand.free.fr/) c'è un sito in francese che ripercorre tutta la storia di Jean-Claude Romand.

Fabrizio ha detto...

Angosciante, soffocante. Regia distaccata e fredda. Grande musica di A. badalamenti.

Marisa ha detto...

Vorrei aggiunere una considerazione sul titolo, anche se può essere intuitivo che "l'avversario "si rifericse al protagonista stesso, pur non essendo mai esplicitato. Il vero nemico è infatti lui stesso, ma qui le due parti della personalità, a differenza di quello che avviene in Stevenson con il dott.Jekill e Mr.Hyde in cui la scissione è del tutto inconscia e le due parti agiscono una all'insaputa dell'altra, sono costantemente e rigorosamente sotto la regia dell'io e il disturbo psichico è al di sotto, nel gravissimo problema narcisistico che impedisce di affrontare la frustrazione iniziale e di superarla.