30 aprile 2010

Agora (Alejandro Amenábar, 2009)

Agora (id.)
di Alejandro Amenábar – Spagna 2009
con Rachel Weisz, Max Minghella
***1/2

Visto al cinema Eliseo, con Paola.

Ipazia, filosofa, matematica e astronoma greca vissuta ad Alessandria d'Egitto a cavallo fra il quarto e il quinto secolo dopo Cristo, è stata una delle prime scienziate della storia, forse la più grande dell'antichità, unica donna ammessa a insegnare nel museo di Alessandria (l'istituto che conteneva la famosa biblioteca) nonché celebre vittima del fanatismo religioso: venne infatti uccisa dalla folla cristiana, sobillata dal vescovo Cirillo, che la accusava di empietà e stregoneria e che non tollerava la sua influenza su personaggi come il prefetto della città, Oreste, che era stato suo studente. Secondo alcuni storici, la sua morte può essere considerata come il simbolo della fine dell'era classica. Il film-kolossal di Amenábar, intenso e coinvolgente nonostante alcuni passaggi un po' didascalici e "didattici", come quelli in cui Ipazia illustra le sue teorie sulla gravità e il sistema solare (dove, prendendosi alcune "licenze poetiche", necessarie – benché improbabili – per mostrarne la genialità, il regista immagina che l'astronoma avesse anticipato le scoperte di Keplero sulle orbite ellittiche e gli esperimenti di Galileo sulla caduta dei gravi), ne ripercorre la tragica vicenda per condannare il fanatismo religioso e mettere in luce l'insensatezza dei conflitti umani grazie anche alle immagini che "ridimensionano" la Terra, immersa in un universo vasto e indifferente e osservata dall'alto e con distacco. Mentre l'impero romano va sfaldandosi e il cristianesimo si impone come nuovo culto universale, proprio coloro che erano perseguitati fino a pochi anni prima si trasformano in persecutori: guidati da Cirillo, i "parabolani" (come venivano chiamati) si scagliano contro i vecchi simboli pagani e quel che resta della cultura classica, distruggendo la celebre biblioteca e giustificando ogni violenza in nome di Dio. Ma il film non si limita a mostrare il conflitto fra le religioni (cristiani contro pagani prima e contro ebrei poi) o quello fra religione e scienza (Ipazia spiega il suo rifiuto di convertirsi con l'esigenza di mettere sempre tutto in discussione, senza credere ciecamente a "ciò che è scritto"), ma si sofferma anche su quelli fra uomini e donne e fra schiavi e uomini liberi. Ipazia, che è odiata da Cirillo non solo per la sua influenza su Oreste ma anche in quanto donna che – secondo le scritture – non ha diritto di parola, diventa così un simbolo della libertà di pensiero e di espressione. Amenábar ne fa una martire laica, ma la dota anche di un profondo umanesimo (predica fra i suoi studenti la fratellanza e l'uguaglianza), benché per dedicarsi completamente alla scienza si ritiri dal mondo e rinunci alla propria femminilità, rifiutando sia l'amore di Oreste (che, convertitosi più per convenienza che per fede, tenta inutilmente di proteggerla) sia quello del giovane schiavo Davo (che abbraccia il cristianesimo perché gli porta la libertà). Molto bella la ricostruzione della città di Alessandria, punto d'incontro fra varie culture (greca, egiziana, romana, ebraica e cristiana) e ribollente di tensioni religiose, sociali e politiche. L'élite culturale di cui fa parte Ipazia non si rende conto dei cambiamenti in atto ("Da quando ci sono tutti questi cristiani?") se non quando è troppo tardi. A lungo si era temuto che il film non uscisse in Italia, visto che – nonostante i precedenti successi del regista ("The others", "Mare dentro") – nessun distributore sembrava interessato a portarlo nelle sale. Immancabili sono sorte polemiche e voci su un presunto "veto" della Chiesa e degli ambienti cattolici: ma gli appelli su internet hanno dato i loro frutti, e la pubblicità intorno al film ne ha aumentato la notorietà, con molti intellettuali (come Umberto Eco) che ne hanno decantato le lodi. Naturalmente non sono mancati i detrattori: ma coloro che lo accusano a scatola chiusa, dimostrandosi come sempre "più papisti del papa", non hanno capito che la denuncia di Amenábar non è diretta contro la religione o il cristianesimo in sé, ma contro la loro degenerazione nel fondamentalismo che porta a tradire e a rinnegare proprio quei valori di cui si dicono portatori.

28 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

ottima recensione, condivido in pieno!

Giuliano ha detto...

ho sempre una gran diffidenza verso i film biografici...
ricordando e prendendo a paragone Montaldo (Giordano Bruno con Volonté) e Rosi (Il caso Mattei, sempre Volonté), e pochi altri, mi dai un parere?

Massimo Volpe ha detto...

Esattissime le tue ultime parole Christian : è la difesa ad oltranza della laicità del pensiero e del sapere.
L'indubbio impianto da kolossal in questo caso è un valore aggiunto ad un film che fa della rigorosità storica la sua arma migliore.
Le gesta valide o nefaste dell'uomo non fermeranno mai il moto perpetuo degi corpi celesti, come ben rappresentato dalle immagini del pianeta Terra riprese dallo spazio.

Missile

Christian ha detto...

Marco: Grazie, ne sono contento! ^^

Giuliano: A me invece di solito le biografie piacciono (per esempio i film di Milos Forman, come "Amadeus", "Larry Flint" e "Man on the moon", ma anche tutto il filone sui sovrani). Questa è un po' sui generis, perché in realtà non ci viene mostrata tutta la vita di Ipazia ma solo gli anni finali, quelli che coincidono con la presa di potere dei cristiani ad Alessandria. È un film ben bilanciato fra gli eventi storici e sociali, legati a un preciso momento storico che è sempre stato poco trattato sullo schermo, e le riflessioni culturali (su scienza e religione) che invece sono ancora attuali e potrebbero benissimo essere contestualizzate al giorno d'oggi.
I due film che citi purtroppo non li ho ancora visti, mi dispiace...

Missile: hai perfettamente ragione, l'impianto da kolossal (comunque con una cura nella ricostruzione storica che era assente nei classici peplum), oltre a dimostrare che per parlare di certi argomenti non è obbligatorio realizzare un film "palloso" o comunque apprezzabile solo da un pubblico ristretto, fa risaltare ancora di più la portata di un passaggio importante come la fine della cultura classica e l'inizio dell'egemonia cristiana nel mondo antico. Un film molto buono, che probabilmente crescerà con il tempo. Non vedo l'ora di rivederlo fra qualche mese in dvd!

Marisa ha detto...

L'elogio più grande ad Ipazia viene dal suo allievo Sinesio,( poi passato nei ranghi della Chiesa come Vescovo)dicendo che la filosofia di Ipazia era "uno stile di vita, una costante, religiosa e disciplinata ricerca della verità".
Che una donna possa aver incarnato tale amore per la Bellezza e la Conoscenza e sia stata massacrata proprio per questo mi riempie di amrezza, ma anche di ammirazione.
Quando finalmente smetteremo di uccidere quello che ci richiama alla parte migliore di noi stessi?

Christian ha detto...

Sì, nonostante Ipazia si professi atea, è curioso che Sinesio veda in lei qualità "religiose": in effetti il suo amore per la conoscenza, senza secondi fini, è uno dei tratti più nobili e alti dell'essere umano. Anche per questo motivo (per la scelta cioè del soggetto e per aver portato sotto i riflettori un personaggio poco conosciuto ma la cui storia non bisognerebbe dimenticare) il film di Amenabar è prezioso e secondo me vale anche al di là dei suoi meriti prettamente cinematografici.

Marisa ha detto...

Religio vuol dire legare insieme le cose e quindi un atteggiamento religioso è un modo di vedere che "lega" l'uomo al tutto e quindi una conoscenza che mira ad una visione d'insieme è una visione religiosa ed Ipazia cercava proprio questo. Religioso era anche il suo atteggiamento di considerare gli altri per quello che li univa tra di loro e non per quello che li divideva. Al contrario "diabolico" ( da dia-ballein=dividere) è tutto quello che ci divide e separa.

Marisa ha detto...

Aggiungo ancora una impressione. La magnifica trovata di far vedere ogni tanto la terra ,("Quest'atomo opaco del male", per dirla col poeta)dall'alto, oltre che per ricordarci come tutte le nostre tragedie, ambizioni e relativi fanatismi quando ci attacchiamo ad una "fede assoluta" possano essere ridimensionate da una prospettiva "superiore", al disopra delle singole parziali vedute, mi è sembrata segno della alleanza del regista con Ipazia, la conferma che le sue intuizioni sulla realtà della posizione della terra fossero esatte.
E che impressione vedere i fanatici ignoranti affaccendarsi per distruggere la magnifica biblioteca come tante formichine impazzite!

Christian ha detto...

La scena della devastazione della biblioteca è da brividi, con tutti quei rotoli di pergamena che volano nel cielo (mi ha ricordato una pubblicità della carta igienica!) e poi i diversi roghi visti dall'alto...

Più ci ripenso, più lo trovo davvero un gran film.

Ismaele ha detto...

un altro avrebbe basato il film sul corpo di Rachel-Ipazia martoriato dai cani per giorni, per avvertire gli altri.
grazie ad Alejandro Amenabar, che non ha bisogno di cinema-autopsia per interessare il pubblico!

Christian ha detto...

Certo, non è una "risposta" alla Passione di Cristo di Mel Gibson, per fortuna.

Cotone ha detto...

Film tremendo, dozzinale, aberrante dal punto di vista storico e persino biografico.
Amenabar si è servito di Ipazia come se ne servirono Voltaire e Teisti durante l' Illuminismo (molto peggio di loro, s'intende).
Peraltro, permettimi di puntualizzare che Umberto Eco non ha affatto incensato questo film, sottolineando "l' eccessiva eroicizzazione di Ipazia da parte del mondo laico anticlericale». E ha puntualizzato: «Ipazia non era l'unica filosofa dell'antichità, ce n'erano molte e tante per essere accettate facevano, per così dire, le "escort". In che senso? Frequentavano uomini importanti, disquisendo con loro di filosofia e di matematica. Un'abitudine che oggi si è persa…».
Ora, chiaramente, Eco non sta parlando delle pornai, che erano delle "semplici" prostitute, ma delle Etere, le sole donne che contarono qualcosa nella vita di Atene, per esempio. Archenassa, Laide, che rifiutava i baci del ricco Demostene, ma andava volentieri a letto con il povero Aristippo, perchè si interessava alla sua filosofia. Ma questa è tutta un' altra storia.
Il soggetto era davvero buono, peccato sia stato buttato al mercato dei cenci, esposto solo per approssimazioni e senza slanci. Ne vien fuori davvero un brutto film, uno di quei lavori che invece di stimolare Giudizi creano pericolosi PREGIUDIZI.
E come diceva il mio adorato Balzac: "La verità ha una bocca sola; il pregiudizio mille".
P.S.
L' uscita nelle sale italiane è stata lentina per via dei costi di distribuzione, lo stesso regista ha precisato che non ci sono state ingerenze da parte del Vaticano.
(E lo scrive una che non è per niente papalina).

Cotone ha detto...

Anche il discorso sull' eleganza del regista rispetto al velo posto sullo smembramento del corpo di Ipazia è condivisibile solo con molti limiti.
Perchè, ad esempio, insistere sul cropo nudo di Ipazia, bianco e ancora bello come quello di una adolescente, quando la filosofa aveva di sicuro più di 40 anni al momento della morte? (per intenderci: in quell' epoca le donne sulle quarantina nemmeno avevano i denti in bocca).
Questa non è classe, non è raffinata scelta narrativa, ma puro espediente pittorico.
Un film piatto e senza slanci, in cui la storia, gli eventi e persino l' essenza delle cose sono state piegate per forza di intenti.

Christian ha detto...

Non so che dire: per me questo è stato forse il miglior film in un annata (mi riferisco al 2009, l'anno di produzione) di relativa mediocrità. Riconosco che la forma sia per certi versi "hollywoodiana" e poco attenta alla realtà storica (ma questo vale per il 99,9% per cento delle pellicole ambientate nel passato) – anche se non mi pare certo "dozzinale" come dici tu – ma a dargli valore sono i contenuti (cioè l'elogio della scienza e della conoscenza, e la denuncia dei pericoli del fanatismo e dell'integralismo religioso) e le emozioni che essi suscitano. Che Ipazia non fosse l'unica filosofa dell'antichità, o che fosse scura e brutta anziché bianca e bella, perdonami, sarebbero difetti in un saggio storico o biografico, ma non certo in un film che può e anzi deve piegare i dettagli alle esigenze o alla volontà autoriale del regista. Poi può piacere o meno, ma non stiamo parlando di un documentario. Altrimenti anche "Amadeus" andrebbe stroncato per come presenta Salieri.

Sul veto del Vaticano, anch'io ho precisato che fosse solo "presunto".

Quanto a Eco, cito testualmente da Repubblica:
«Il film», avverte Eco, «è bellissimo, a dispetto di numerose licenze e anacronismi»
Che è quello che penso anch'io.

Cotone ha detto...

Scrivi così:
"l'elogio della scienza e della conoscenza, e la denuncia dei pericoli del fanatismo e dell'integralismo religioso".
Grazie mille per avermi ricordato il messaggio che questo film SMACCATAMENTE tiene in piedi dall' inizio alla fine.
Permettimi di dirti che la tua considerazione sul fare un "documentario" non è pertinente; non mi sembra di essere andata a scovare così sottilmente le bagattelle del film: ho detto (perchè lo credo fortemente) che gli eventi siano stati piegati per fprza di intenti, per puro asservimento ideologico.
Il paragone col bellissimo film di Forman mi lascia un tantino inebetita invece.
Le dichiarazioni di Eco a me sembrano molto più temperate di quanto tu non faccia credere nella tua recensione. Devo ammettere, però, che un pochino mi mette a disagio l' idea che l' autore di un capolavoro assoluto abbia elogiato un lavoro del genere.
Vedi, non è questione di anacronismi. Se in film occorre ricordare che Persino l' evento topico del film (la distruzione della biblioteca) non è avvenuta in quel modo, ma in successivi raid, allora abbiamo il dovere di esercitare davvero uno SPIRITO CRITICO (come suggerisce Ipazia) e farci qualche domanda su tutto quel che resta.

Christian ha detto...

Il messaggio del film è quello, c'è poco da dire. È la ragione d'essere della pellicola, il suo vero valore, il motivo per cui Amenabar lo ha girato: non si può ignorare quando se ne parla.

Quanto al resto, per me "piegare gli eventi storici per forza d'intenti" non è assolutamente né una colpa né un difetto, anzi è perfettamente lecito (e spesso addirittura auspicabile) in un'opera di finzione. È riguardo a questo che facevo la contrapposizione con un documentario, che va invece giudicato secondo tutt'altri criteri. Il paragone con Forman nasce dal fatto che ho sentito molti attaccare "Amadeus" con le tue stesse parole: la storia non è andata in quel modo, gli eventi sono stati piegati, ecc.

Infine: Eco ha detto che il film è "bellissimo". Se non è elogiarlo, questo! ^^

Cotone ha detto...

1) I parabolani non erano certo un esempio di predicatori cristiani, ma un vero e proprio Corpo armato.
2) Ammonio non morì colpito da una pietra, ma subì un REGOLARE PROCESSO. Oreste lo fece letteralmente TORTURARE FINO ALLA MORTE. Così la debàcle si concluse senza nessun verdetto. L' Imputato non arrivò alla sentenza. (Non ti suggerisce niente il fatto che proprio questo episodio sia stato alterato così significativamente? Oreste nel disegno di Amenabar è un Alessandrino dotato di cultura, temperamento e arguzia, le sole cose che lo spingono a "dichiararsi" cristiano).
3)L' idea che Ipazia avesse intuito le teorizzazioni di Keplero con così largo anticipo e "senza l' uso del cannocchiale" (cit.Eco) è pura buffoneria.
4) La realtà storica è che di Ipazia non resta un solo scritto, le sue tre biografie sono minute e -purtroppo- non le sono sopravvissuti proseliti in grado di spiegarne la grandezza filosofica.
5) Gli espedienti narrativi con cui il regista lascia intuire alla sua eroina quelle eccezionali scoperte scientifiche sono degni del più collaudato mise en scene di Angela Leinsbury. Addirittura, nel secondo caso, lo schiavo Aspasio dice per caso un parola e TAC! Ipazia Indovina l' impossibile. E' questo che io trovo "dozzinale" e non sentirti piccato se scrivo così.
6) Il bel notturno con Ipazia distesa, mollemente riversa a bere del vino insieme ad Oreste, è il tripudio dell' involontariamente comico.
7) E questa è la cosa che detesto davvero:
Ma tu hai capito chi erano questi cristiani?
Hai capito quanta terra, quanta pena avevano attraversato questi popoli del nord per arrivare A PIEDI ad Alessandria? Quanti di loro erano morti, quanti avevano sofferto, penato, confortato la miseria dei propri cari?
I cristiani di Alessandria non erano quella sorta di esercito armato di Croci che Amenabar propone nel film.
Ma relitti, uomini poveri, emigrati in una città incredibilmente civile, ma non tanto da DELEGGITTIMARE LA SCHIAVITù, non tanto da permettere a TUTTO il suo popolo di prender (civilmente) parte alla vita politica della città. A proposito: se tu avessi un' idea dei lavori di Tucidide e del significato altissimo che quel mondo dava alla sua Agorà saresti infastidito quanto me.
Vedi, questo popolo costretto a vivere solo ai margini della grande Alessandria, a fare i lavori più umili, gli stracciaroli e raccoglitori di letami, questo popolo frustrato non avendo una cultura fece DEL CRISTIANESIMO LA SUA.
E guarda che per cultura non intendo una letteratura e una tradizione scientifica, ma quello che comunemente chiamiamo l' IDENTITà DI UN POPOLO (così difficile da conquistare se non si ha un confine geografico, un territorio).
E' in questo clima che quei "poveracci" (passamelo) si armarono di religione.
Tutte le violente rivolte passano attraverso il silenzio e altrettante violente sofferenze.
In più, fargli repetere più o meno vistosamente il "Gott mit Uns" della Wehrmacht nazista mi è sembrato davvero un colpo basso.

Cotone ha detto...

Occore sembre capire le ragioni degli eventi, più che gli eventi stessi, se poi questi ultimi vengono modificati per convenienza, esercitare un SPIRITO CRITICO (motto del film) diventa davvero difficile.
E questo aspetto, la creazione per paradosso di un pregiudio, che mi fa definire questo lavoro di Amenabar "terribile", perchè è pericoloso.
Sempre, nella storia, popolazioni più colte e raffinate sono state messe alla berlina da popoli assai più barbari. Ricorderai quello che successe ai greci per opera dei romani, poi ai romani per via dei goti e via con processioni illustri.
Prima o poi, quelli che portano le catene covano nel silenzio una rivoluzione.
E questo è un dato storico, non una considerazione.
In più, in tutti i poteri verticali (e il mondo religioso è uno di questi, specie quando si mischia col "temporale", come avvenne all' epoca con l' inmpero) i fili vengono retti da chi sta in cima alla piramide, non da chi è in basso a portarla sulle spalle.
Popolista come affermazione, ma tant'è.

Cotone ha detto...

Vabbè, ho scritto tanto. Non voglio più "spammare" il tuo blog.
Di sicuro ho sbagliato a scrivere il nome della Signora in giallo:)
Ti saluto e ti auguro buoni pensieri.
E' sempre difficile pensare bene, pensare meglio.

Christian ha detto...

Probabilmente avresti voluto un altro film, magari girato da un altro regista e con un altro sceneggiatore. Desiderio lecito, che rispetto anche se non condivido, anche perché dubito che qualcuno avrebbe scelto come tema la storia di Ipazia se non avesse voluto veicolare queste stesse idee.

Sull'irrilevanza dei dettagli storici sai già come la penso (e il punto sui cristiani equivale un po' a criticare "Ombre rosse" o altri western classici per come descrivono gli indiani), ma quanto alle intuizioni scientifiche di Ipazia anch'io, come ho scritto nel post, le ritengo improbabili e forzate.

Ciao e a presto! ^^

Cotone ha detto...

Non sono dettagli storici, ma Sostanza storica.
Un "dettaglio" è -per definizione- un PICCOLO particolare, non un fatto sostanziale, ossia in grado di incidere notevolmente sulla tela intera.
Saluti.

marco c. ha detto...

cotone è davvero preparato! mi avete invogliato a vederlo. anche il dibattito serve.

marco c. ha detto...

mi è sembrato un po' troppo patinato. forse esagero però alcune sequenze erano stereotipate. pensa ad esempio a quando muore e fissa l'oculo del soffitto e coglie la verità delle orbite celesti..mah! già visto.

poi ma non ho capito il messaggio. dice che la ricerca deve essere libera dalle religioni in generale o dalla Chiesa in particolare? c'è possibilità di coesistenza tra cristianesimo e scienza? sono confuso. ma sei sicuro che se la prenda solo con cirillo? anche l'altro vescovo (ex allievo di ipazia) ci fà una magrissima figura verso la fine quando cerca la sottomissione di oreste.

gli preferisco ancora il didattico e rosselliniano galileo della cavani ispirato al testo di Brecht.

cmq ti sei tirato addosso l'ira di una parabolana..attento a te ipazio!

Christian ha detto...

la ricerca deve essere libera dalle religioni in generale o dalla Chiesa in particolare?
Deve essere libera da tutti coloro che ritengono che la verità sia già scritta in un libro. E questo non riguarda solo la scienza, ma anche la politica, la società (vedi il ruolo delle donne) e altro.

c'è possibilità di coesistenza tra cristianesimo e scienza?
Fra i valori cristiani e la scienza, sì: lo dimostra Ipazia stessa, che mette in pratica quei valori (la fratellanza, per esempio) molto più dei parabolani.

Per il resto, sui difetti di forma del film sono d'accordo anch'io. Diciamo che per me viene nobilitato dal soggetto, che mi sta particolarmente a cuore.

Giuliano ha detto...

Ho letto la discussione e mi è piaciuta perché è piena di argomenti da approfondire.
Non ho ancora visto il film, ricordo però "Kaspar Hauser" di Herzog e "Amadeus" di Forman che erano pieni di licenze e di inesattezze (soprattutto Forman) ma che erano anche film magnifici (soprattutto Herzog). Se "Agora" è un film così, mi va bene anche se è impreciso - però ci vorrebbero le note a piè di pagina!
:-)
Un altro film storico magnifico è l'Averroè di Yussef Chahine ("Il destino"). Anche qui, però, avrei gradito qualche nota a margine...

Christian ha detto...

Penso che tutti i film di ambientazione storica o basati su personaggi realmente esistiti, chi più chi meno, si prendano inevitabilmente delle libertà (già a partire dalla scelta degli attori e dalla decisione di quali episodi mostrare e quali no). Resta il fatto che, se sono bei film, possono sempre spingere lo spettatore ad approfondire l'argomento andando a cercare testi più specifici.

Il film di Chahine non l'ho visto (ancora... ^^).

Marisa ha detto...

"Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura"
(Antologia Palatina, IX,4oo)

Pur non essendo un capolavoro e, concordo, anche con qualche patinatura, per me rimane comunque un bel film coraggioso.

Per chi volesse approfondire la figura di Ipazia, oltre numerosi convegni e saggi su di lei (uno anche di Luzi), invito a dare un'occhiata ai lavori di Silvia Ronchey (che io stimo molto per motivi personali), storica, bizantinista, docente all'Università di Siena. Si trovano anche su Google e Wikipedia. Buona lettura!

Christian ha detto...

Grazie delle segnalazioni!