7 marzo 2010

L'isola (Kim Ki-duk, 2000)

L'isola (Seom)
di Kim Ki-duk – Corea del Sud 2000
con Seo Jeong, Kim Yu-seok
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni, in originale con sottotitoli.

Il primo film di Kim Ki-duk ad aver ottenuto una certa notorietà in occidente (venne presentato al Festival di Venezia) gode di un'ambientazione particolarmente suggestiva: un lago dalle acque calme e scure sul quale galleggiano piccole casette a disposizione dei pescatori o di uomini che, per qualche motivo, vogliono nascondersi dalla legge o dalla società. A gestire questa strana riserva di pesca è Hee-jin, una donna muta (o comunque che rifiuta di parlare) che accompagna con la propria barca i clienti fino alle case, li rifornisce di ami e di esche, e procura loro – se lo richiedono – persino compagnia femminile, portando fin lì giovani prostitute o concedendo talvolta anche sé stessa. Fra lei e Hyun-shik, un uomo forse in fuga dopo aver commesso un delitto (come suggerisce la sequenza del suo sogno), nasce un'attrazione che li unirà attraverso la solitudine, l'ossessione, il sesso e il sangue. Rispetto ai film precedenti del regista coreano, con i quali condivide peraltro molti spunti (l'isolamento dei personaggi, che qui è addirittura letterale, con le case galleggianti che simboleggiano l'atomizzazione della società moderna e la difficoltà nell'instaurare rapporti sinceri; l'incomunicabilità e il mutismo; la crudeltà e la violenza; il sesso come sopraffazione; gli scherzi del destino, come nella scena dell'annegamento della giovane prostituta), "L'isola" rappresenta un notevole passo avanti verso un cinema più estremo ed esplicito nella forma e nei contenuti, ma al contempo anche più ricco di metafore e di significati (il lago come l'inconscio, dove nascondere cadaveri e colpe che prima o poi torneranno a galla), e si fa ricordare in maniera indelebile per le numerose scene scioccanti o controverse (come le crudeltà sugli animali: pesci mutilati e poi ributtati in acqua, uccellini annegati, rane scuoiate). La narrazione procede invece in maniera lenta e contemplativa, sullo sfondo di uno scenario dominato dalla natura e dal tempo (vediamo il lago immerso nella nebbia, illuminato dal sole, avvolto dalla notte, spazzato dalla pioggia e dal vento). Al centro di tutto c'è il rapporto fra l'uomo e la donna, vero motore – a volte irrazionale e impulsivo – di ogni azione dei personaggi. Fra Hee-jin e Hyun-shik, figure "anfibie" e sfuggenti, misteriose e senza un passato, sorge una strana affinità che si esplicita nelle due scene parallele in cui entrambi si mutilano con gli ami da pesca (l'uomo infilandoseli in bocca, la donna nella vagina) e si fanno "pescare" con la canna l'uno dall'altra, che poi pazientemente estrae i ganci di metallo (i quali, appoggiati a terra ancora insanguinati, formano un cuore: un'immagine di improvvisa tenerezza che fa il paio con quella in cui la coppia, mentre ridipinge di giallo la casetta galleggiante, incrocia i pennelli come a simulare un bacio appassionato). Anche la scena finale ha un valore simbolico: il cespuglio di canne nel quale l'uomo si nasconde si trasforma nei peli pubici della donna, ritratta nella sua barca semisommersa in un'immagine che ricorda il dipinto "Ophelia" di Millais. Ottima la regia, che con l'aiuto di una fotografia incisiva e multiforme riesce a creare in maniera assai originale un'atmosfera onirica e avvolgente.

7 commenti:

Giuliano ha detto...

Uno shock, ma in positivo. Ormai non ci speravo più, di trovare uno all'altezza dei grandi vecchi...
Duro da guardare (anche durissimo), ma di una bellezza fuori dal comune.

missile ha detto...

Kim Ki-duk al massimo del suo fulgore, quando ci andava giù pesante e senza remore, ma con uno stile strabiliante.
E siccome son convinto che Kim abbia classe da vendere, saprà ritornare di sicuro a questi livelli.
Nei film seguenti si va piano piano addolcendo, pur dirigendo grandi opere, ma questa sua primitiva forza rimane una delle cose più belle che il Cinema ci abbia mai donato.
Lo rivedrò e non mancherò di scriverci sopra.

Missile

Christian ha detto...

Giuliano: Come forse ho già scritto, ricordo di averlo visto per la prima volta poco dopo la sua uscita, quando ancora non conoscevo nulla altro di Kim, e rimasi proprio scioccato, al punto da non capire neanche se mi era piaciuto o meno. Rivedendolo ora non ho più dubbi, è un film bellissimo.

Missile: Condivido ogni tua parola. Forse è il suo miglior film insieme a "Bad guy", un'altra pellicola che alla prima visione mi ha folgorato...

Marisa ha detto...

Terribilmente bello, ma appunto terribile!
La spietatezza sia nei confronti degli animali , degli altri esseri umani che di se stessi non lascia scampo.
Io spero sempre nell'effetto catartico: che prima o poi la capacità che hanno i grandi artisti di metterci sotto gli occhi quello che non vogliamo vedere e soprattutto chiamare con il vero nome ci scuota dal torpore e ci faccia almeno tentare un'inversione di tendenza.
Tutt'altra cosa le isole che emergono dall'oceano di "Solaris" di Tarkovskij...

Christian ha detto...

Capisci ora perché rimpiango "questo" Kim Ki-duk, pieno di forza e di cattiveria, e non posso certo essere soddisfatto dei filmetti senza mordente che fa di recente?

Missile ha detto...

Hai pienamente ragione Christian, quello era un kim animato da forza primordiale e quindi brutale e non faceva nulla per nasconderlo in tutti i suoi film; poi con Primavera estate.... ha cambiato registro creando però ancora tre film magnifici (anche la samaritana e lo splendido ferro3) dotati ancora di una forza visiva dirompente, basi pensare alla casa galleggiante o alle palline e alle mazze da golf che urlano nel silenzio più assoluto; poi alla fine ha ceduto al formalismo puro con lavori sempre più scialbi fino all'ultimo deludentissimo Dream, probabilmente la mia più grande delusione cinematografica degli ultimi anni: basti pensare alle flagellazioni che si procura Odagiri per non cadere al sonno paragonate agli ami che trafiggono de L'isola; questi ultimi arrivano come un tir a folle velocità, quelle fanno quasi ridere.
Sembra di vedere un artista passato dallo Sturm Grand al manierismo più laccato.
Ma siccome la stoffa c'è non dispero e aspetto un rigurgito di quella cattiveria primigenia.

Missile

Christian ha detto...

Trascrivo qui un brano tratto da "Fear and desire" (1953), il primo lungometraggio di Stanley Kubrick:

"Nessun uomo è un'isola? Forse era vero molto tempo fa, prima dell'Era Glaciale. I ghiacciai si sono sciolti e adesso siamo tutti delle isole. Parti di un mondo fatto soltanto di isole."