21 marzo 2010

Kiki's delivery service (H. Miyazaki, 1989)

Kiki - Consegne a domicilio (Majo no takkyubin)
di Hayao Miyazaki – Giappone 1989
animazione tradizionale
***1/2

Rivisto in DVD, con Rachele e Ilaria.

Come tutte le streghe, all'età di tredici anni la piccola Kiki deve abbandonare la propria casa e lasciare la famiglia per stabilirsi in una lontana città con il suo "familiare" (un simpatico gatto nero) e compiere un anno di noviziato, imparando a cavarsela da sola e mettendo a frutto in qualche modo la propria magia. La bambina trova così dimora in una grande città costiera (che Miyazaki ha ideato fondendo insieme scorci di diverse metropoli europee: è possibile riconoscervi per esempio Monaco, Stoccolma, Marsiglia): e visto che l'unica cosa che sa fare è volare sulla sua scopa, decide di fornire agli abitanti un servizio di consegna di pacchi a domicilio. Ospite di una gentile fornaia, che le consente di abitare nel sottotetto in cambio di un aiuto in negozio, la bambina supererà difficoltà e incertezze, si farà degli amici (una pittrice che vive in una baita nel bosco; un ragazzino appassionato di volo; alcune simpatiche clienti) e imparerà a farsi apprezzare dall'intera comunità. Vero e proprio racconto di formazione e "coming-of-age", il quinto lungometraggio di Miyazaki (nonché quello con la gestazione più breve: è apparso un solo anno dopo il precedente, "Il mio vicino Totoro") è uno dei film più "semplicemente" deliziosi del regista giapponese. Ha un tono intimista e realistico (se si eccettua la sequenza finale, quella con il dirigibile, l'unico momento in cui l'azione psicologica si traduce in azione drammatica vera e propria) e, nonostante si parli di streghe e di magia, è probabilmente il suo lavoro maggiormente calato nel concreto e dove c'è meno spazio per i voli pindarici e di fantasia. Non che questo sia un difetto: anzi, l'approccio quotidiano, episodico e minimalista dona un particolare fascino alla pellicola, grazie anche alla consueta cura per i dettagli, allo studio dei personaggi, all'ambientazione retrò, alle magnifiche scenografie e all'animazione morbida. Piacevole anche la colonna sonora di Joe Hisaishi, ricca di sonorità mediterranee. Peccato che nell'edizione italiana (uscita solo in DVD) le due canzoni originali siano state sostituite con quelle – meno belle – della versione americana. Dagli abiti, le automobili e la tecnologia (come il dirigibile), il film parrebbe collocato negli anni cinquanta, benché Miyazaki abbia dichiarato che si tratta di un mondo alternativo in cui non sono mai scoppiate le due guerre mondiali. Il filone delle "streghette" (majokko) è molto popolare nel fumetto e nell'animazione giapponese: ma Miyazaki fugge dagli stereotipi delle serie nipponiche, preferendo rifarsi all'iconografia europea e realizzando un melange di immagini e di temi particolarmente suggestivo.

6 commenti:

Lakehurst ha detto...

Uno dei film di Miyazaki che preferisco, lieve, quasi privo di qualsiasi pretesa, eppure c'è tutto. personaggi ben fatto, una trama che va avanti a piccoli gesti carichi di emozioni, e soprattutto tutta l'arroganza di Miyazaki (chi si permetterebbe di far smettere di parlare il gatto fregandosene di dare una spiegazione evidente?). splendido.

Christian ha detto...

Beh, il gatto smette di parlare (o meglio, Kiki smette di comprenderlo) nel momento in cui la streghetta perde i poteri: infatti non riesce più nemmeno a volare con la scopa. Semmai è la perdita di poteri che non viene spiegata esplicitamente, anche se si capisce che è legata alla convinzione e alla forza di volontà della protagonista. Un'altra possibile spiegazione è che il gatto diventi un animale normale dopo che si è "intrattenuto" con la gattina bianca, mescolandosi cioè con il mondo "non magico".

Martin ha detto...

Uno dei miei Miyazaki preferiti, o forse sarebbe meglio dire uno di quelli a cui sono più affezionato, visto che i suoi film sono quasi tutti dei gioiellini.
Anche io come te Christian trovo tutto assolutamente coerente, il rapporto tra Kiki e la magia si gioca su equilibri sottili, soprattutto in una fase così delicata della sua formazione.
Spiegare tutto nei minimi dettagli avrebbe tolto proprio la magnifica leggerezza di questo film e non ce n'è nemmeno bisogno, si capisce già tutto.

Christian ha detto...

Infatti. È un film davvero ispirato, che viene spesso e ingiustamente dimenticato quando si citano i suoi capolavori, perché ritenuto "minore". Ma i grandi registi si riconoscono perché brillano anche nei lavori minori.

Quena ha detto...

Uno dei miei preferiti. Ho sempre temuto a consigliarlo per timore che fosse troppo piatto e banale senza evoluzioni, ma l'ho sempre adorato. Leggere le tue recensioni mi serve anche per capire che il mio punto di vista istintivo su un film non sempre è errato. Se un film ci piace un casino può essere considerato un buon film?

Christian ha detto...

È sicuramente un film meno "appariscente" rispetto – per esempio – a "La città incantata" o "Princess Mononoke", ma forse proprio nel suo minimalismo così "giapponese" trova il suo valore e la sua unicità. Io non mi farei davvero problemi a consigliarlo a qualcuno, soprattutto se non ha mai visto prima nessun altro lavoro di Miyazaki: penso sia uno dei suoi lavori migliori come film introduttivo, perché non ha bisogno di generare aspettative particolari a livello di trama ("cosa succederà adesso?" "chi sono i cattivi?") per farsi apprezzare.