11 marzo 2010

Alice in Wonderland (Tim Burton, 2010)

Alice in Wonderland (id.)
di Tim Burton – USA 2010
con Mia Wasikowska, Johnny Depp
*

Visto al cinema Arcobaleno (in 3D), con Giovanni, Rachele, Ginevra, Paola e Stefano.

Dopo tredici anni, Alice – ormai cresciuta – fa ritorno nel paese delle meraviglie, dove combatterà al fianco dei suoi vecchi amici (a partire dal Cappellaio Matto) contro la Regina Rossa e il suo Jabberwocky (non riesco a ricordarmi come è stato tradotto in italiano, mi dispiace). Se visivamente questa rilettura/sequel disneyano-burtoniana del classico di Carroll ha i suoi buoni momenti (le scenografie sono sicuramente la cosa migliore, e valgono da sole la visione), come operazione nel suo complesso si rivela, alla resa dei conti, una delusione. Il mondo fantastico e onirico creato da Carroll era tutto all'insegna del nonsense, del paradosso e di una follia anarchica che stravolgeva le consuetudini sociali e i comportamenti logici, calando la protagonista e la sua ragionevolezza vittoriana in un mondo incoerente e sovversivo. Qui, invece, si sono eliminate le metafore, il caos e l'odissea psichedelica, e si è cercato di ingabbiare il tutto in un'avventura lineare e imperniata sui consueti canoni del cinema hollywoodiano, con tanto di divisione fra buoni e cattivi, un destino eroico da compiere e uno scontro finale in stile fantasy con il nemico, con risultati banalotti e rinunciando di fatto a quegli elementi eccentrici e assurdi che rendevano unica e preziosa la storia di Alice. Un'altra dimostrazione, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che l'anticonformismo di Burton è sempre stato solo di facciata. Se l'inizio del film fa ben sperare, e tutta la prima parte fino alla caduta nel buco sotterraneo è bella e convincente, la pellicola si trasforma poi in una sorta di "Ritorno a Oz" (d'altronde i racconti di Baum, rispetto a quelli di Carroll, sono sicuramente di gusto più americano e meno europeo). E visto che storia e personaggi diventano presto irriconoscibili (persino lo stregatto è "inquadrato" e arruolato al servizio del bene!), di Carroll rimangono soltanto i giochi di parole, peraltro in gran parte decontestualizzati e annacquati da una versione italiana che dà un lato si rifà al cartone animato del 1951 e dall'altra ricorre ad alcune traduzioni infelici: si veda per esempio la poesia del Jabberwocky, che recitata in quel modo dal Cappellaio impedisce persino allo spettatore di soffermarsi a riflettere sulle singole parole, che sembrano un'accozzaglia di termini senza alcun senso (e invece il senso, per quanto diverso, c'è). Nella versione originale il film può contare su voci del calibro di Alan Rickman (il brucaliffo), Stephen Fry (lo stregatto), Christopher Lee (il Jabberwocky). Fra gli attori in "carne e ossa", invece, oltre a Depp nei panni del Cappellaio (il cui ruolo viene ingigantito a dismisura, e che nel finale si esibisce in un'imbarazzante "deliranza"), si riconoscono Helena Bonham Carter (la regina rossa, forse il personaggio migliore di tutta la pellicola), Anne Hathaway (la regina bianca, che invece è piuttosto insulsa) e Crispin Glover (il fante di cuori). Il 3D mi è parso avere più senso narrativo e filmico qui che in "Avatar", visto che contribuisce a rendere tangibile e materiale un ambiente circostante fantastico e visionario. Un altro sequel (non di Burton) nel 2016.

20 commenti:

Giuliano ha detto...

fai un giro su
http://snaporaz.posterous.com

ci sono due Alice notevolissime, anzi tre con quella di Peter Sellers
(io sono un grande fan di Lewis Carroll, ma dal film di Burton starò alla larga - per principio e per partito preso, cose che di solito evito ma insomma...)
:-)

Martin ha detto...

Che non ti sia piaciuto mi sembra normale, ma non riesco a credere che Burton sia ancora in grado di "deluderti"...

Christian ha detto...

Giuliano: Grazie per il link davvero prezioso! Le vecchie versioni sono davvero affascinanti... E guardandole ci si rende conto ancora di più di come l'approccio "americano" di Burton sia poco adatto a un personaggio e a una storia così permeata di mentalità e di umorismo inglese.

Martin: Ovviamente, anche se ero andato al cinema senza aspettarmi nulla, dentro di me speravo comunque che il film fosse più bello. E i primi dieci-quindici minuti, ti assicuro, mi avevano anche ben disposto...

Giuliano ha detto...

La domanda che mi sono posto: quello lì è un VERO gatto del Cheshire? Dovrò fare un giro su google immagini...
:-)
(quello lì faceva i trucchi molto meglio di Melies!)

Massimo Volpe ha detto...

Beh a questo punto son curioso di vederlo per capire quanto Burton mi deluderà (e sarà un dolore atroce...), se c'era un regista in grado di esaltare il testo sullo schermo, questi non poteva che essere Burton, ma temo che rimarrò deluso.

Missile

Christian ha detto...

Giuliano: Gli effetti ottici (del film del 1903) sono davvero interessanti e convincenti, così come i costumi del coniglio e della lepre. Quello del 1915 stupisce di meno da questo punto di vista, anche se è comunque fedele all'iconografia classica e può vantare tempi meno compressi grazie alla maggiore durata (molto bella, per esempio, tutta l'introduzione girata in esterni, prima che Alice si addormenti).

Missile: Come ho già scritto, i difetti del film stanno proprio nell'approccio al testo. Dal punto di vista estetico e visivo, invece, non mi è dispiaciuto. Se dimentichi Carroll e ti accontenti di un fantasy più tradizionale, magari non ti deluderà.

[uzine] ha detto...

;-) ciaow

Anonimo ha detto...

Un periodo di delusioni per me...prima quella enorme di Eastwood e ora questo un pò più lieve di Burton...un peccato, speriamo nelle loro prossime prove registiche.

Ale55andra

Christian ha detto...

[uzine]: Ciao a te! ^^

Ale55andra: Eastwood io non l'ho visto, ma subodoravo che non fosse un capolavoro. Burton, invece, secondo me dovrebbe limitarsi per un po' di tempo a fare lo scenografo e il produttore al servizio di qualche altro regista, visto che l'estetica dei suoi film è sempre molto bella, mentre sceneggiature e regia non sempre sono all'altezza.

Martin ha detto...

Ok, mi hai convinto. Stasera vado a vedere Shutter Island ;-)

Però Burton ha fatto almeno 4 film memorabili (EMDF, EW, BF, ST) e 3 bei film (BSP, BIR, MA)!

Christian ha detto...

Te ne concedo solo due: "Edward mani di forbice" ed "Ed Wood".
Per gli altri, ho dovuto addirittura sforzarmi per capire a cosa corrispondessero le sigle, altro che memorabili! (E "Sweeney Todd" è uno dei peggiori, non scherziamo...).

Monsier Verdoux ha detto...

Delusione, delusione delusione! Mamma mia che brutto film questo Alice di Burton. Nel tuo post hai colto in pieno il senso negativo del film (l'anarchia e la "scorrettezza" dell'opera di Carrol, ma se vogliamo anche del cartone animato sempre della Dsiney, ricondotti ad un semplice quanto lineare canovaccio basato sulla contrapposizione bene/male). Però, da grande amante di Burton, non posso condividere quando dici che l'anticonformismo di Tim sia solo di facciata: credo che le sue ultime opere (in primis la fabbrica di cioccolato, questo alice ma anche il pianeta delle scimmie) siano privi di quella "scorrettezza" che si può invece assaporare in altri film del regista di Burbank: con questo non dico che Burton sia un'autore "contro" ma sicuramente è un'artista personale che ha sempre portato avanti l'idea di un cinema beffardo e anti-convenzionale.

Christian ha detto...

Che sia un artista "personale" e a suo modo inconfondibile, portatore di uno stile e una poetica propria, glielo riconosco. Non a caso è il motivo per cui continuo a vedere i suoi film, anzi non me ne perdo uno, nonostante non figuri di certo fra i miei registi preferiti!

Giuliano ha detto...

No, dai, "Mars attacks!" è grande, e anche "Beetlejuice" non era male. Devo dire però che non ho mai apprezzato la passione per gli scheletri e i trapassati - peccato perché i suoi "stop motion" erano bellini.

Quanto a Carroll, non si può tradurre: bisogna proprio leggerselo in inglese (è l'unico libro in inglese che ho letto per intero!). E poi Carroll pesca molto nel quotidiano, il Cappellaio era di sicuro una persona vera, così come la Duchessa, eccetera. In questo è molto bello quel film del 1903, nel rendere l'aspetto quotidiano e normale di Alice.

Al massimo, in italiano, si può fare come faceva Toti Scialoja, "Versi del senso perso". Lo conosci?

Christian ha detto...

Purtroppo con Burton non sono molto in sintonia. "Mars attacks!" proverò a rivederlo, perché la prima (e unica) volta mi è parso solo una solenne stupidata. Ma visto che in qualche modo ho già rivalutato altri film di Burton che alla prima visione non mi erano piaciuti (compreso, in effetti, "Beetlejuice"), magari toccherà anche a questo.

Scialoja non lo conosco... Ho cercato con Google e ho trovato cose interessanti, del tipo:

L'albatro a cui tendevi
un piccolo caimano


che piacerebbero a mia sorella....

Giuliano ha detto...

Scialoja è stato un pittore famoso e molto quotato, ma scriveva queste cose qui:

Ho visto un corvo
sorvolare Orvieto.
Volava assorto,
né triste né lieto.

Il cane l’orsa maggiore il cane minore l’auriga
la chioma di berenice andromeda arturo la lira
l’orsa minore perseo l’auriga il cane minore
andromeda cassiopea l’orsa maggiore le pleiadi
impeccabile solo il nord trafitto da un’unica stella.
( Toti Scialoja, da “Le costellazioni” )

Due oche di Ostenda,
in guanti e mutande,
pedalano in tandem
all'ombra dei dolmen
e in meno di un amen
imboccano un tunnel.

Cane nero, cielo bianco,
campo rosso di trifogli.
Cane rosso, cielo nero,
campo bianco se li cogli.

E' la Pasqua, la Pasqua, la Pasqua!
Corro in bagno, riempio la vasca,
perché al suono di tante campane
la mia anima puzza di cane.

Sono in Asia, ed Asia sia;
vedo un sosia che mi spia;
l'ansia è falsa compagnia,
stapperò la malvasia.

Il sogno segreto
dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.

Topo, topo,
senza scopo,
dopo te cosa vien dopo ?
(Toti Scialoja, Versi del senso perso)

Ernesto ha detto...

Non entro nel merito dell'Alice di Burton perché non l'ho visto (anche se secondo me ha più volte fatto dei bei film, tra cui Big Fish), ma il signor Scialoja mi sembra un po' banale. Preferisco Fosco Maraini e la sua "Gnòsi delle fànfole" da cui traggo ciò che segue:

IL GIORNO AD URLAPICCHIO
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dago e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infragelluto,
ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzillano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;
è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto “t’amo per davvero”.

Ciao!
ERNESTO

Christian ha detto...

Be', questo assomiglia davvero molto al Carroll del "Jabberwocky": una delle traduzioni che preferisco recita:

Cenorava. E i visciattivi cavatalucerti
Girillavano e sfrocchiavano nella serbaja;
Mollicciattoli eran gli spennavoli
E gli smarruti verporcelli fistarnuiurlavano.

Adoro soprattutto quel "cenorava" per dire "era ora di cena"... ^^

Giuliano ha detto...

Tanta gente non capisce il nonsense e il Limerick, e li ritiene cose banali o insensate; e che siano insensate è verissimo, è proprio un altro mondo, al di là dello specchio, o magari oltre il giardino. Poi dipende, se uno vuole entrare la porta in realtà è sempre aperta.

He thought he saw an elephant
that practised on a fife;
he looked again and found it was
a letter from his wife.
"At lenghth I realise - he said -
the bitterness of life!"

Cineblob ha detto...

Beh, sono contento che non sia piaciuto anche a te :)