19 febbraio 2010

La carrozza d'oro (Jean Renoir, 1952)

La carrozza d'oro (Le carrosse d'or)
di Jean Renoir – Francia/Italia 1952
con Anna Magnani, Duncan Lamont
**1/2

Visto in divx.

Siamo all'inizio del diciottesimo secolo: una compagnia italiana di attori e saltimbanchi, specializzati nella commedia dell'arte, giunge in un insediamento spagnolo nel Nuovo Mondo per mettere in scena il proprio spettacolo. Fra di loro c'è Camilla, che interpreta il ruolo di Colombina e viene corteggiata da tre diversi pretendenti: Felipe, giovane soldato idealista; Ramón, un vanesio torero; e infine (e soprattutto) il vicerè della colonia, che le dona addirittura la sua prestigiosa carrozza d'oro, invidiata e desiderata da tutti i nobili del circondario. Ma Camilla rinuncerà a tutti e tre, non senza qualche rimpianto, preferendo continuare la sua vita di teatrante: e pur di ricomporre ogni dissidio, donerà la carrozza alla Chiesa. Una strana pellicola, colorata e barocca, vero e proprio tributo al mondo del teatro e dello spettacolo, che fonde continuamente i piani della vita reale e di quella recitata (come dimostrano l'incipit e la conclusione, che mostrano un palco e un sipario che incorniciano le scenografie in cui si muovono i personaggi). Non solo Camilla, ma anche le altre figure della vicenda interpretano ruoli che stanno loro stretti e dai quali vorrebbero fuggire: il vicerè, per esempio, è insofferente agli obblighi di corte e rinucerebbe volentieri allo sfarzo del palazzo e alle parrucche impomatate in cambio dell'amore e di un'esistenza più sincera; Felipe, d'altro canto, esprime il desiderio di abbandonare la "civiltà" dopo essere entrato in contatto con gli indiani; e Ramón, infine, è prigioniero della sua popolarità e della sua fama di toreador. La carrozza è il simbolo di uno status sociale che si rivela ben più effimero e meno prezioso di quanto non sembri, e alla fine Camilla deve riconoscere che la vera vita, la sua realtà, è quella sul palcoscenico. Realizzato da Renoir a Cinecittà e presentato – in una didascalia introduttiva – come "una fantasia in stile italiano", il film si fa notare per i colori usati in maniera pittorica, per le scenografie "dipinte" (come le porte nella casa di Camilla), per i costumi (con un proliferare di bambini-arlecchini che danzano e saltano da tutte le parti) e per le musiche (di Vivaldi). Il soggetto è ispirato alla commedia "La carrosse du Saint Sacrement" di Prosper Mérimée, lo stesso autore della "Carmen".

3 commenti:

Giuliano ha detto...

"Non solo Camilla, ma anche le altre figure della vicenda interpretano ruoli che stanno loro stretti e dai quali vorrebbero fuggire" : ecco, questa è la frase che mancava dai miei post!
(ma sia ben chiaro, io dò suggerimenti ma non voglio responsabilità!)
:-)

Christian ha detto...

È un film che tu, nei tuoi post, giustamente definisci "non facile", perché dietro una trama piuttosto semplice sembra nascondere qualcosa d'altro. O forse anche questa è un'illusione, e in realtà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per interpretarlo è già davanti ai nostri occhi... Mah, forse fra qualche anno proverò a rivederlo. ^^

Purtroppo io non conosco "La Périchole" di Offenbach, che tu consideri come una possibile chiave di lettura...

Giuliano ha detto...

E' tutto Renoir che spiazza, anche quando sembra limitarsi al divertimento. E' tipico dei grandi, direi.
"La perichole" è molto bella, se la ascolti poi è musica che ti rimane dentro e ti mette di buon umore; ma la storia più o meno l'ho già riassunta, è tutto lì (mi è servita solo come punto di partenza per capire).