14 febbraio 2010

Amabili resti (Peter Jackson, 2009)

Amabili resti (The lovely bones)
di Peter Jackson – USA/NZ 2009
con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg
**

Visto al cinema Colosseo, con Marisa e Monica.

La quattordicenne Susie Salmon viene uccisa da un vicino di casa, che dietro l'apparente normalità è uno spietato serial killer: ma anziché andare direttamente nell'aldilà, si ritrova intrappolata in un "mondo di mezzo" da dove può osservare la Terra e comunicare in qualche modo con i propri cari, aiutandoli ad elaborare il lutto e assistendo ai loro tentativi di individuare l'assassino, che nel frattempo progetta nuovi delitti. Più che un thriller soprannaturale o un horror fantasy, come alcuni critici lo hanno impropriamente descritto, è l'insolita storia del percorso di accettazione della propria morte da parte della vittima stessa, narrata con uno stile originale e visionario che fonde diversi piani di realtà. La protagonista, che racconta la propria vicenda rivolgendosi in voice over direttamente agli spettatori, non sarà in grado di "andare oltre" prima di aver visto il colpevole punito, i propri familiari ritrovare la pace e il suo più intimo desiderio esaudito. Forse c'è qualche lungaggine di troppo nella seconda parte, e il messaggio metafisico lascia un po' il tempo che trova, ma il film ha senza dubbio il merito di trattare con fantasia e relativa grazia e leggerezza un argomento duro e controverso come l'omicidio di una ragazzina e le conseguenze sulla sua famiglia. Le atmosfere e i paesaggi del limbo personale in cui si ritrova Susie, una continua successione di scenari surreali e onirici, sono in linea con l'immaginario new age e psichedelico degli anni settanta (il periodo in cui si svolge la vicenda), così come la colonna sonora di Brian Eno. Fra le scene più interessanti ambientate nel mondo reale, invece, mi hanno colpito quelle che mostrano dall'interno la casa delle bambole costruita dal serial killer (la casa stessa richiama le trappole che l'uomo progetta per attirare le sue vittime, come il nascondiglio sotto terra nel quale uccide Susie). Brava la giovane Saoirse Ronan (già vista in "Espiazione") e buono il cast di contorno, con Mark Wahlberg nei panni del padre, Rachel Weisz in quelli della madre e Rose McIver nel ruolo della sorella minore: ma a spiccare sono soprattutto Stanley Tucci, il killer psicopatico, e Susan Sarandon, la nonna giovanile e alcolista (protagonista di alcune sequenze esagerate ed esilaranti). Notevole la fotografia digitale di Andrew Lesnie, storico collaboratore del regista, che gioca con colori vivaci e intensi, dando un senso di artificialità anche alla natura. Peter Jackson è l'uomo che prova una videocamera nel negozio di fotografia, mentre sulle vetrine della libreria del centro commerciale si può osservare per un attimo un manifesto pubblicitario per una nuova edizione de "Il signore degli anelli" di J.R.R. Tolkien (come se lo stesso Jackson, al pari della protagonista, non fosse ancora pronto ad abbandonare il proprio passato).

4 commenti:

Marisa ha detto...

Trovo molto interessante l'idea che i morti, soprattutto quelli giovani e per niente ancora preparati alla morte, debbano affrontare un loro percorso prima di "andare" definitivamente.
Nella nostra cultura questo è estraneo, ma in Oriente è un concetto fondamentale e il "Libro Tibetano dei morti" è praticamente un manuale di accompagnamento, una specie di guida per l'anima che deve staccarsi dal corpo e dal mondo.
Solo Rilke da noi ha la stessa consapevolezza. Nella prima elegia interpreta lo smarrimento del giovane morto "...Certo, è strano non abitare più sulla terra,non più seguir costumi appena appresi..."

Christian ha detto...

Non a caso, questo tema compare in molti romanzi e molti film orientali (uno su tutti, "After life" di Koreeda).

E non a caso, la new age degli anni settanta (al quale "Amabili resti" si rifà per l'iconografia) si ispirava molto alle filosofie e religioni orientali.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Per me è stata una grossa delusione.

Christian ha detto...

Un po' ha deluso anche me, visto che da Jackson mi attendo sempre molto. Non è certo all'altezza di "Creature del cielo", ma comunque ci ho trovato qualche spunto interessante.