26 gennaio 2010

La ronde (Max Ophüls, 1950)

La ronde - Il piacere e l'amore (La ronde)
di Max Ophüls – Francia 1950
con Anton Walbrook, Danielle Darrieux
***

Visto in DVD.

Un narratore misterioso e soprannaturale (Walbrook), che manipola personaggi e destini cambiando di volta in volta le proprie vesti, spostandosi avanti nel tempo e agendo come un demiurgo su un palco teatrale o un set cinematografico (in alcune occasioni lo vediamo tenere in mano un ciak, passare accanto a una macchina da presa o addirittura sforbiciare la pellicola a mo' di censura dopo una scena particolarmente audace), ci introduce alla "ronde" dell'amore, ovvero a un continuo passaggio di testimone fra diversi personaggi che si incontrano, si amano e si lasciano per proseguire il giro fino a quando questo non si chiude come era iniziato. Una prostituta che soffre di solitudine (Simone Signoret) si concede a un soldato senza chiedere nulla in cambio; il soldato (Serge Reggiani) corteggia e danza con una domestica, ma poi la abbandona dopo aver ottenuto ciò che voleva; la domestica (Simone Simon) trova lavoro in una casa borghese, dove seduce un giovane studente; questi (Daniel Gélin), scoperte le gioie dell'amore, affitta una garçonnière e ci porta una signora sposata, con la quale ha un attimo di défaillance (e in quel momento anche la giostra azionata dal nostro narratore sperimenta un breve guasto!); la signora (Danielle Darrieux), a casa, riflette sull'onestà e sul tradimento in compagnia del proprio marito, che le fa la morale; l'uomo (Fernand Gravey) porta una giovane amante, una sartina, nel salottino privato di un ristorante, e poi la sistema in un appartamento; la sartina (Odette Joyeux) vi riceve un eccentrico poeta, che gioca a non voler farsi riconoscere; il poeta (Jean-Louis Barrault) ha una complessa relazione d'amore e odio con l'attrice principale dell'opera teatrale che ha appena messo in scena; l'attrice (Isa Miranda) conquista rapidamente e senza molta fatica un conte, costringendolo a rivedere le proprie idee sul sesso; il conte (Gérard Philipe), ubriaco, si risveglia il mattino dopo nel letto della stessa prostituta che aveva dato inizio alla "ronde". Tratto dal "Girotondo" di Arthur Schnitzler, ambientato nella Vienna del 1900 (proprio come il racconto "Doppio sogno" dello stesso autore, dal quale Kubrick ha preso spunto per "Eyes wide shut": se pensiamo che il regista preferito di Kubrick era Ophüls, ecco che siamo di fronte a un'altra "ronde"!), è un film sfarzoso e moderno nella messa in scena, elegante e raffinata (la regia utilizza, in modo quasi invisibile, lunghi piani sequenza; le scenografie sono curatissime; i piani della realtà e della finzione metacinematografica si intrecciano continuamente), che si dipana in modo leggero e surreale e che lancia uno sguardo del tutto particolare sul tema del desiderio fisico e dell'impulso sessuale, fra seduzioni, tradimenti, ironia e cinismo, e che non a caso ebbe problemi con la censura. Il vero protagonista, il misterioso narratore, è una sorta di Cupido che con le sue azioni guida e poi osserva i "suoi personaggi" (così li chiama), a qualunque classe sociale appartengano, senza giudicarli con inutili moralismi ma svelandone comunque tutte le ipocrisie e le menzogne che ne segnano il continuo passaggio da sedotti a seduttori, da conquistatori ad abbandonati (curioso, per esempio, come sia il marito sia la sartina siano protagonisti di un dialogo identico dopo essere stati traditi dall'amante, quello che inizia con "Che ore sono?").

4 commenti:

Marisa ha detto...

La leggerezza non inganni!
Il tema è la volatilità del desiderio(quello esaudito naturalmente!)e il suo continuo rimandare ad altro. "la vita è altrove"
Schnitzler colpisce ancora!
Bel commento.

Christian ha detto...

Grazie a te per il commento che come sempre è illuminante e coglie nel segno lo spirito di questo bel film schnitzleriano, oggi purtroppo un po' ingiustamente dimenticato.

Giuliano ha detto...

Grandioso! Ophuls è uno dei pochi registi che sono riuscito a riconoscere soltanto guardando un movimento di macchina... E' questo che ne fa il preferito di Kubrick.
Devo dire che non ho mai amato i soggetti dei suoi film, ma che regista! Con uno così guarderei qualsiasi cosa, anche Avatar.

Christian ha detto...

Ahah, me lo immagino un "Avatar" diretto da Ophüls! ^^ (anche se non è certo la regia il difetto di "Avatar").

Parlando dei soggetti di Ophüls, il mio preferito è quel drammone di "Lettera da una sconosciuta", e anche l'episodio de "Il piacere" con la tenutaria del bordello che porta le ragazze in campagna.