4 gennaio 2010

Il ritratto di Jennie (W. Dieterle, 1948)

Il ritratto di Jennie (Portrait of Jennie)
di William Dieterle – USA 1948
con Jennifer Jones, Joseph Cotten
***

Visto in divx alla Fogona, con Marisa.

Per rendere omaggio a Jennifer Jones, scomparsa di recente, mi sono visto uno dei suoi film più celebri e romantici, vero inno all'arte e all'amour fou con venature oniriche e fantastiche: una pellicola letteralmente fuori dal tempo, appena un poco contaminata dai linguaggi del noir e del melò. Ne è protagonista Joseph Cotten nei panni di Eben Adams, pittore spiantato e senza ispirazione che in una sera d'inverno a Central Park, nel cuore di New York, incontra Jennie, una misteriosa bambina, bellissima e vivace, che accende in lui una scintilla e gli fa tornare la voglia di dipingere. Nei giorni successivi la rivede in più occasioni, e ogni volta gli appare sempre più cresciuta, fino a quando – ormai diventata una giovane ragazza – accetta di farne il ritratto: la ragazza diventa la sua musa e ben presto anche l'oggetto del suo amore. Dopo essersi reso conto di essere l'unico in grado di vederla, scoprirà che si tratta di una persona già vissuta decenni prima e scomparsa in una furiosa tempesta in mare, al largo di un faro sulle coste del Massachusetts. Nel corso del loro ultimo, drammatico incontro, il pittore non potrà impedire la morte (già scritta) di Jennie: ma la sua figura gli darà l'ispirazione per rinnovare la propria arte. Il soggetto del film (l'amore che supera le barriere del tempo, della vita e della morte, unendo due persone destinate a incontrarsi anche se vissute in epoche diverse), di ispirazione chiaramente tardo-romantica, è sostenuto da una forma filmica decisamente particolare: ambienti e atmosfere surreali e pittorici (a volte nel paesaggio si intravede addirittura la trama della tela), frutto di riprese in esterni e non in studio, e una fotografia in bianco e nero che – nell'ultimo rullo della pellicola – viene dapprima virata in verde e in rosso e infine si mostra completamente a colori nell'inquadratura finale, quella del ritratto di Jennie esposto nel museo. La colonna sonora di Dimitri Tiomkin saccheggia Debussy ("Preludio al pomeriggio di un fauno" e altro), mentre nel resto del cast spicca Ethel Barrymore (la proprietaria della galleria d'arte). Nonostante l'intrecciarsi dei temi del ritratto e del tempo, la storia non ha quasi nulla a che vedere con "Il ritratto di Dorian Gray".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Uno dei miei film preferiti, sicuramente e davvero uno dei film più peculiari mai girati. Quella trama della tela e i colori in finale (secondo me, grande spunto per il Vertigo di Hitchcock) mi sono rimasti impressi come poche altre cose. Va be', poi la mia rece l'hai letta già, quindi lo sai! Ottimo recupero.

Lakehurst ha detto...

non ne avevo neppure sentito parlare ma sembra veramente interessante. urge recupero

Christian ha detto...

Dan: All'inizio pensavo di omaggiare la Jones rivedendomi "Duello al sole", ma poi ho deciso di recuperare questo film (di cui avevo sempre sentito parlare ma che non avevo mai visto) proprio perché spinto da quello che avevi scritto tu!

Lakehurst: È una pellicola davvero particolare e insolita, vale la pena di vederla anche solo per la sua atipicità. Volendo, comunque, si potrebbe collocarla al fianco di altri film degli anni '40 e '50 caratterizzati dai temi fantastici e da un romanticismo esasperato, come "Il fantasma e la signora Muir" di Mankiewicz o "Pandora" di Lewin...

Sabrina ha detto...

L'indipendenza dal tempo e dallo spazio è il senso più profondo dell'Amore.Il ritratto di jennie vive di questo senso fino a superarne i limiti antropici.La materia si plasma,si scompone e ricompone piegandosi alla volontà dell'Amore in un continuo abbraccio tra fisico e metafisico,terreno ed ultraterreno, mortale ed immortale.L'idea generatrice ha una potenza tale da trascinare con sè gli spettatori in un racconto fantastico ,in un clima onirico dove la sospensione della realtà e l'assenza di riferimenti  impediscono qualsiasi ancoraggio al pragmatismo o al cinismo.Non ha nessun significato il giudizio sul regista,gli attori ,gli sceneggiatori e tutti coloro che hanno contribuito a creare questa magia.Chiudete metaforicamente gli occhi e lasciatevi andare...