1997: Fuga da New York (J. Carpenter, 1981)
1997: Fuga da New York (Escape from New York)
di John Carpenter – USA 1981
con Kurt Russell, Lee Van Cleef
***1/2
Rivisto in DVD, con Monica, Marisa, Eleonora e Ginevra.
Tratto da una sceneggiatura scritta da Carpenter nel 1974, è uno dei film che hanno maggiormente segnato l’immaginario fantascientifico e le modalità del cinema d’azione/avventura degli anni ottanta, persino al di là dei suoi effettivi meriti. Sulle note del celeberrimo tema musicale composto dallo stesso Carpenter, veniamo informati che l’aumento fuori controllo della criminalità(*) ha costretto gli Stati Uniti a trasformare l’intera isola di Manhattan in un’enorme prigione a cielo aperto, circondata da mura invalicabili e da ponti minati. Chi vi entra, non ne esce più: e al suo interno, i detenuti creano una propria società, governata da leggi e regole indipendenti. “Jena” Plissken (in originale “Snake”), ex eroe di guerra refrattario all’autorità e convertitosi in rapinatore di banche, viene convinto dal direttore del carcere Bob Hawk (un ritrovato Lee Van Cleef) a introdursi nella prigione per cercare di riportarne fuori il Presidente degli Stati Uniti (Donald Pleasence), il cui aereo è stato fatto precipitare a Manhattan da un gruppo di terroristi. Se ci riuscirà entro ventiquattr’ore, termine ultimo perché il Presidente possa partecipare a un fondamentale vertice con Cina e Unione Sovietica dal cui esito dipendono le sorti del mondo, “Jena” otterrà la grazia; in caso contrario, sarà ucciso dalle capsule di veleno che gli sono state iniettate nelle arterie. Gli ingredienti per un film teso e avvincente non mancano: una missione impossibile in un ambiente ostile e una corsa contro il tempo, comprimari e antagonisti indimenticabili (il tassista bonaccione interpretato da Ernest Borgnine; il subdolo “Mente”, nei cui panni c’è Harry Dean Stanton; la sua donna Maggie, la dura Adrienne Barbeau; il pittoresco “Duca” di New York, Isaac Hayes; e il suo inquietante braccio destro Romero, Frank Doubleday), scene e situazioni che da allora sono state imitate così tanto da sembrare ormai stereotipate (il combattimento sul ring fra i detenuti; la fuga sul ponte minato); tormentoni e gag sotterranee che riaffiorano di continuo (“Jena Plissken? Ti credevo morto!”); e una vena anarchica e sardonica che esplode nell’immancabile sberleffo finale (il nastro del presidente che viene sostituito). Ma il vero punto di forza della pellicola sta naturalmente nel personaggio protagonista, interpretato da un flemmatico Russell nel suo ruolo più celebre, capace di vivere di vita propria e le cui battute sono un fiorilegio di frasi a effetto (“Chiamami Jena”; “Presidente di che?”; “Fate un altro presidente”; “Nessuna umana pietà!”). Gran parte della pellicola, realizzata con un budget relativamente basso, è ambientata di notte, mentre gli effetti speciali sono ridotti al minimo e si limitano all’uso di un modellino della città di New York (il film è stato poi girato altrove, prevalentemente a Saint Louis) e ad alcune schermate di CGI vettoriale. Quindici anni dopo, Carpenter ne ha fatto un sequel/remake, “Fuga da Los Angeles”.
(*) “Nel 1988 l’indice di criminalità negli Stati Uniti raggiunge il quattrocento per cento”, recita il voice over in italiano (in originale era “rises”, “cresce” del 400%, ovviamente).