12 dicembre 2009

Fortapàsc (Marco Risi, 2009)

Fortapàsc
di Marco Risi – Italia 2009
con Libero De Rienzo, Valentina Lodovini
**1/2

Visto in DVD proiettato su schermo, all'Università Bocconi, con Giovanni (era presente il regista).

Giancarlo Siani, morto nel 1985 a 26 anni, è stato l'unico giornalista ucciso finora dalla camorra (mentre la mafia ne ha ammazzati una decina, compreso – se vogliamo – il Peppino Impastato de "I cento passi", cui questo film assomiglia parecchio). La pellicola di Risi ne ripercorre gli ultimi mesi di vita, descrivendo il suo lavoro da cronista "abusivo" (cioè senza contratto) come corrispondente de "Il mattino" da Torre Annunziata, città che negli anni ottanta fu teatro di stragi camorristiche e che lui stesso, con la definizione di "Fort Apache", aveva paragonato al Far West. Ma le sue inchieste sulla complicità fra istituzioni e camorristi finirono col toccare troppi nervi scoperti, e i criminali gliela fecero pagare. La pellicola è un buon film di denuncia e di informazione, grazie anche alla discreta ricostruzione storica e ambientale. Ha alcuni difetti, come una sceneggiatura didascalica (che mostra o sottolinea ogni cosa almeno due volte: per esempio, la pellicola si apre con Giancarlo che sente alla radio una canzone di Vasco Rossi, e la voce fuori campo ci spiega che "alla radio c'era una canzone di Vasco Rossi"; Giancarlo si accorge che l'amico Rico si droga, e poco dopo Rico gli chiede "Ti sei accorto che mi drogo, vero?"; e così via), alcuni personaggi un po' stereotipati (il capitano di polizia) o superficiali (Daniela, la ragazza di Giancarlo, che sarà anche importante nell'economia della storia per descrivere il lato privato e quotidiano del protagonista, ma è totalmente scollegata dal tema principale) e una regia che non risparmia scene a effetto (la bambina ferita durante la strage; il parallelo fra la seduta comunale e l'incontro fra i boss camorristi), ma nonostante tutto riesce nel suo intento di rendere omaggio alla memoria di Giancarlo Siani e di divulgarne la vicenda personale. Fra gli interpreti, tutti bravi, ci sono anche Ernesto Mahieux, Ennio Fantastichini e Michele Riondino. La caratteristica automobile verde guidata da Libero De Rienzo è l'autentica Citroën Méhari appartenuta a Siani: era stata rintracciata pochi giorni prima dall'inizio delle riprese, e Risi non perde occasione per inquadrarla in più scene possibile, come a voler accentuare il lato realistico e documentaristico del film.

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