19 novembre 2009

Piano... piano, dolce Carlotta (R. Aldrich, 1964)

Piano... piano, dolce Carlotta (Hush... Hush, Sweet Charlotte)
di Robert Aldrich – USA 1964
con Bette Davis, Olivia de Havilland
***1/2

Rivisto in DVD, con Marisa e altra gente.

Ossessionata da un delitto commesso quarant'anni prima, quando era stata accusata di aver ucciso (e decapitato!) il suo amante nel corso di un sontuoso party, l'anziana, folle e scorbutica Charlotte Hollis vive ormai come una reclusa nella fatiscente dimora di famiglia. E la visita dell'unica parente rimastale, la "premurosa" cugina Miriam, contribuisce a risvegliare ricordi e incubi nella sua mente. Due anni dopo "Che fine ha fatto Baby Jane?", Aldrich sforna un altro thriller psicologico dai toni forti che ha molto in comune con il precedente: lo sceneggiatore (Lukas Heller), l'autore del romanzo dal quale è tratta la storia (Henry Farrell), l'interprete principale (la straordinaria Bette Davis; Joan Craword, a lei invisa, fu invece sostituita dopo pochi giorni di riprese dalla più "malleabile" Olivia de Havilland, che comunque è perfetta nella parte di un personaggio ambiguo come Miriam), alcuni comprimari (Victor Buono, che nel film precedente faceva il pianista e qui è il padre di Charlotte) e soprattutto i temi (faide familiari, incubi e follia), le atmosfere tese e gli spaventosi colpi di scena di una pellicola crudele, "a metà tra l'horror gotico e il melodramma granguignolesco". Uno degli spunti centrali è il forte complesso di padre della protagonista, che le impedisce di abbandonare la casa natale e di staccarsi dal trauma vissuto in gioventù, condizionandole di fatto l'intera esistenza. Il cast è arricchito da Joseph Cotten nei panni di Drew Bayliss, il subdolo medico di famiglia, e Agnes Moorehead in quelli di Velma, la cameriera impicciona. E ci sono anche Cecil Kellaway (il bonario agente delle assicurazioni di Londra che indaga pervicacemente sull'antico delitto) e Mary Astor (la vedova dell'amante di Charlotte). Indimenticabile la canzone-tormentone – intitolata come il film – che si sente ripetutamente nel corso della pellicola, e splendida la fotografia in bianco e nero, capace di accrescere l'angoscia e la suspense così come di rendere irreale e onirica la sequenza dell'allucinazione di Charlotte. Con sette nomination agli Oscar, il lungometraggio fece segnare un record per quanto riguardava il cinema horror (poi superato da "L'esorcista", con 10 nomination, nove anni più tardi).

2 commenti:

Lakehurst ha detto...

Un film eccezionale che, mi spiace dirlo, trovo superiore anche al suo predecessore.

Christian ha detto...

Per me invece "Baby Jane" resta un gradino sopra, anche se entrambi sono davvero film bellissimi. Questo è sicuramente più spinto sul versante thriller/horror, mentre il precedente era forse più sottile dal punto di vista dell'indagine psicologica.