28 ottobre 2009

Io, Don Giovanni (Carlos Saura, 2009)

Io, Don Giovanni (id.)
di Carlos Saura – Italia/Spagna 2009
con Lorenzo Balducci, Emilia Verginelli
**1/2

Visto al cinema Eliseo.

Poeta, libertino, prete, massone, avventuriero, ebreo convertito, giramondo: Lorenzo Da Ponte ha avuto una vita movimentata e ricca di avvenimenti, e questa pellicola si sofferma soprattutto sugli anni da lui trascorsi a Vienna (dopo l'esilio da Venezia) e sulla celebre collaborazione con Wolfgang Amadeus Mozart, per il quale scrisse i libretti di tre opere fra cui appunto il "Don Giovanni", di cui il film è una sorta di making of. Il lungometraggio racconta infatti la nascita e la lavorazione dell'opera, immaginando che Da Ponte abbia scritto il libretto su suggerimento e istigazione nientemeno che del suo mentore Giacomo Casanova. Il personaggio universale di Don Giovanni è visto dunque come un alter ego di Casanova ma anche e soprattutto dello stesso Da Ponte, che ne segue le medesime orme fino a quando non si innamora di Annetta, giovane allieva del musicista salisburghese. La ragazza diventa presto la sua musa e fonte di ispirazione, al punto che (forse in maniera un po' semplicistica) numerosi eventi e situazioni della sua vita reale si ritrovano poi tradotti e trasfigurati nelle scene dell'opera lirica. Durante la visione del film, soprattutto quando sullo schermo c'è Mozart, è difficile non correre con la mente all'"Amadeus" di Milos Forman: non tanto per una somiglianza stilistica fra le due pellicole, che hanno toni e intenzioni ben diverse (quella di Saura è più leggera e teatrale, grazie anche a una messa in scena più attenta alle suggestioni estetiche che alla ricostruzione d'epoca, come testimoniano le scenografie e i fondali dipinti – che ricordano "La nobildonna e il duca" di Éric Rohmer – o la fotografia onirica ed elegante di Vittorio Storaro; e anche il carattere di alcuni personaggi è differente: Salieri, per esempio, è probabilmente ritratto qui con maggiore fedeltà storica, senza il substrato di malvagità e di gelosia che caratterizzava l'interpretazione di F. Murray Abraham), quanto perché sembra quasi che i due film siano complementari e si integrino a vicenda, come se le scene girate da Saura si svolgessero dietro le quinte di quelle di Forman (dove in effetti il personaggio di Da Ponte brillava per la sua assenza), inframmezzandole e dandone una lettura alternativa che sposta l'attenzione – e il "peso" della creazione artistica – dal solo musicista alla coppia compositore-librettista, di cui è ben descritto il rapporto professionale che evolve rapidamente in amicizia. A rafforzare la pellicola e una sceneggiatura un po' esile (e che riesce a catturare solo in parte la grandezza del lavoro mozartiano) non mancano, naturalmente, ampi estratti dall'opera: in particolare sono rappresentati quasi per intero l'incipit, l'aria del catalogo di Leporello, quella di Donna Elvira Mi tradì quell'alma ingrata, il duetto Là ci darem la mano, e naturalmente il finale con la statua del Commendatore che trascina Don Giovanni fra le fiamme dell'inferno. A fare da filo conduttore all'amore fra Lorenzo e Annetta è invece la canzone Voi che sapete, da "Le nozze di Figaro". Buono il cast, quasi tutto italiano: Lorenzo Balducci è Da Ponte, l'esordiente Emilia Verginelli è Annetta, Lino Guanciale è Mozart, Tobias Moretti è Casanova, Ennio Fantastichini è Salieri. Volti in gran parte giovani, quasi "mocciani", in grado di alleggerire la materia e rinnovarne la vitalità. Fra i momenti più curiosi e divertenti, il primo incontro fra Da Ponte e Mozart, con il compositore che suona la "Toccata e Fuga" di Bach su un organo in chiesa, e i continui battibecchi fra le due prime donne Cavalieri e Ferrarese (Cristina Giannelli e Ketevan Kemoklidze).

2 commenti:

Martin ha detto...

Sbaglio o in questo caso l'entusiasmo iniziale si è un po' raffreddato?

Christian ha detto...

Non sbagli. Subito dopo la visione era piuttosto entusiasta, poi ho riflettuto sul fatto che il mio entusiasmo era dovuto soprattutto all'argomento e alla musica di Mozart, più che alle qualità del film. Che resta piacevole, sia chiaro, ma senza bisogno di osannarlo troppo.