18 luglio 2009

Una gallina nel vento (Y. Ozu, 1948)

Una gallina nel vento (Kaze no naka no mendori)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1948
con Kinuyo Tanaka, Shuji Sano
***

Visto in DVD, in originale con sottitoli (registrato da "Fuori Orario").

La guerra è finita da qualche anno ma Shuji, il marito della giovane Tokiko, risulta ancora disperso. La ragazza vive con il figlioletto Hiroshi in una stanza in affitto, e deve fare i conti con la crisi economica e la cronica mancanza di risorse. Quando il bambino si ammala di colite, pur di racimolare il denaro necessario al suo ricovero Tokiko è costretta ad accettare una proposta della tenutaria Orie e di prostituirsi per una sera nella sua casa. Pochi giorni dopo il marito ritorna: dopo l'iniziale felicità, Tokiko non può fare a meno di confessargli la propria colpa. Inizialmente Shuji reagisce male e, pur comprendendo le ragioni della moglie, si dimostra incapace di perdonarla; ma dopo aver fatto visita alla casa di appuntamenti di Orie e aver conosciuto un'altra ragazza, Fusako, anch'essa costretta dalla povertà a vendere il proprio corpo, inizia a cambiare atteggiamento. Dopo un aspro confronto, i due coniugi decidono di mettere una pietra sul passato.

La seconda pellicola girata da Ozu nel dopoguerra è un melodramma piuttosto atipico per lui, colma com'è di situazioni aspre e di scene forti (per esempio il litigio fra Shuji e Tokiko nel quale l'uomo spinge la donna giù dalle scale, forse la sequenza più "violenta" mai apparsa in un film del regista giapponese). Forse questo si spiega con il fatto che non si tratta di una sceneggiatura originale ma di un adattamento da un romanzo di Shiga Naoya, il cui intreccio peraltro è stato ridotto all'osso. Risulta chiaro, comunque, il messaggio che Ozu rivolge a un paese ancora scosso dalla conclusione della guerra: meglio dimenticare gli errori del passato e cominciare a pensare seriamente al futuro e alla ricostruzione, una filosofia in linea con quella dell'accettazione serena del proprio destino che diventerà sempre più il cardine delle opere del regista. Molto bello, come sempre, lo scenario che circonda i personaggi, in questo caso composto da baracche di legno sovrastate da un immenso acquedotto e dalle molte gru che testimoniano dei numerosi cantieri aperti in città. Fra le scene migliori c'è quella di Shuji nella casa di appuntamenti in compagnia di Fusako, mentre dalle finestre aperte giungono i canti innocenti degli alunni di una scuola elementare. La pellicola appare quasi divisa in due parti: la prima, incentrata esclusivamente su Tokiko, è dominata da toni cupi e da una fotografia scura; la seconda, dove la macchina da presa segue invece prevalentemente Shuji, è più illuminata e contrastata. In ogni caso si tratta di un film minore e "di passaggio": dalla pellicola successiva, "Tarda primavera", comincerà la collaborazione fissa con lo sceneggiatore Kogo Noda e l'ultima fase della carriera di Ozu, forse meno acclamata nell'immediato (d'altronde anche in Giappone stava per esplodere la nouvelle vague) ma oggi più celebre e rinomata.

5 commenti:

marco c. ha detto...

ho appena ri-visto il gusto del sakè. mi ha lasciato un po' dubbio: perchè è così famoso?(senza ironia)

Christian ha detto...

"Il gusto del sakè", oltre che per la consueta delicatezza e sensibilità nel descrivere sentimenti, legami famigliari, obblighi sociali, ecc., è famoso sia per essere l'ultimo film di Ozu che per essere quasi un remake di "Tarda primavera" (che io preferisco). Se invece ti riferivi a Ozu nel suo complesso, beh devo dire che è un regista che più lo conosci e più lo apprezzi: io consiglio una full immersion di una decina di suoi film in breve tempo!

Martin ha detto...

Io me li sto vedendo piano piano, 6 finora, ma ti assicuro che la grandezza di Ozu viene fuori lo stesso.
Poi non è detto che possa piacere a tutti, anche se personalmente trovo il suo cinema una delle massime espressioni della settima arte, oltre a una delle più personali.
I motivi li spieghi bene tu, almeno i principali.

marco c. ha detto...

grazie. ho intenzione di procurarmi sia tarda primavera che viaggio a tokyo.
mi pare siano i suoi lavori migliori, almeno così mi dicono.
un saluto a tutti gli utenti di questo ottimo blog

Christian ha detto...

Martin: Sono contento che ti piaccia! Riguardo al ritmo con cui guardare i suoi film, lo so che a te piace centellinare le cose belle! ^^

Marco: Sì, sono considerati fra i migliori, ma più che altro sono fra i più conosciuti in occidente. "Tarda primavera", in particolare, è forse il mio Ozu preferito. Saluti anche a te!