11 giugno 2009

I gatti persiani (B. Ghobadi, 2009)

I gatti persiani (Kasi az gorbehaye irani khabar nadareh)
di Bahman Ghobadi – Iran 2009
con Ashkan Koohzad, Negar Shaghaghi
***

Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Con questa bella pellicola di denuncia, Ghobadi – già autore de "Il tempo dei cavalli ubriachi" – porta lo spettatore nel mondo della musica underground in Iran, un sottobosco abitato da musicisti costretti a vivere in clandestinità e lontano dai riflettori, visto che corrono costantemente il rischio di essere arrestati anche quando seguono semplicemente la propria passione e fanno di tutto per non contravvenire alle leggi o alla morale islamica. I protagonisti sono due giovani interpreti di indie rock, Ashkan e Negar, che sognano di scappare all'estero per partecipare a un concerto a Londra e sfuggire finalmente alla censura del regime. Il simpatico maneggione Nader si offre di aiutarli e di procurare loro visti e passaporti (naturalmente falsi), mentre per ottenere dalle autorità il permesso di espatriare dovranno prima costituire un gruppo più numeroso. Comincia così un viaggio alla ricerca di nuovi membri fra le strade e le periferie di Teheran, un viaggio che porta lo spettatore a contatto con cantanti, suonatori e musicisti di ogni tipo, tutti però accomunati dall'amore per la musica e per la sua valenza liberatoria, ma anche dalla cautela e dal terrore di attirare troppo l'attenzione dei vicini o della polizia. Ogni genere musicale sembra rappresentato, dal rap all'heavy metal, dal folk al blues. Il film è semidocumentaristico e guardandolo può sorgere spontaneo un paragone con "Buena Vista Social Club", nonostante il contesto sia decisamente diverso. Ottima la regia, vivace e multiforme: a ciascuna delle band e dei musicisti è dedicato un inserto che si rivela un vero e proprio videoclip, con immagini che mostrano i volti della gente comune nelle strade, le luci della città, le case e i mezzi di trasporto, l'Iran più moderno e quello delle tradizioni più arretrate. Nel complesso un film coraggioso (anche Ghobadi, naturalmente, è stato costretto a lavorare in clandestinità: pare che per girare in esterni abbia dovuto spesso corrompere i poliziotti, a volte anche regalando loro dvd piratati fra cui quelli dei suoi film precedenti) e lontano anni luce dalla cinematografia iraniana "da festival" cui ero abituato. Il titolo originale dovrebbe significare "Nessuno conosce i bravi musicisti iraniani", quello inglese recita "No one knows about persian cats".

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tempo dei cavalli ubriachi...
brutti momenti.

nickoftime ha detto...

Ne avevano parlato come di uno dei film rivelazione all'ultimo Cannes e d il tuo giudizio mi pare confermare questo trend

Christian ha detto...

Dan: in effetti era un po' pesantino...

Nickoftime: sì, finora è il film che mi è piaciuto di più nella rassegna.

Anonimo ha detto...

Il tempo dei cavalli ubriachi non l'ho gradito non a causa della pesantezza, ma perché sfodera talmente tanta retorica gratuita da lasciare esterrefatti! Ogni tanto in Iran, càpitano film del genere...

Cineblob ha detto...

sottoscrivo in pieno! io l'ho visto in anteprima a firenze e sono finito a bere con Ghobadi :)

Christian ha detto...

Beato te! :-P
Devo confessare che quando l'ho visto, ormai quasi un anno fa, non pensavo che sarebbe uscito regolarmente nelle sale in Italia: per una volta i distributori mi hanno stupito in positivo.