15 maggio 2009

Ultimo domicilio conosciuto (J. Giovanni, 1970)

Ultimo domicilio conosciuto (Dernier domicile connu)
di José Giovanni – Francia/Italia 1970
con Lino Ventura, Marlène Jobert
***

Visto in divx, con Marisa.

L'esperto e decorato ispettore Leonetti, trasferito in un commissariato di periferia per aver pestato i piedi a un "potente", e la giovane ausiliaria Jeanne, al suo primo incarico, devono rintracciare in pochi giorni un importante testimone in un processo per omicidio, che si è reso irreperibile da anni e che sembra svanito nel nulla. L'indagine – snervante e minuziosa – andrà a buon fine, ma le conseguenze saranno amare. È il primo film di Giovanni che vedo, su consiglio di Ale: si tratta di un poliziesco insolito, tutto incentrato su una lunga caccia all'uomo in una Parigi caotica e mastodontica che sembra inghiottire le persone e le loro storie senza lasciarne traccia. Più che per la trama gialla, in fondo lineare e schematica (ma il finale dona spessore a tutta la vicenda), la pellicola merita di essere vista per la regia tesa e dettagliata, aiutata da un montaggio efficace; per la bella colonna sonora, che accompagna con ostinazione spostamenti e interrogatori; e soprattutto per la caratterizzazione dei due personaggi principali, antitetici e complementari: il granitico detective è ormai stanco e disilluso, talmente inserito nel sistema da non essere più in grado di ribellarsi alle sue storture, mentre la giovane volontaria, inizialmente ricca di speranze e di entusiasmo, si lascia coinvolgere dal lato più umano dell'indagine ma deve poi fare i conti con la manipolazione e il cinismo della propria professione. Anche per questo motivo, i due – che nel corso dell'indagine si avvicinano gradualmente l'uno all'altra – non potranno che respingersi irrimediabilmente.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Christian! Mi fa molto piacere leggere questa recensione. Come al solito badi al sodo e cogli il nocciolo della questione (il rapporto tra i due personaggi) senza arzigogoli inessenziali (specialità, invece, in cui eccelle il sottoscritto). Assai pertinente anche l'osservazione su Parigi-inghiottitoio.

Mi spiace soltanto che entrambi abbiamo lasciato fuori dalle nostre recensioni il ruolo dei malavitosi difensori di Soramon, che tallonano l'indagine di Leonetti arrivando quasi a linciarlo (in uno dei pestaggi più pesanti e squallidi che abbia mai visto).

Grazie per aver seguito il mio suggerimento e a presto!

Ale

Christian ha detto...

Grazie a te per avermelo consigliato. Presto cercherò di guardarmi qualche altro dei tanti polar di cui parli spesso nel tuo blog!
Effettivamente, oltre ai due protagonisti, in questo film ci sono tanti personaggi – i colleghi poliziotti, gli abitanti del condominio, Martin e la figlia, lo stesso Soramon e appunto i suoi sgherri... – che meriterebbero di essere sviscerati maggiormente (e dunque ben vengano i tuoi "arzigogoli", tutt'altro che inessenziali!). Uno dei pregi della pellicola è proprio quella di dare spessore ai dettagli, che contribuiscono al quadro generale e non sembrano mai messi lì per caso (persino la parte iniziale, prima che cominci l'indagine vera e propria, ha la sua importanza nel definire il protagonista e l'ambientazione).