10 marzo 2009

The wrestler (D. Aronofsky, 2008)

The wrestler (id.)
di Darren Aronofsky – USA 2008
con Mickey Rourke, Marisa Tomei
***

Visto al cinema President.

Dopo aver toccato vent'anni prima l'apice della propria carriera in un incontro ancora leggendario, il wrestler Randy "The Ram" Robinson sopravvive alternandosi fra piccoli lavori e match fra vecchie glorie in palazzetti di quart'ordine. Rimasto solo (cerca inutilmente di riallacciare un rapporto con la figlia), malandato (dopo un infarto, i medici gli hanno proibito di combattere ancora) e ancorato al passato (fra canzoni degli anni ottanta – "gli anni novanta sono stati uno schifo" – e pupazzetti e videogiochi che gli ricordano i suoi giorni di gloria), l'unica cosa che può fare è rialzarsi e continuare a combattere: in fondo il ring è l'unico posto dove The Ram non si senta rifiutato. Devastante ritratto di un personaggio crepuscolare e patetico, che cerca di sopravvivere in un mondo dove non ci sono buoni o cattivi ma solo vincenti o perdenti e dove la solitudine è il peggior nemico, il film non offre facili scorciatoie o concessioni alla retorica e al sensazionalismo (anche se le sequenze melodrammatiche con la figlia le ho mal digerite). Aronofsky contribuisce al buon risultato tenendo parzialmente a freno il suo stile ruffiano e mettendosi per una volta completamente al servizio del personaggio, restandogli continuamente attaccato, seguendolo da vicino ma anche riprendendolo spesso di spalle, come a non voler svelare del tutto le sue espressioni mentre avanza lungo il cammino della vita (evidenti le similitudini fra l'ingresso nelle arene sportive e quello al bancone del supermercato); Rourke, di suo, ci mette invece il viso disfatto, la pelle lacerata e una recitazione intensa e sincera, anche se tutta corporea (motivo per il quale non me la sento di dar torto ai giurati dell'Academy che hanno preferito assegnare l'Oscar a un'interpretazione più completa come quella di Sean Penn in "Milk"), riuscendo però a tirar fuori dalla sua "carne maciullata" anche sorrisi e lacrime. Magnifiche certe battute (come quelle sul film "La passione di Cristo") e divertenti i momenti in cui i wrestler si accordano nel backstage sulle mosse da eseguire. Ma anche se tutto è finto, il sangue e le ferite sono veri. Complimenti infine alla quarantacinquenne Marisa Tomei, brava e coraggiosa nei panni dell'amica-spogliarellista alla quale Randy si appoggia come possibile ancora di salvezza: fra i due personaggi, entrambi sul viale del tramonto nelle rispettive carriere, c'è più di un parallelismo. Il Leone d'Oro al festival di Venezia è senza dubbio meritato: ma quanto è dipeso dalla mediocrità degli altri film in concorso?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Io penso invece che la sequenza con la figlia abbia una valenza ben precisa. Randy, quando si accorge che non può più vivere sul ring (a causa dell'infarto), si decide a cominciare a vivere davvero la sua vita e dunque cerca di riallacciare un rapporto con la figlia e di provare ad esprimere i suoi sentimenti alla spogliarellista di cui si è innamorato. Sarà proprio il fallimento di questi due tentativi di vivere una vita "normale" a condurlo poi a fare la sua scelta finale. Io l'ho letta così almeno...

P.S.: Grazie per avermi linkato!!
Ale55andra

Christian ha detto...

Con la tua lettura sono d'accordo, naturalmente: il significato di quelle sequenze è proprio quello che indichi. Però non mi è piaciuto come sono state scritte le scene con la figlia (oppure non ho gradito la recitazione dell'attrice, non saprei). Mentre quelle con la spogliarellista mi sono sembrate belle, naturali e realistiche, anche nel modo in cui lei lo "rifiuta", quelle con la figlia mi sono parse gridate, melodrammatiche, "finte", e non in linea con il resto del film (che resta bellissimo).
C'è da dire poi che il modo in cui Randy si rapporta alla figlia e alla spogliarellista è ben diverso. Proprio il personaggio di Marisa Tomei è quello più affine al protagonista, nonché l'unico che, nel finale, cerca in quale modo di recuperare un contatto con lui. Con la figlia, in fondo, Randy non ha proprio nulla in comune. E infatti all'inizio non aveva nemmeno pensato di ricontattarla: è Cassidy che gli suggerisce di farlo.

Ciao! ^^

Anonimo ha detto...

A margine del film mi viene da ridere pensando a certi critici..ed anche a certa gente che sembra aver scoperto solo ora l'immenso talento di Mickey..bastava vedere Francesco di liliana Cavani..forse la sua miglore interpretazione..per rendersene conto..d'altronde succede sempre cosi'ai belli e famosi...Dillon, Deep e Pitt ad esempio hanno dovuto scontare il prezzo della loro bellezza prima di essere considerati..Rourke aveva aggiunto anche una certa arroganza..aveva sputato nel piatto in cui mangiava e recitato in brutti film che però erano privi di quella piaggeria che piace tanto a certe combriccole...per cui vai di damnatio memoriae...una mancanza di obiettività quella di non saper distinguere tra vicende personali e valore artistico che la dice proprio lunga...

NICKOFTIME

Christian ha detto...

Credo di aver visto pochissimi film con Mickey Rourke. A memoria soltanto "Angel Heart" e "Sin City" (più qualche altra pellicola in cui interpretava ruoli minori, come "Buffalo '66" o "La vendetta di Carter")... Anche per questo motivo non ho, né ho mai avuto, un'opinione precisa su di lui, nel bene e nel male, e giudico questo film (e la sua interpretazione) di per sé, per quello che si vede sullo schermo, senza riferimenti o paragoni con la sua storia passata.

Anonimo ha detto...

Ovviamente il mio era un discorso generale....molti hanno parlato di rinascita mentre quando Rourke era.. nato..lo snobbavano.
Trovo giusto che si giudichi l'interpretazione in quanto tale, senza alcun riferimento esterno...

Tra i film da non perdere oltre a Francesco ci sono:

Rumble fish di FFCoppola
L'anno del dragone di M.Cimino
Il papa di Greenwich Village di S.Rosemberg
Brivido caldo (cameo) di LKasdan
Eureka di.......
....e poi Homeboy che è praticamente The Wrextler ambientato nella Box: Rourke scrisse la sceneggiatura e poi lo fece dirigere al direttore della fotografia di Angel Heart tale M Serafin...la trama è praticamente identica ed è strano che nessuno l'abbia fatto notare. Rourke per aderire al personaggio del pugile menomato dai pugni recita per tutto il film con la bocca storta per simulare una paralisi della faccia (cosa che a Rourke eèsuccessa veramente)...l'unica differenza con The wrextler era il fisico che allora era tiratissimo.

Un saluto
NICKOFTIME

Anonimo ha detto...

E non dimentichiamo la stupenda interpretazione "en travesti" nel piccolo gioiello di Steve Buscemi "Animal Factory" ;)

Saluti

Ale

Luciano ha detto...

Anche a me è piaciuto moltissimo il rapporto tra Randy e Cassidy. La Tomei (sempre più bella) ha tenuto testa a Rourke egregiamente. Il suo personaggio ha dato profondità al film conferendogli un sapore particolare, una espressività dinamica notevole. Un bel film.

Christian ha detto...

C'è una scena, quella in cui la Tomei entra sul palcoscenico per ballare, in cui è ripresa di spalle esattamente come Rourke: direi che la scelta sottolinea come il rapporto fra i due personaggi sia fondamentale nell'economia del film. E non dimentichiamo la sua "sparizione" alla fine, quando Rourke la cerca con lo sguardo, senza trovarla, prima di gettarsi nella lotta.
Ciao!

Giovanni ha detto...

Film tosto, non lascia speranza, ai margini della società (oppure una rappresentazione di una buona fetta della società americana?!).

Uomini "gladiatori" star e schiavi del palcoscenico - ma il tema principale è quello della profonda solitudine: di affetti, di principi e di valori tra cui scelgliere e dare una priorità.

A tratti mi ricordava la desolazione di un quadro di Edward Hopper... no, la società americana non mi ispira per nulla!!!

Giovanni

Christian ha detto...

L'America è il paese delle contraddizioni, crea miti (di cui ha disperatamente bisogno, forse più di ogni altra nazione al mondo) e poi li fa cadere, pronta a sostituirli con miti sempre nuovi. E i film che ne mostrano il declino, come questo, sono preziosi e rivelatori.