12 febbraio 2009

Revolutionary Road (Sam Mendes, 2008)

Revolutionary Road (id.)
di Sam Mendes – USA 2008
con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet
***

Visto al cinema Colosseo, con Hiromi.

La crisi di una giovane coppia nell'America borghese degli anni cinquanta: dall'esterno la famiglia di Frank e April sembra perfetta e ideale, all'interno invece dominano l'insoddisfazione e il malessere, e le contraddizioni non tardano a venire alla luce. La presenza della coppia DiCaprio-Winslet (entrambi si confermano attori straordinari) non può, naturalmente, non far pensare a "Titanic": forse, se Jack e Rose fossero entrambi sopravvissuti al naufragio e si fossero sposati, sarebbe andata così (e ironicamente, avrebbero desiderato di far ritorno in Europa). C'è dunque un filo rosso che cinematograficamente unisce i due attori in un periodo a cavallo fra la nascita del Sogno Americano e la sua morte, o meglio la sua realizzazione: ma se quest'ultima può soddisfare chi non cerca altro nella vita che una bella casa nei sobborghi, due figli e un lavoro sicuro, non può che stare stretta a chi aspira sempre a qualcosa di meglio, a chi vuole realizzarsi in maniera ancora più libera e individualistica, perché ritiene – a torto o a ragione, per consapevolezza o per autoconvincimento – di essere "diverso", a costo di inseguire fantasie immature (una Parigi che esiste solo nell'immaginazione) pur di uscire da una realtà (il lavoro, la maternità) che non si vuole affrontare. E solo un matto è capace di vedere e di dire la verità. Il ritratto dei personaggi è impietoso: dei due, April è quella più fragile e destinata ad autodistruggersi, mentre Frank – complice una gratificazione sul lavoro – riesce a "rientrare nei ranghi" (o, se vogliamo, ad adeguarsi alla mediocrità) appena in tempo. Il parallelo soltanto simbolico con il "Titanic" è rafforzato dalla presenza di Kathy Bates (Molly l'inaffondabile) e dalla scena in cui la Winslet si apparta con un amante occasionale all'interno di un'automobile. Ma il contesto storico, psicologico, esistenziale e sociale, naturalmente, è del tutto diverso e accomuna semmai il film alle molte pellicole che tratteggiano le crisi di quegli anni (il primo titolo che mi viene in mente è "Lontano dal paradiso"). Straziante la scena in cui April confessa a Frank di non provare più niente nei suoi confronti. Il miglior film di Mendes finora, un regista che non amo particolarmente ("American Beauty" l'ho detestato, "Era mio padre" mi ha lasciato indifferente, "Jarhead" non l'ho visto).

8 commenti:

Anonimo ha detto...

un grandissimo film neoclassico
è piaciuto anche a me, e non poco
(a differenza tua però io amo molto il cinema di mendes, abbastanza in toto, anche se era mio padre ha lasciato indifferente anche me)

Christian ha detto...

In effetti sono andato a vederlo solo per la presenza della coppia DiCaprio/Winslet, perché da Mendes non mi aspettavo niente. A questo punto proverò a recuperare "Jarhead" e magari fra qualche anno mi farò del male e mi rivedrò anche "American beauty"...

Anonimo ha detto...

condivido.
il generalmente bistrattato jarhead è forse il suo migliore, per me. ad american beauty ho voluto male anche io.

Christian ha detto...

Okay, allora lo recupero.

Anonimo ha detto...

Sono rimasto deluso: per decostruire il sogno americano ed in particolare la possibilità di un amore, Mendes destabilizza la percezione stessa del romanticismo al cinema, e cioè la coppia Titanica Di caprio/Winslet e poi ci aggiunge un pezzo da novanta come il quest'anno onnipresente Roger Deakins (a proposito io tifo Tom Stern per l'oscar fotografico...sarebbe ora). Deleghe intelligenti ed anche necessarie ma supportate da una regia di puro decoupage...alla fine mi sembra un opera che il regista sembra lui per primo non sentire...
nickoftime

Christian ha detto...

La regia mi è sembrata adeguata (ripeto che comunque Mendes non mi dice granché), così come la fotografia, ma direi che questo è un caso di film dove il vero valore sta nella sceneggiatura. A me è piaciuto per il coraggio/l'idea di voler mostrare come in fondo il "romanticismo" hollywoodiano, se calato in un'ipotetica realtà fatta di conformismo o di obblighi sociali, non abbia nessuna speranza di sopravvivere. Non a caso non ci sono concessioni a moduli classici del cinema americano come il lieto fine, il riscatto, la riconciliazione... In quest'ottica, aver scelto la coppia DiCaprio/Winslet (simbolo, come dici anche tu, di questo romanticismo) è stato davvero geniale.

Anonimo ha detto...

Anche per me è il miglior Mendes fin'ora, segue Era mio padre e poi American beauty. Anche io devo ancora vedere Jarhead. Comunque a me il film è piaciuto veramente moltissimo.
Ale55andra

Christian ha detto...

Siamo in sintonia, allora! ^^