20 febbraio 2009

Boudu salvato dalle acque (J. Renoir, 1932)

Boudu salvato dalle acque (Boudu sauvé des eaux)
di Jean Renoir – Francia 1932
con Michel Simon, Charles Granval
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Visto in DVD, con Marisa.

Il libraio Edouard salva dall'annegamento il barbone Boudu, che si era gettato nella Senna, e lo ospita a casa sua dove vive con la moglie (una strepitosa Marcelle Hainia) e la giovane cameriera (Sévérine Lerczinska). L'eccentrico e imprevedibile vagabondo metterà a soqquadro la vita della famiglia, portando il caos e l'anarchia all'interno dell'ordinato mondo borghese che lo ha accolto: ma alla lunga la sua presenza catalizzerà quel cambiamento che in fondo tutti i personaggi agognavano. Come uno scatenato Dioniso che invade senza freni il mondo di Apollo (quella della mitologia greca è una metafora insistita che spunta a più riprese, a partire dalla scena iniziale in cui il libraio è visto come un satiro che insidia la domestica/ninfa), il clochard sporca la casa, infastidisce tutti, importuna la cameriera, ostacola il corteggiamento del padrone di casa a quest'ultima, risveglia le voglie sessuali della moglie, costringe ciascuno a ripensare alla propria esistenza. E proprio quando – grazie a un'improvvisa e inaspettata ricchezza – sembra che possa finalmente integrarsi nella società, sceglie di rinunciare a tutto e di riprendere la sua vita da senzatetto. Come ha commentato Jean Douchet, "Il caos deve far visita all'ordine e mettere tutto sottosopra. L'ordine viene arricchito da questa confusione temporanea, ma il caos deve poi tornare al proprio mondo". Dietro l'apparenza di una farsa comica e leggera, tutto il film è un potente elogio della libertà dalle convenzioni morali e sociali, girato con delicatezza e una grande umanità che fa il pari con lo stile moderno e all'avanguardia: Renoir sfrutta al meglio i movimenti di macchina e i campi lunghi (la passeggiata di Boudu per Parigi, ripresa con il teleobiettivo), il paesaggio naturale (magnifico il finale lungo il fiume) e le scenografie in interni. Alcuni elementi sembrano anticipare "L'atalante" di Jean Vigo: non solo per la presenza del bravissimo (e irriconoscibile) Michel Simon – e c'è anche Jean Dasté in un ruolo minore – ma anche per le immagini del fiume con le sue chiatte, per il matrimonio sull'acqua, per la colonna sonora (spesso diegetica), per la freschezza delle situazioni. Ne esiste un remake americano con Nick Nolte, "Su e giù per Beverly Hills", che non ho visto.

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