10 gennaio 2009

The Spirit (Frank Miller, 2008)

The Spirit (id.)
di Frank Miller – USA 2008
con Gabriel Macht, Eva Mendes
*1/2

Visto al cinema Plinius, con Hiromi.

Dopo aver firmato la regia di "Sin City" in collaborazione con Robert Rodriguez, Frank Miller debutta in solitario riproponendo il medesimo stile cinematografico e realizzando l'adattamento di un altro fumetto. Non suo, però: "The Spirit" era infatti una classica serie di comic book scritta e disegnata da Will Eisner negli anni quaranta, con venature autoironiche, curiose trovate grafiche, un realismo grottesco e un tocco di umanità che male si sposano con i toni più cupi e tesi che caratterizzano i lavori milleriani. Devo confessare di non aver mai letto le storie di Eisner, e quindi nel mio giudizio non posso tener conto – com'è giusto che sia – della fedeltà o meno del film al materiale di partenza, anche se di differenze pare che ce ne siano parecchie (una su tutte, lo Spirit dei fumetti – che vestiva di blu, non di nero – non aveva alcun super-potere rigenerante: era un normalissimo uomo che combatteva il crimine forte solo dell'anonimato e dell'aura di mistero attorno a sé). Però, anche come opera a sé stante, il film è noioso e delude ampiamente le attese: non soltanto si rivela tutto forma e niente sostanza, ma pure dal lato formale non presenta nulla di nuovo rispetto al dirompente "Sin City" (anzi, sembra persino fare dei passi indietro e mostrarsi meno coraggioso nel trasformare gli attori in fumetti: a parte la cravatta rossa e le scarpe bianche, non c'era altro da disegnare? Anche secondo Hiromi il film sta troppo nel mezzo e non sa decidersi se essere una normale pellicola d'azione o un cartone animato). La sceneggiatura – ahimè, dello stesso Miller – è di certo il tallone d'achille dell'intera pellicola e manca di equilibrio, passando senza coerenza da un tono all'altro e mescolando generi (noir, avventura, pulp, sexy, azione, commedia, romantico, fantascienza) senza costrutto: i momenti sdrammatizzanti spuntano fuori quando non sono attesi (con scene che non fanno ridere e che spesso risultano al limite dell'imbarazzante: vedi le gag con i cloni ciccioni – e i loro nomi, se è per questo –, Spirit che fa acrobazie in mutande o che parla con i gatti, Eva Mendes che si fotocopia il sedere) e non riescono a salvare un soggetto non proprio memorabile e dei personaggi bidimensionali. Il protagonista, a parte alcuni tratti curiosi per un supereroe (è un donnaiolo impenitente), quando è in azione sembra una brutta copia di Batman o del Daredevil dello stesso Miller. Insoddisfacente il cast: i migliori sono quelli che recitano sopra le righe, come Samuel L. Jackson nei panni dello scienziato criminale Octopus. C'è anche una lunga serie di donnine sexy (che cosa ci faccia Scarlett Johansson in mezzo a loro, comunque, resta un mistero). Fra le cose che salverei ci sono alcuni passaggi prettamente milleriani (vedi il monologo sul rapporto del protagonista con la città) e altri così surreali da risultare camp (come la sequenza in cui Octopus si veste da gerarca nazista, per quanto non abbia senso). La colonna sonora, infine, è assolutamente anonima, con un tema musicale che sembra copiato dal "Batman" di Tim Burton.

4 commenti:

Francesco Dongiovanni ha detto...

l'ho trovato un film veramente insulso...ho dissuaso chiunque conosca dall'andarlo a vedere...brrrrrrrrrrr...

Luciano ha detto...

Non l'ho ancora visto e non so cosa fare...

marco c. ha detto...

basta film tratti da supereroi!
B-A-S-T-A!!!
sono il cinepanettone americano

Christian ha detto...

bandeàpart: come darti torto?

Luciano, secondo me anche i film brutti vanno visti e comunque ti danno qualcosa...

marco: anche se è vero che ultimamente il genere supereroistico sembra un po' inflazionato (ma quest'anno, a fronte di film brutti come "Hancock" o non imprescindibili come "L'incredibile Hulk" ci sono state anche ottime pellicole come "Iron Man" e "Il cavaliere oscuro"), devo dire che sono felice che gli sviluppi della CGI e degli effetti speciali rendano ormai possibile quello che un tempo sembrava un miraggio, ovvero vedere sullo schermo versioni credibili in carne e ossa dei personaggi dei fumetti: da grande appassionato di comics provo una soddisfazione particolare nel vedere incarnazioni cinematografiche di personaggi di cui in passato ho letto le storie con avidità.