5 gennaio 2009

Ombre rosse (John Ford, 1939)

Ombre rosse (Stagecoach)
di John Ford – USA 1939
con John Wayne, Claire Trevor
****

Rivisto in DVD, con Martin.

A bordo della diligenza che deve attraversare il territorio minacciato dagli Apache del terribile Geronimo, oltre al postiglione Buck (Andy Devine) e allo sceriffo Curly Wilcox (George Bancroft), ci sono anche Ringo, un fuorilegge accusato ingiustamente di omicidio e in cerca di vendetta (John Wayne); Dallas, una prostituta scacciata dalla città (Claire Trevor); Doc Boone, un medico alcolizzato (Thomas Mitchell); Lucy Mallory, la moglie incinta di un ufficiale dell'esercito (Louise Platt); Hatfield, un giocatore d'azzardo di lei invaghito (John Carradine); Henry Gatewood, un banchiere disonesto in fuga con il denaro della sua cassaforte (Benton Churchill); e il signor Peacock, un pavido e insignificante commerciante di liquori (Donald Meek) di cui tutti continuano a dimenticare il nome. Senza la scorta della cavalleria, il gruppo dovrà superare numerose traversie prima di giungere a destinazione a Lordsburg, dove Ringo potrà finalmente affrontare i suoi nemici. La celebre sequenza dell'attacco degli indiani (che nell'edizione italiana dà anche il titolo alla pellicola, uno dei pochi casi in cui quello nostrano è anche migliore dell'originale), in realtà non dura più di dieci minuti: ma il montaggio, le inquadrature (famosa quella da sotto la diligenza), gli stunt, la dinamicità e la tensione la rendono indimenticabile. Non che il resto del film sia da meno, con l'antitesi fra lo spazio chiuso della carrozza e l'ampiezza degli orizzonti esterni, con la grande umanità dei personaggi e la sceneggiatura che vuole gli elementi ripudiati dalla società (il fuorilegge, la prostituta, il medico ubriaco) risultare molto più utili di altri nel momento del bisogno: la loro non è tanto una riabilitazione (tranne forse nel caso del dottore), quanto la dimostrazione dell'assurdità dei pregiudizi, un atto d'accusa contro l'emarginazione e l'ipocrisia sociale (emblematica, al riguardo, la scena in cui proprio il "rispettabile" banchiere viene arrestato con le manette destinate al fuorilegge).

Il soggetto è adattato da un racconto di Maupassant, "Boule de suif", che ha ispirato anche "Oyuki la vergine" di Kenji Mizoguchi. Messaggio sociale a parte – ma le dicotomie fra i personaggi sono numerose: di natura legale (sceriffo/fuorilegge), morale (prostituta/donna perbene), politica (unionista/confederato), caratteriale (coraggioso/pavido), ecc. – il film è un capolavoro anche come opera di puro intrattenimento. Credo che nessuna pellicola sia più adatta a rappresentare nella sua totalità il cinema western classico: il microcosmo dei personaggi a bordo della diligenza sembra davvero un campionario degli archetipi del genere. E per non farsi mancare niente, nel film ci sono anche messicani, indiani, stazioni di posta, saloon, villaggi bruciati, guadi, un duello nella main street cittadina e naturalmente gli splendidi scenari naturali della Monument Valley, dove Ford girava per la prima volta (e mai nome fu più azzeccato: alcune conformazioni rocciose sembrano davvero castelli o cattedrali). Alcune curiosità: nell'edizione italiana, tutti i nomi di persona sono curiosamente in versione "autarchica" (Carlo, Filippo, Enrico, ecc.). La combinazione di carte che l'avversario di Ringo sta giocando al tavolo da poker prima del duello è la cosiddetta "mano del morto" (una doppia coppia di assi e otto), ovvero quella che secondo la leggenda aveva in mano Wild Bill Hickok prima di essere colpito alle spalle dal suo assassino. Oltre ad aver trasformato istantaneamente John Wayne in una star, "Ombre rosse" è stato anche il primo western sonoro di Ford. Personalmente non è uno dei miei registi preferiti, ma non ho il minimo dubbio nell'etichettare questo film come un capolavoro assoluto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Capo d'opera indubbio.

PS: merita l'acquisto il DVD?

Christian ha detto...

Il DVD merita per il valore del film e perché costa poco. Non è una copia restaurata, l'immagine ha qualche difetto qua e là, ma comunque si può vedere.

Anonimo ha detto...

Perfetto.

gparker ha detto...

anche una delle più grandi entrate in scena che si ricordino con quel carrello in avanti e Wayne che muove il fucile, puro dinamismo.

Christian ha detto...

Sì, quel carrello è così rapido (per l'epoca) che l'inquadratura per un attimo va anche fuori fuoco.