1 ottobre 2008

Accattone (Pier Paolo Pasolini, 1961)

Accattone
di Pier Paolo Pasolini – Italia 1961
con Franco Citti, Franca Pasut
***1/2

Rivisto in VHS, con Marisa.

Il bel film d'esordio di Pasolini, se da un lato sembra debitore del neorealismo italiano (la descrizione non edulcorata della miseria e della piccola delinquenza, lo sfondo delle desolate periferie di Roma, la fotografia in bianco e nero di Tonino Delli Colli), dall'altro si pone nel solco di una poetica del tutto personale, la stessa che l'autore portava avanti con le sue opere letterarie come i romanzi "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta", ambientati fra la gioventù sottoproletaria delle borgate romane e capaci di dare voce (anche attraverso l'uso della parlata dialettale) a fasce di popolazione che il cinema e la letteratura sembravano voler ignorare perché troppo squallide, umili oppure scomode in un periodo storico dominato dalla piccola borghesia che stava "ricostruendo" l'Italia e che mal sopportava di veder elevati a protagonisti di opere d'arte i reietti e gli "scarti" della società. Il protagonista Vittorio, chiamato da tutti "Accattone" (soprannome che lui stesso sfoggia orgogliosamente: "Di Vittorio ce ne sono tanti, di Accattone uno solo"), si vanta di non aver mai lavorato nella propria vita. Trascorre le giornate in strada o al bar in compagnia di amici della stessa risma e si mantiene facendo il "pappone", sfruttando Maddalena, una prostituta: quando questa verrà arrestata, cercherà di mettere sulla stessa strada anche la più ingenua Stella, della quale finirà forse per innamorarsi. Il proposito di trovarsi un lavoro "onesto" durerà una sola giornata: dopo un inquietante sogno premonitore, morirà in un incidente in seguito a un tentativo di rapina, e le sue ultime parole saranno: "Mo' stò bene". Più che sulla trama, la pellicola punta tutto sulle atmosfere e sullo scenario di una Roma che sembra uscita da poco dalla guerra, fra case diroccate, discariche abusive, campi incolti, strade dissestate e quartieri poveri non ancora raggiunti dal boom economico i cui frutti si intravedono sullo sfondo, sotto forma dei primi condomini e casermoni di cemento. In un mondo che poggia le proprie fondamenta sulla miseria e la prostituzione, Accattone e i suoi compari cercano di mantenersi a galla fra scherzi e scommesse, lavori malpagati e bighellonaggio, mentre i loro canti popolari e gli stornelli in romanesco si intrecciano con la musica "religiosa" di Johann Sebastian Bach che sembra voler nobilitare un mondo privo di Dio ed esistenze senza un futuro (l'uso della musica classica in un contesto così povero mi ha ricordato quello che farà Kiarostami nei suoi film iraniani). Bernardo Bertolucci (che l'anno seguente avrebbe esordito a sua volta filmando un soggetto di Pasolini, "La commare secca") figura come aiuto regista e forse ha contribuito all'impronta tecnica del film, visto che PPP era un assoluto neofita della macchina da presa: per sua stessa ammissione, la decisione di dedicarsi all'attività di regista cinematografico era nata per esprimersi "in una tecnica diversa, di cui non sapevo nulla e che imparai in questo primo film". Certo, il linguaggio cinematografico è spesso "sgrammaticato" (eccesso di primi piani statici, montaggio confuso, inquadrature e "salti" da film muto) ma il risultato è eccellente, crudo e realistico. Anche per questo motivo non mancarono violenti polemiche da parte di politici e di benpensanti, che osteggiarono in ogni modo il film: "Accattone" fu la prima pellicola, nella storia del cinema italiano, a essere vietata per decreto ai minori di 18 anni (all'epoca la normativa prevedeva al massimo il divieto ai minori di 16 anni).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cinquemila stelle per "Accattone"!

Christian ha detto...

Le stelle sono tante, milioni di milioni... ^^

Ribadisco comunque che le mie stelline NON rappresentano un voto al film, come per il Mereghetti, ma solo un indice del mio rapporto "personale" e soggettivo con la pellicola. Spesso le cambio dopo ogni nuova visione dello stesso film, e dipendono anche dalle condizioni ambientali, dal mio stato d'animo, ecc.

Voi ignoratele: è meglio! ^^

Anonimo ha detto...

Sì, certamente, non intendevo criticare il giudizio! Volevo soltanto esprimere grande ammirazione per il film.

gparker ha detto...

si grandioso, anche a me è capitato di rivederlo da poco e mi trovo in disaccordo con te quando affermi che sembra debitore al neorealismo. Io non ci trovo assolutamente niente di neorealistico, nemmeno un fotogramma, manca totalmente quella visione di individuo e di società che caratterizzava il cinema della liberazione. Manca totalmente quel semidocumentarismo e quel rigore incredibile, Pasolini applica uno stile liberissimo che fonde programmaticamente poesia e naturalismo ma in nessun caso "realismo", anche perchè la sua realtà a differenza di quella neorealista era di nicchia, una sparuta minoranza in questo più simile ai film (opposti) di Visconti.

Christian ha detto...

Non pensavo tanto all'aspetto stilistico (d'altronde PPP era un autodidatta che non si ispirava a chi lo aveva preceduto), quanto piuttosto ai personaggi, ai temi trattati, all'ambientazione urbana, alle riprese in esterni, all'uso di attori non professionisti... Insomma, qualche punto in comune mi pare che ci sia, anche se alla fine l'etichetta "neorealismo" su questo film non ce la metto nemmeno io, e sono d'accordo con la tua definizione di fusione fra poesia e naturalismo. Ciao e grazie del commento.

M.S. ha detto...

solitamente amo pasolini (regista) come il mal di pancia, ma accattone mi era piaciuto quando lo vidi.

Zonekiller ha detto...

"Teorema", "Porcile", "Accattone", "Mamma Roma", "Comizi d'amore", "Salò" rendono più attuale (e deflagrante) Pasolini di qualsiasi regista del Neorealismo italiano

Christian ha detto...

Mario: cos'altro hai visto? Secondo me "Mamma Roma" e "Il Vangelo secondo Matteo" sono anche migliori di questo.

Zonekiller: c'è però da tener conto anche che ci sono vent'anni di differenza e un contesto culturale molto diverso.

zonekiller ha detto...

Hai ragione, il paragone calza di più con i film di Buñuel...