11 settembre 2008

La signorina e la barba (Yasujiro Ozu, 1931)

La signorina e la barba (Shukujo to hige)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1931
con Tokihiko Okada, Hiroko Kawasaki
***

Visto in DVD (registrato da "Fuori Orario").

Il barbuto Okajima, campione di kendo e studente appena laureato, viene deriso dalle ragazze "moderne" per i suoi atteggiamenti antiquati e fatica a trovare lavoro a causa del suo aspetto trasandato. La timida Hiroko, da lui salvata dall'aggressione della perfida Satoko, gli suggerisce allora di radersi. Nonostante sia convinto che "tutti i grandi uomini avevano la barba" (e per dimostrarlo mostra ritratti di Lincoln, Ibsen e Marx!), Okajima segue il consiglio e la sua vita cambia subito: viene assunto e soprattutto fa innamorare di sé sia la vendicativa Satoko sia la pretenziosa Ikuko, che in precedenza l'aveva sempre snobbato. Ma il suo cuore è tutto per Hiroko. Film strano, ma parecchio gradevole: la prima parte è decisamente molto divertente, con Okajima protagonista di numerose gag comiche, alcune delle quali tra le più spudorate mai viste nel cinema di Ozu: dal buffo incontro iniziale di kendo al colloquio di lavoro (con Okajima e il capoufficio, entrambi barbuti, che compiono gli stessi movimenti, quasi allo specchio), dalle sorprendenti associazioni di idee (barba -> Lincoln -> automobile) alle situazioni "chapliniane" (Okajima che cerca di nascondere i difetti del proprio abbigliamento). La seconda parte, incentrata sulle tre "pretendenti", è invece più melodrammatica e sfocia nella duplice scena in cui prima Ikuko e poi Hiroko sorprendono Satoko in casa di Okajima. La prima fuggirà scandalizzata, la seconda avrà invece fiducia in lui e spingerà anche la "bad girl" Satoko sulla strada della redenzione. Nel film spiccano molti dei temi dell'Ozu di questo primo periodo, su tutti il contrasto fra tradizione e modernità che risulta evidente dalla caratterizzazione dei personaggi, in particolare di quelli femminili, quasi stereotipati: Hiroko è umile e "tradizionale", Ikuko è snob e raffinata, Satoko è "moderna" e poco di buono (dicotomia già vista, con solo due personaggi, in "Passeggiate allegramente!"). Sarebbe sbagliato però leggere il film in chiave esclusivamente conservatrice: Ozu, proprio con le disavventure del protagonista, mostra anche le contraddizioni e gli svantaggi sociali che nascono dal mantenere uno stile di vita troppo fedele alla tradizione in un mondo in rapido cambiamento.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedere Ozu...complimenti...li ho in casa, ma non mi attirano...ho un po' paura della lentezza...
Ciao!

Anonimo ha detto...

Vinci il timore. Ahahah!

Christian ha detto...

Zonekiller, ho spostato qui il tuo commento (e anche la risposta di Dan), perché con il film di Preminger non c'entravano molto... spero sia ok ^^.

Ti assicuro che Ozu non è certo il regista più lento della storia del cinema, ce ne sono di ben "peggio" (da Tarkovski a Tsai Ming-Liang), sempre ammesso che la lentezza sia poi un difetto. In ogni caso, se davvero hai tanti suoi film, comincia a guardarli! Più ne vedrai e più ne apprezzerai... il mio consiglio è di provare a fare una full immersion di tre-quattro titoli in pochi giorni (magari scegliendo fra i migliori del suo ultimo periodo, come "Tarda primavera", "Viaggio a Tokyo", "Buon giorno" e "Il sapore del riso al té verde", tanto per spaziare un po'), così ti abituerai rapidamente al suo stile e non potrai fare a meno di apprezzarne le qualità. Ciao!

Zonekiller ha detto...

scusa l'errore nel posizionare il commento...e grazie per la dritta sul da dove cominciare...i due registi da te citati mi piacciono molto, per cui una chance Ozu se la merita davvero...
a presto!