17 settembre 2008

Il coro di Tokyo (Yasujiro Ozu, 1931)

Il coro di Tokyo (Tokyo no korasu)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1931
con Tokihiko Okada, Emiko Yagumo
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Visto in DVD (registrato da "Fuori Orario").

Nonostante proprio con questo lungometraggio Ozu cominci ad affrancarsi dai generi che avevano caratterizzato i primi anni della sua carriera, ironicamente la pellicola sembra riunire al suo interno tutte le tipologie di film che il regista aveva affrontato fino ad allora: dal gakusei-mono, il film sugli studenti, a quello sui salarymen, gli impiegati; dal cinema di denuncia sociale (shomingeki), che parla di povertà e disoccupazione, a quello incentrato sui rapporti familiari. I continui cambi di registro (si passa dal comico al drammatico nel giro di pochi minuti), anziché rendere la storia poco compatta, ne accrescono l'intensità nei momenti più importanti. Anche stilisticamente il film rappresenta un punto di passaggio dai codici del cinema americano (ci sono ancora echi di Lubitsch e dei grandi comici di Hollywood) verso un approccio più personale (cominciano ad apparire stacchi, ellissi e pause più espressionistiche che motivate da esigenze narrative). La pellicola vede come protagonista un giovane che si chiama Okajima (proprio come il protagonista de "La signorina e la barba", sempre interpretato da Okada, che in altri due film di Ozu si chiamerà invece Okamoto): lo vediamo da studente ribellarsi all'autorità del professore di ginnastica e poi, da impiegato, protestare con il capufficio per l'ingiusto licenziamento di un collega. Otterrà però soltanto di essere licenziato a sua volta. Di fronte alle difficoltà della vita (la scena in cui la figlia si ammala non può non ricordare "La moglie di quella notte", fra l'altro interpretato dagli stessi attori) accetterà un lavoro umile e degradante. La moglie all'inizio se ne vergognerà, ma poi accetterà la situazione con serenità e rassegnazione. E non mancherà un lieto fine, seppur velato di malinconia: per trovare un nuovo lavoro, grazie a una raccomandazione dell'ex professore, la famiglia dovrà abbandonare Tokyo. Molti sono i temi, come detto, che anticipano "l'Ozu che verrà": su tutti, quelli delle dinamiche interne alla famiglia, del rapporto fra padri e figli, dell'umiliazione sociale e della serena accettazione del proprio destino. Fra le scene più memorabili, quella (comica) degli impiegati che si nascondono in bagno per controllare la propria busta paga, e quella (toccante) dei coniugi che nonostante la difficile situazione finanziaria si sforzano di cantare e di giocare con i bambini. Il coro che dà il titolo alla pellicola è intonato dagli ex compagni di Okajima in occasione della riunione scolastica.

Nota: l'attore protagonista, vera e propria star dell'epoca, dopo aver interpretato cinque film per Ozu (questo è l'ultimo, due sono andati perduti), morirà di tubercolosi nel 1934 all'età di soli 31 anni. Il suo ultimo film sarà "Gion matsuri" (1933) di Kenji Mizoguchi. Sua figlia Mariko Okada, nata nel 1933, diventerà a sua volta una celebre attrice e reciterà per Ozu in "Tardo autunno" e "Il gusto del sakè".

3 commenti:

Spinoza ha detto...

Grandissimo Ozu, li ho visti tutti quelli che Ghezzi ha mandato su Fuori Orario!

Christian ha detto...

Già, è un grande regista. Si dice spesso che sia "il regista preferito dai registi".

Luciano ha detto...

Se penso a tutte queste meraviglie di Ozu che mi potevo registrare su Fuori Orario...