13 giugno 2008

Le dernier maquis (R. Ameur-Zaïmeche, 2008)

Le dernier maquis
di Rabah Ameur-Zaïmeche – Francia 2008
con Abel Jafri, Christian Milia-Darmezin
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Visto al cinema Plinius, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Una serie di scenette, quasi scollegate fra loro, che vedono come protagonisti un gruppo di lavoratori legati dalla comune religione islamica e dall'origine nordafricana (lo stesso regista è franco-algerino). Mao, il capo-imprenditore, possiede un'officina per autocarri e un deposito di pallets. Quando decide di costruire una moschea all'interno della struttura, forse per ingraziarsi i dipendenti e ridurre il rischio di rivendicazioni salariali e assenteismo, alcuni dei lavoratori insorgono per non aver avuto voce in capitolo nella designazione dell'imam. Il giovane Titi, in particolare, si è appena convertito (e ha tentato di circoncidersi da solo) ma vorrebbe ricoprire lui stesso quel ruolo: organizza perciò una piccola moschea privata fra le casse del deposito, dove va a pregare con i suoi due amici più intimi. Più tardi nell'officina viene trovata una gigantesca nutria, che viene catturata e liberata in un fiume. Infine Mao decide di chiudere l'officina, scatenando l'ira dei quattro meccanici che rifiutano di convertirsi al trasporto dei pallets e per protesta impediscono l'accesso agli altri lavoratori (il titolo della pellicola significa "l'ultimo campo di resistenza" e sembrerebbe riferirsi all'ultima scena, quella nella quale i rivoltosi si barricano nel campo). Il senso e il motivo di un film come questo (specialmente per la sequenza della nutria) mi sfuggono: forse l'intento del regista, oltre a mettere in scena i vari momenti di lavoro e di preghiera (ma la sequenza nella moschea è fin troppo lunga), era quello di mostrare come la religione non sia affatto l'oppio dei popoli e non impedisca ai lavoratori di lottare per difendere i propri diritti. Una sorta di Ken Loach in chiave islamica, dunque.

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