23 giugno 2008

I Nibelunghi (Fritz Lang, 1924)

I Nibelunghi (Die Nibelungen)
di Fritz Lang – Germania 1924
con Paul Richter, Margarete Schön
***1/2

Visto in DVD, con Martin.

Kolossal spettacolare e monumentale, stilizzato e sontuoso, vera pietra miliare del cinema (e non solo di quello muto). Scritto dalla compagna di Lang, Thea von Harbou, e dedicato “al popolo tedesco”, si ispira al "Nibelungenlied" e alle saghe nordiche, anche se le avventure wagneriane e le imprese fantastiche di Sigfrido ne occupano soltanto i primi rulli, mentre in seguito il film vira verso la descrizione di passioni assolute, atti barbarici e battaglie sanguinose, con personaggi epici e archetipici le cui azioni trascendono la storia stessa. Le quasi cinque ore di lunghezza, che si dipanano con un ritmo solenne, sono suddivise in due parti quasi indipendenti (visivamente austera e rigorosa la prima, dominata dalle architetture e dalle geometrie; più dinamica e caotica la seconda, caratterizzata da distruzione e incendi) e con due protagonisti molto diversi fra loro: tanto nobile, eroico e incosciente è Sigfrido, tanto disumana, vendicativa e consapevole delle proprie azioni è Crimilde.

Prima parte – “Sigfrido” (Siegfried). Dopo aver appreso l'arte di forgiare spade dal fabbro Mime, l'eroico principe Sigfrido sconfigge un drago e si bagna nel suo sangue, diventando così invulnerabile (tranne che sulla spalla, coperta da una foglia). In seguito uccide il nano Alberico e si impossessa di un manto magico che consente di diventare invisibili e di mutare forma, ma soprattutto del tesoro dei Nibelunghi. Recatosi in Burgundia, al castello di Worms, chiede a re Günther la mano di sua sorella Crimilde. In cambio lo aiuta a conquistare la bella regina d'Islanda, Brunilde, riottosa amazzone che avrebbe sposato soltanto chi fosse riuscito a sconfiggerla in tre prove di forza e di abilità. Ma quando Brunilde scopre che a batterla non è stato Günther bensì Sigfrido, ne invoca la morte per vendicare il proprio onore. Sarà Hagen Tronje, fedele scudiero di Günther, a uccidere l'eroe colpendolo a tradimento nel suo punto debole. Ottenuta giustizia per l'affronto subito, Brunilde si suicida, mentre Crimilde giura vendetta contro Hagen.

Seconda parte – “La vendetta di Crimilde” (Kriemhilds Rache). Furiosa contro la sua stessa famiglia perché protegge Hagen Tronje, l'assassino di Sigfrido, Crimilde accetta l'offerta di matrimonio di Attila, re degli Unni, e va a vivere con lui nella steppa. Dopo avergli dato un figlio, gli chiede di invitare alla sua corte re Günther con l'intera famiglia reale e il suo seguito, in modo da avere nelle proprie mani l'odiato Hagen (che nel frattempo ha nascosto il tesoro dei Nibelunghi gettandolo nel fiume). Durante i festeggiamenti per il solstizio d'estate, gli Unni – sobillati da Crimilde – attaccano i burgundi. Per reazione, Hagen uccide il figlio di Attila, dando origine a uno scontro mortale fra le due fazioni. Günther e i suoi soldati si rinchiudono nel palazzo di Attila, che viene assediato dagli Unni. La sanguinosa battaglia si protrae fino al mattino quando Crimilde, dopo la morte di tutti i burgundi, compresi Günther e i suoi fratelli, otterrà finalmente la sua vendetta su Hagen.

Se all'inizio la pellicola, come detto, brilla per i toni fantasy (meravigliosa la realizzazione tecnica del drago, ma anche i nani che si pietrificano e il sogno di Crimilde – in animazione – sono notevoli per l'epoca), ben presto tende a distaccarsene e a trasformarsi essenzialmente nel racconto della vendetta di due donne, dapprima Brunilde e poi Crimilde. La seconda parte (in origine i due film furono proiettati separatamente), in particolare, è occupata quasi interamente dalla cronaca di un furibondo assedio dove gli elementi fantastico-avventurosi sono del tutto assenti e i medesimi personaggi visti nella parte precedente (Günther, Hagen, Crimilde) risultano trasfigurati e trasformati in simboli di passioni assolute (il coraggio, la fedeltà, la vendetta). Fra i molti punti di forza del film ci sono senza dubbio le scenografie e i costumi: imponenti e teatrali le prime, ricchi e raffinati i secondi, che mostrano influenze della secessione viennese (i mantelli di Crimilde sembrano usciti da un dipinto di Klimt), fra motivi geometrici, decorazioni animiste e contrasti di forme che risaltano grazie alla bellissima fotografia in bianco e nero. Per quanto riguarda gli attori, non può non colpire la glaciale bellezza di Margarete Schön nei panni di Crimilde, ma sono notevoli anche i ritratti che Hans Adalbert Schlettow e Rudolf Klein-Rogge danno rispettivamente dei personaggi di Hagen e di Attila. La versione che ho visto aveva i cartelli in inglese (scritti con caratteri gotici) e fortunatamente anche la bella colonna sonora originale di Gottfried Huppertz. Negli anni sessanta Lang rifiutò di farne un remake sonoro, convinto che il valore del film stesse nella potenza figurativa delle immagini e che i dialoghi avrebbero reso i personaggi ridicoli e retorici.

5 commenti:

Luciano ha detto...

Un capolavoro. E' da molto che non lo vedo e purtroppo non ne possiedo neppure una copia. Dovrò cercarmi il DVD.

Christian ha detto...

L'edizione che ho io è quella (ottima) della Kino Video: presa negli Stati Uniti, ma è region free.

Luciano ha detto...

Allora, tutta la mia invidia ;)

marco c. ha detto...

me lo devo vedere

Christian ha detto...

È un must.