19 marzo 2008

Peppermint candy (Lee Chang-dong, 1999)

Peppermint candy (Bakha satang)
di Lee Chang-dong – Corea del Sud 1999
con Sol Kyung-gu, Moon So-ri
***1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Il quarantenne Kim Yong-ho si suicida su un ponte della ferrovia (gridando "Voglio tornare indietro!") mentre sulle sponde rocciose del fiume sottostante i suoi compagni di un tempo stanno festeggiando il loro ritrovo con un picnic. Da questo punto di partenza, il film prosegue raccontando a ritroso la sua amara storia, fatta di rimpianti, di occasioni perdute e di eventi traumatici che hanno cancellato la sua innocenza e le sue passioni giovanili fino a portarlo al punto di non ritorno. Con una serie di flashback che scavano sempre più lontani nel tempo (proprio come "Memento", "CinquePerDue" e "Irreversible", tutti film peraltro usciti successivamente), il regista dell'acclamato "Oasis" realizza una pellicola commovente nella sua tragicità, che mi ha sorpreso davvero in positivo (avevo cominciato a guardarla senza molte aspettative, visto che ultimamente i miei incroci con il cinema coreano non erano stati troppo felici). Lo stratagemma di invertire il flusso temporale mi è sembrato più efficace e coinvolgente che in alcuni dei titoli sopra citati, e in ogni caso assolutamente non fine a sé stesso. I segmenti dei vari flashback sono intervallati dall'immagine di binari che scorrono – come ben presto capiremo – a ritroso anch'essi: e proprio l'onnipresente ferrovia, oltre ad altri temi e oggetti ricorrenti (come le caramelle alla menta del titolo), costituisce il filo conduttore di una pellicola che documenta un'esistenza in parallelo con i tragici eventi di vent'anni di storia della Corea, dalle contestazioni studentesche – represse con metodi fascisti dalla polizia e dall'esercito – alla crisi dei mercati finanziari asiatici di metà anni novanta. Il bellissimo finale chiude un cerchio (l'ultima inquadratura del film è praticamente identica alla prima) e dona all'insieme un senso di eterna e onirica ciclicità ("Che strano... non ho mai visitato questo posto prima d'ora, eppure mi sembra di esserci già stato", commenta Kim ventenne quando si ritrova nello stesso luogo dove in futuro porrà fine alla propria vita). Mostrando prima le conseguenze e poi le cause che le hanno provocate, il regista lavora come uno psicanalista che indaga nel passato alla ricerca degli eventi in grado di cambiare irrimediabilmente un uomo mentre procede lungo il percorso della propria vita: l'abbandono dei sogni di gioventù, un'esperienza traumatica sotto le armi, la perdita del primo amore, un matrimonio infelice, la consuetudine alla violenza, il rifiuto dei sentimenti, il viaggio verso la follia: tutti snodi cruciali che l'ottima sceneggiatura prima preannuncia e poi svela, sorprendendo lo spettatore per crudeltà e profondità.

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