25 febbraio 2008

Non è un paese per vecchi (J. ed E. Coen, 2007)

Non è un paese per vecchi (No country for old men)
di Joel ed Ethan Coen – USA 2007
con Josh Brolin, Javier Bardem
*1/2

Visto al cinema Plinius.

Detesto i fratelli Coen. Nutro nei loro confronti una vera e propria avversione: ogni volta che guardo un loro film al cinema ne esco arrabbiato, e di tutta la loro filmografia mi è piaciuto finora un solo titolo, "Il grande Lebowski". Dopo la minestra riscaldata de "L'uomo che non c'era" li avevo inseriti nella mia black list personale e mi ero rifiutato di andare a vedere le loro due opere successive. Viste le critiche positive ricevute da questa, ho deciso di dar loro una nuova possibilità, ma me ne sono già pentito. Che un lungometraggio come questo abbia vinto l'Oscar per il miglior film e la miglior regia si spiega con la mediocrità deprimente del cinema americano degli ultimi anni, che abbia vinto quello per la miglior sceneggiatura non si spiega e basta. E dire che il film, fino a un certo punto, una sufficienza stiracchiata come pellicola tutta azione e sparatorie la poteva anche strappare: ma poi il finale, lento, retorico e fuori posto, affossa tutto il baraccone. La storia è quella di un uomo, Josh Brolin, che trova per caso una valigia piena di soldi nel deserto texano, dove c'è stato uno scontro a fuoco fra una banda di spacciatori di droga messicani e un'altra di compratori americani. Non appena si impossessa della valigia, però, sulle sue tracce si mette un killer psicopatico (Bardem, l'unico personaggio interessante del film) che semina una scia di cadaveri e sfugge al controllo dei suoi stessi mandanti. In fuga, Brolin passa da un motel all'altro, da una città all'altra, fra Stati Uniti e Messico, fino a uno scontro finale completamente anticlimatico del quale i registi pensano bene di non mostrarci nulla. L'assenza della resa dei conti fra i due personaggi, dopo che l'intero film si era incentrato sulla sfida fra predatore e preda, rende irrimediabilmente monco il tutto. In più c'è un inutile sceriffo, interpretato da Tommy Lee Jones, che si prodiga in un fumoso discorso che dovrebbe "motivare" in qualche modo il titolo della pellicola. Un film che non diverte, non stupisce, non emoziona, non coinvolge, non fa riflettere (su cosa, poi?) e – come sempre con il cinema dei Coen – lascia semmai col desiderio di riguardarsi qualcuna delle mille pellicole da cui i due fratelli traggono ispirazione a mani basse (per esempio, in questo caso, "Voglio la testa di Garcia" di Peckinpah, "Soldi sporchi" di Raimi oppure qualcuno dei tanti noir anni '40 incentrati su una caccia all'uomo).

Aggiornamento (12/3/08): è interessante cosa ne scrive il mio amico Ernesto, che a differenza di me ha letto il romanzo originale.

24 commenti:

monia ha detto...

è la prima recensione negativa che leggo di questo film, finalmente una conferma di quello che pensavo... per il resto sembra che tutti lo considerino un capolavoro!

Torakiki ha detto...

Vero vero sei forse l' unico a scrivere una recensione negativa. Anche del petroliere.. mmhh.

Stasera spero di riuscire a vedere i Coen poi domani ti dico ^^

Christian ha detto...

monia: Va di moda lodare i Coen (come Tim Burton). Io non li ho mai potuti soffrire, nemmeno "Fratello dove sei" (con le sue metafore insistite sull'Odissea) e "L'uomo che non c'era" (risciaquatura di piatti rispetto ai veri noir del passato).

torakiki: comunque, meglio "Il petroliere" di questo!

Martin ha detto...

Forse non è (solo) una questione di moda ma semplicemente di gusti.
Anche a me i Coen non piacciono ma piuttosto che sprecare tempo li ignoro bellamente, anche se ne parlano tutti e vincono premi su premi. Non mi sento in "dovere" di andare a vederli visto che per me il cinema è ancora solo divertimento e sono centinaia i film che mi interessano molto ma molto di più.
Ero sicuro Chrstian che ti saresti evitato l'ennesima "fregatura Cohen". Forse la prossima volta...

M.S. ha detto...

ma nOOOOOOOOOooooooOOOOOOOooOOOOooo! come dire questo dei coen??? e l'uomo che non c'era è un capolavoro, un film che mi ha lasciato senza fiato... come dire che è bello solo il grande lebowski? hai visto fargo?.. e poi, te lo dice uno che partiva con diversi pregiudizi, non è un paese per vecchi ha un sapore davvero monumentale.
p.s. io sono l'ultimo, comunque, a poter giudiucare. molto spesso stronco capolavori con la stessa leggerezza con cui tu hai demolito questa pellicola dei coen.

Christian ha detto...

Mario, calma, come dice Martin è solo una questione di gusti... ^_^ Non ho detto che è bello solo "il grande lebowski", ma che a me è piaciuto solo quello, forse perché essendo una parodia ha meno ambizioni e si prende meno sul serio. Purtroppo per i Coen, quando ho visto "L'uomo che non c'era" mi ero appena riguardato "La fiamma del peccato", ed è stato naturale fare un confronto fra un vero noir e uno che ne scimmiottava le atmosfere. Anche ieri sera, per rifarmi gli occhi dopo quest'ultima "opera" dei due fratelli, mi sono dovuto rivedere qualcosa più di mio gusto, e ho scelto un film di Tsai Ming-Liang, almeno così sono potuto andare a letto soddisfatto.

Luciano ha detto...

La prima vera recensione negativa che leggo. E con soddisfazione perché quando è un'ovazione si rischia di andare al cinema con grandi aspettative. Invece terrò conto anche delle tue osservazioni.

Christian ha detto...

Sì, ma tieni conto che, come detto, io giudico negativamente tutto il cinema dei Coen. Quindi se i loro film precedenti ti sono piaciuti, ti piacerà anche questo.

Unknown ha detto...

A me i loro film precedenti sono in linea di massima piaciuti. Il grande Lebowski è fantastico.
Questultimo, nonostante sia girato molto bene e abbia un'ottima fotografia, è un film inutile, vacuo e per nulla necessario. Una brodaglia tiepida di 2 ore in cui si fa fatica a capire cosa di così importante avessero i Cohen da dirci a spingerli a fare un film. Sarebbe stato un bel cortometraggio.

Christian ha detto...

Curioso che tu abbia usato il termine "brodaglia tiepida", visto che io - ma per un altro loro film - ho parlato di "minestra riscaldata" e di "risciaquatura di piatti". Forse i Coen hanno davvero scoperto l'acqua calda...

Roberto Junior Fusco ha detto...

Che dire. Che la sfida finale non venga mostrata è coerente, secondo me, con il discorso che il film fa con il personaggio centrale dello sceriffo. Mi spiego meglio, ci provo. Anche se per tutta la sua durata non ci ha risparmiato i dettagli raccapriccianti delle morti, non viene mostrato il duello finale perché i Coen e McCarthy se ne tirano fuori, esattamente come fa lo sceriffo.
Per il resto ti saluto!

Christian ha detto...

Grazie dell'intervento, Roberto. Purtroppo non apprezzo affatto la scelta dei Coen (il libro non l'ho letto): il fatto che il conflitto finale non venga mostrato, dopo che tutto il film era stato incentrato sulla sfida crescente fra i due personaggi, mi è sembrato un grave difetto. Il film mi è sembrato monco anche per questo. Ciao!

gibaryan ha detto...

Mi pare che il film sia costruito appunto in progressiva sottrazione, piuttosto che in levare. In assoluta coerenza mi sembra anche il finale del tutto anticlimatico. Spoglio di qualsiasi speranza (il personaggio, lo spettatore, il film) si chiude con un'esalazione piuttosto che con uno sparo. Mi sembra davvero un gran film, uno dei migliori degli ultimi anni.

Christian ha detto...

Gilbaryan, non sono d'accordo. Io adoro il cinema di sottrazione: Kitano, Ozu, Tsai Ming-Liang, Bresson, ecc., cioè quando i registi si limitano all'essenziale e ogni cosa che mostrano è fondamentale e importante nell'economia della pellicola (all'opposto, e infatti è un cinema che detesto, c'è gente come Baz Luhrmann che in "Moulin Rouge" accumula di tutto di più, e dove ogni elemento è lì solo per far numero, ma se non ci fosse non cambierebbe niente). I Coen invece non mostrano elementi indispensabili: scelgono arbitrariamente cosa mettere e cosa no, se al montaggio avessero tolto alcune scene e lasciato invece altre, non avrei notato alcuna differenza nel risultato finale. Mi dispiace, ma più ci penso e più questo film mi piace sempre di meno. È un mio giudizio personale, intendiamoci: sono consapevole che alla maggior parte di voi sia piaciuto molto... ^_^

Anonimo ha detto...

Dei Coen devi vedere Fargo. Il resto è passabile.

Christian ha detto...

"Fargo" l'ho visto, e non mi ha detto quasi niente. Mi dispiace, ma temo proprio di non essere in sintonia con i due fratelli. :-(

Anonimo ha detto...

Non sapevo del tuo odio pei Coen, comunque in genere mi piacciono le stroncature ^.^ . E comunque c'è da ammettere che sono un po' sopravvalutati...
Un avvertimento: non guardare il loro ultimo perché daresti SICURAMENTE 0.

Christian ha detto...

Infatti "Burn after reading" non l'ho visto, né ho la minima intenzione di vederlo! ^^

AlDirektor ha detto...

Oddio ma tu sei cattivissimo!! Nemmeno io l'ho mandato così a fondo il film dei Coen :D Però apprezzo tantissimo chi parla male dei film che tutti lodano e che, come in questo caso, ci chiediamo quali siano i motivi di codesta lode.

Christian ha detto...

Guarda, io le lodi ai Coen proprio non le capisco e non le capirò mai. Quando va bene ("Il grande Lebowski"), fanno un filmetto gradevole ma nulla più. Quando va male (cioè quasi sempre) fanno pellicole irritanti, pretenziose e senza la minima idea originale. Spero che finiscano nel dimenticatoio al più presto, non hanno diritto di cittadinanza nella storia del cinema.

Icaro ha detto...

ciao Christian, condivido la tua recensione su questo film... ho visto A Serious Man di recente, non farti ingannare di nuovo! :-)
non so cosa ne pensi tu perchè non ho letto ancora recensioni a riguardo ma la stessa repulsione io la provo per Lynch.

Christian ha detto...

Non preoccuparti: come ho già detto, dopo questo film i Coen con me hanno chiuso (di nuovo!) e "A serious man" non ho intenzione nemmeno di sfiorarlo.

Su Lynch invece sono ambivalente e ho attraversato diverse fasi. Dopo "Strade perdute" avevo deciso che non mi piaceva essere preso in giro, dopo "Mulholland drive" ho cambiato idea, dopo "Inland empire" sono tornate tutte le mie perplessità. Però, a differenza dei Coen, non mi irrita e quanto meno stimola la mia curiosità, dunque non credo che rinuncerò ad almeno una visione dei suoi film.

marco c. ha detto...

Questo è un film molto "furbo", che cita il genere Pulp senza cadere nei medesimi eccessi. Strizza l'occhio alle pellicole minimaliste asiatiche ma in realtà è solo un tristissimo prodotto commerciale. E infatti è piaciuto molto al grande pubblico che ha affollato le sale. Ricordo anche la citazione nella serie "American Dad" con un personaggio "Stelio Contos" che era una chiara citazione dal Bardem di questo film. Sempre con riferimento a Bardem, ti voglio far presente che anche nell'ultimo 007 c'è un Bardem che cita se stesso con una medesima acconciatura altamente improbabile.

Christian ha detto...

I Coen sono furbissimi: per nulla originali, abili solo a saccheggiare il cinema altrui, a svuotarlo di senso e significato e ad ammantarlo di "post-moderno". Davvero un cinema (quasi) solo commerciale e per nulla autoriale. Purtroppo in tanti ci cascano.

L'ultimo 007 ancora non l'ho visto, ma spero di farlo presto (anche se i primi due con Daniel Craig non mi sono piaciuti).