Beetlejuice (Tim Burton, 1988)
Beetlejuice - Spiritello porcello (Beetle Juice)
di Tim Burton – USA 1988
con Alec Baldwin, Geena Davis
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Rivisto in DVD, con Hiromi.
Non amo molto Tim Burton, regista limitato e sopravvalutato, beniamino di una certa critica chiusa in sé stessa (soprattutto europea) che lo considera autore "visionario" per eccellenza, quando invece i veri visionari di oggi sono i Gilliam e i Greenaway, i Lynch e i Kitano. L'immaginario di Burton è invece un incrocio fra quelli di Disney e Fellini (altro autore per cui non impazzisco), mentre i suoi temi e i suoi personaggi "trasgressivi" puzzano di ipocrisia: l'american way of life esce dalla porta per rientrare dalla finestra, come testimoniano i finali dei suoi film, che vedono regolarmente ristabiliti lo status quo e i valori della morale, della famiglia, del matrimonio, come nemmeno Spielberg sa fare. Gli riconosco un certo talento visivo, comunque, e infatti le cose migliori delle sue pellicole sono spesso le scenografie e i costumi. Il suo lavoro più bello, non a caso, è l'unico che non ha personalmente diretto: "Nightmare before Christmas".
Ho però deciso di riguardarmi alcuni (se non tutti) i suoi film, forse per dargli un'altra opportunità. Ho cominciato dal secondo lungometraggio, quello in cui ha iniziato a collaborare con il suo primo attore "feticcio", Michael Keaton (in attesa di Johnny Depp). E devo dire che mi è piaciuto di più della prima volta. La trama è semplice: una coppia appena deceduta in un incidente vorrebbe scacciare dalla propria casa la nuova famiglia che è venuta ad abitarvi. Ma dopo numerosi fallimenti, è costretta a chiedere l'aiuto di un "bio-esorcista", Betelgeuse, che si rivelerà decisamente inaffidabile. I due attori protagonisti non brillano affatto, mentre sono molto meglio i comprimari, a partire da Keaton (il cui ruolo è ingigantito dal titolo del film). Ottimi, in particolare, i membri della famiglia "invasore", fra i quali spiccano Jeffrey Jones (l'indimenticabile imperatore di "Amadeus") e la giovane Winona Ryder nei panni della figlia amante del macabro. Fra una citazione in chiave comica de "L'esorcista" e numerosi mostriciattoli animati in stop motion (gli effetti speciali sono tutti "artigianali", senza uso di computer grafica, il che li rende più gradevoli), il film procede senza scosse riuscendo anche a strappare qualche risata (vedi l'aldilà burocratizzato, peraltro non troppo originale, o la possessione al ritmo di Harry Belafonte durante la cena).