4 dicembre 2007

Grizzly Man (W. Herzog, 2005)

Grizzly Man (id.)
di Werner Herzog – USA 2005
con Timothy Treadwell
***1/2

Visto in DVD con Giovanni e Marisa, in originale con sottotitoli.

Uno dei documentari più belli e interessanti di Herzog, con un protagonista che non sfigurerebbe a fianco di quelli dei suoi film di fiction: Timothy Treadwell, un ragazzo che ha scelto di passare l'estate per tredici anni consecutivi in compagnia degli orsi selvaggi dell'Alaska, sfidando il pericolo della coabitazione con loro fino a quando non è stato ucciso e divorato proprio da uno dei suoi fedeli 'amici'. Utilizzando le magnifiche e affascinanti immagini riprese da Treadwell negli anni precedenti alla sua morte, Herzog realizza qualcosa che è ben più di un film di montaggio: ne esce infatti un indimenticabile ritratto di una personalità sicuramente disturbata, che rifiuta il mondo degli uomini per rifugiarsi in quello della natura e degli animali in maniera decisamente incosciente, anche se consapevole dei rischi che sta correndo. La personalità di Timothy viene ricostruita frammento dopo frammento dalle testimonianze di parenti e amici, oltre che dai filmati girati da lui stesso, mostrandone tutte le contraddizioni e le speranze, i sogni e le idiosincrasie, e facendo riflettere nel contempo – come sottolinea anche Ghezzi nel commento al DVD – sul ruolo del cinema e della messa in scena, sulla consapevolezza della morte e sull'affinità fra uomo e natura. È ironico come proprio Timothy, che non avrebbe mai voluto veder far del male ai suoi amati orsi, sia stato involontariamente la causa dell'abbattimento dell'animale che lo ha ucciso. Dal poco che veniamo a conoscere del suo background prima di trasformarsi nell'uomo-grizzly, scopriamo invece come il suo tentativo di fuggire dal "mondo degli uomini" per tuffarsi in quello degli animali sia stato il risultato di una reazione a un ambiente (anche familiare) nel quale faceva fatica a trovare il proprio posto. Pur non avendo girato in prima persona la maggior parte delle sequenze presenti nel film, con il suo sapiente montaggio Herzog crea un'opera memorabile e di forte impatto, da annoverare fra i migliori documentari degli ultimi anni e forse di tutta la storia del cinema.

2 commenti:

marco c. ha detto...

grandissimo film e molto più di un documentario: è una indagine psichiatrica sulle manie di un uomo solo. bellissimmo il montaggio, eccellenti gli attori. Sopra ogni cosa la capacità di lavoro e di pulizia di H: su un materiale solo rinvenuto è
riuscito a creare un film che tocca l'animo dello spettatore anche se il risultato nella maggior parte dei casi è pedagogico. cioè lo spettatore pensa che Treadwell non dovesse essere lì. Non credo che H. volesse ottenere questo effetto, il suo fine è mostrare una mente disturbata che sa bene farà una morte orribile (presenta a prova di ciò una parte dove il pprotagonista tocca un orso e quello si gira fulmineo con sguardo feroce...ma poi se ne va sornione). Qui H. recupera l'idea di Aguirre "cercare l'eldorado o morire". E qui l'eldorado è il nirvana con le bestie.. ma
chiunque passa il confine tra l'uomo e la sua bestia totemica, cioè tocca l'orso, il proibito, va al di là di ciò che è consentito all'uomo. Allora sarà punito. (concetto espresso chiaramente dall'indiano). E' la ricerca dell'assoluto e quindi viene punita. Dice H. come messaggio infratestuale: "non pena x quest'uomo ma lodi"... se non fosse che si è portato dietro la fidanzata! fatto che rovina il lirismo della vicenda. io l'avrei tagliato lasciando che il solo Treadwell morisse, in modo da dare alla vicenda una chiusa epica.

PS: H. ha finito i soldi e non gli resta che dirigere documentari, che si riducono sempre più come budget...questo è un film che parla di orsi diretto da un avvoltoio-spazzino (detto senza cattiveria).

Christian ha detto...

Grazie delle interessanti riflessioni. Anche secondo me il film è paragonabile ai film di finzione di Herzog (come appunto "Aguirre") e in fondo il regista ama molto il suo personaggio. Curioso come Herzog riesca a evitare tutte le trappole (retorica, poetismo, ecc.) in cui invece è caduto Sean Penn con un tema simile ("Into the Wild")