13 ottobre 2007

Il buio nell'anima (N. Jordan, 2007)

Il buio nell'anima (The brave one)
di Neil Jordan – USA 2007
con Jodie Foster, Terrence Howard
*1/2

Visto al cinema Apollo.

Sono andato a vedere questo film perché mi era stato consigliato da Martin, e anche perché da anni ormai attendo che Neil Jordan torni a realizzare una pellicola del livello del suo capolavoro, "La moglie del soldato". Anche stavolta, però, le attese sono state deluse. Il film infatti è un thriller assolutamente convenzionale, nulla di più che un'ennesima variante al femminile de "Il giustiziere della notte", con una morale giustizialista e una sceneggiatura piena di coincidenze e di snodi improbabili. La Forster, in un ruolo forte e mascolino, è la conduttrice di un programma radiofonico che gira per la città di New York con un registratore per catturare suoni e voci, un personaggio che inizialmente può ricordare quello di "Lisbon story" di Wenders. Dopo essere rimasta vittima di una violenta aggressione nella quale il suo fidanzato perde la vita, comincia a trasformarsi: acquista illegalmente una pistola e quando si trova ad assistere a due reati violenti non esita a uccidere i criminali. Diventa così una sorta di "angelo della vendetta" (come nel film di Ferrara), un vigilante sul quale anche la polizia comincia a indagare. Il film non è privo di tensione e di impatto emotivo, grazie anche alla violenza e alla durezza di certe scene (su tutte, l'aggressione iniziale), ma la trama non esita a tirare in mezzo banali elementi da tv movie come bambini da proteggere, amori interrazziali e così via, e quasi tutti i passaggi fondamentali della vicenda sono implausibili, poco realistici o costruiti a tavolino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sai Christian le nostre discussioni hanno luogo in ben altre sedi ma stavolta, dopo averne parlato a voce, non ho resistito e ho voluto leggere quello che avevi scritto.
Rimane il fatto che sei rimasto indifferente a uno dei film che più mi hanno emozionato negli ultimi anni e questo, ti dicevo, può essere benissimo una questione di diversa sensibilità.
Io, e soprattutto Luisa, siamo entrati in sintonia con la bella intepretazione di Jodie Foster che rende il personaggio assolutamente plausibile nei suoi dilemmi morali e nel suo struggimento di fronte al senso di impotenza che coglie chi ha subito una violenza al di là della comprensione umana.
Ne viene fuori un film che solo a una lettura assolutamente superficiale può essere paragonata ai vari "giustizieri" o "ispettori" di settantiana memoria.
La stessa superficialità con cui la critica "ufficiale" bollò i poliziotteschi italiani o certi film di Clint Eastwood come fascistoidi.
In effetti "Il buio nell'anima" non solo mostra gli orrori del giustizialismo ma allo stesso tempo ci fa riflettere su quale sia la differenza tra la "vendetta di stato" e la vendetta privata, quanto sia facile condannare la prima (a mente fredda e lucida) e quanto sia diverso il punto di vista di chi la vive di persona.
La protagonista è una vendicatrice quasi per caso, riluttante anche nei momenti di massimo compiacimento. La vendetta per lei diventa solo un anestetico con cui cercare di allontanare i fanstasmi che la perseguitano.
In questo senso il dramma e la sua sofferenza sono un grido che ci porta a dubitare della stessa capacità umana di riuscire a farci rimanere ancorati ai nostri principi nei momenti davvero drammatici che possono accadere.
Detto questo non posso negare che il film sia tutt’altro che perfetto, qualche forzatura di sceneggiatura c’è e pure qualche concessione “spettacolare” di troppo.
Ma se devo giudicare ciò che ho provato durante la visione e nei giorni successivi direi che sono difetti su cui posso tranquillamente soprassedere.

ciao, Martin

ps. sia chiaro che con questo intervento non voglio aprire una discussione infinita ;)