30 luglio 2007

L'orgoglio degli Amberson (O. Welles, 1942)

L'orgoglio degli Amberson (The magnificent Ambersons)
di Orson Welles – USA 1942
con Joseph Cotten, Tim Holt
**1/2

Rivisto in DVD.

Per il suo secondo lungometraggio dopo il fenomenale "Quarto potere", Welles scelse di adattare un romanzo di Booth Tarkington, una saga generazionale che narra della caduta di una grande e ricca famiglia del sud degli Stati Uniti. Alla fine del diciannovesimo secolo, Isabel Amberson rifiuta per orgoglio la corte del giovane ed eccentrico Eugene Morgan, preferendo sposare un altro pretendente. Vent'anni dopo, sarà suo figlio George a innamorarsi della figlia di Morgan, Lucy, e a venirne respinto in una sorta di contrappasso. Ma ormai la ruota è girata e la fortuna degli Amberson è svanita nel nulla. Welles non si riservò alcun ruolo da attore e si limitò a stare dietro la macchina da presa: forse anche per questo il film non ebbe il successo sperato e la produzione, non appena ne ebbe l'occasione, incaricò il montatore (Robert Wise!) di accorciarlo di oltre 40 minuti, imponendo fra l'altro un lieto fine che stona con tutto il resto e annacqua decisamente la vicenda. Ne soffrono, oltre alla tensione drammatica che decolla solo a tratti, anche alcuni personaggi minori (come il maggiore Amberson, il padre di Isabel) che non vengono indagati a sufficienza. Tecnicamente, però, il film mostra tutta la maestria del suo autore, con movimenti di macchina e piani sequenza (come quello iniziale al ballo) che non avevano pari in quegli anni. Celebri, inoltre, i titoli di coda: non scritti, ma letti dalla voce di Welles in persona, che terminano con le parole "io ho scritto il film e l'ho diretto. Mi chiamo Orson Welles".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il film è tutto un ottimo propositio. Parte da un ammaliante inizio e, inutile ricordarlo, si dimostra ricco di stratagemmi senza paragone, come la voce narrante di Welles che riassume in poche, persuasive battute la temperie di cambiamenti veicolati dalla seconda rivoluzione industriale, questa frettolosa tendenza dell'uomo dell'ultima modernità a perdere passato e vecchi riferimenti, come si appiattisce un cappello ingombrante.
Io non ho visto la versione originale(se esiste), ma credo che il film avrebbe sicuramente meritato un altro impianto, o un altro epilogo, meno falsamente redentore, soprattutto nei confronti del personaggio che, in ultima analisi, rovina lo splendore di un'ottima famiglia: la zia zitella, revanscista e subdola, per la quale in extremis un George ormai consapevole e ancora forte, si sacrifica; colei che ha sancito, insieme alle automobili e alle macchine generiche, l'eccessivo degrado di questa famiglia. Mi chiedo una cosa, esiste una versione uncut, o almeno una sequenza delle scene originarie? Gran film, ma va forse visto davvero, più simile alle probabili intenzioni "del regista e sceneggiatore, Orson Welles"

Valeria Romania ha detto...

meglio leggere il libro, con tutto il rispetto per Orson Welles