29 novembre 2006

Kung fusion (Stephen Chow, 2004)

Kung fusion (Kung Fu Hustle)
di Stephen Chow – Hong Kong 2004
con Stephen Chow, Yuen Qiu
***

Rivisto in DVD, con Giovanni.

Nella Shanghai degli anni Trenta, la “gang delle asce” semina terrore e panico con i suoi continui soprusi. Ma i residenti del Vicolo dei Porci, accozzaglia di dimore popolari nel quartiere più povero della città, resistono a ogni tentativo di intimidazione grazie alle inaspettate capacità dei suoi abitanti, fra i quali si nascondono i più grandi maestri di kung fu. L’intervento maldestro di due inetti delinquenti di piccolo calibro, Sing (Stephen Chow) e Osso (Lam Chi-chung), fa però precipitare le cose. E proprio Sing, dopo aver “risvegliato” la propria forza interiore, riuscirà a sconfiggere il sicario inviato dalla banda, il terribile Diavolo (Bruce Leung). Tornato alla regia tre anni dopo il grande successo di “Shaolin soccer” (e non a caso, al suo ingresso in scena, afferma perentoriamente “Niente più calcio!”), Stephen Chow sforna un’altra pellicola di ampio respiro, epica e comicissima al tempo stesso, con cui si prende gioco dell’aspetto più spettacolare del genere delle arti marziali (con evidenti contaminazioni, oltre che dalle pellicole hongkonghesi, dai videogiochi, dai manga e dagli anime giapponesi in stile “Dragon Ball”). E se le risate a crepapelle sono garantite (si pensi alla scena del lancio dei coltelli!), il film è degno di nota anche dal punto di vista produttivo, vantando addirittura una profusione di effetti speciali mai vista prima in un film di Hong Kong. A differenza di altre volte, poi, il regista non ruba la scena con il proprio personaggio e lascia spazio a tutta una serie di individui ben caratterizzati, protagonisti di combattimenti irreali e fantasiosi. Non mancano poi citazioni sparse, da Bruce Lee a "Shining" e "Gangs of New York”. Purtroppo, come il precedente “Shaolin soccer” (anche se non agli stessi infimi livelli), la versione italiana è funestata da un doppiaggio indecoroso, tutto a base di vocine idiote e dialetti. Per fortuna il valore del film è talmente elevato da consentirgli di sopravvivere anche a questo handicap: a tratti, anzi, l'adattamento italiano risulta persino divertente, soprattutto nel caso del personaggio di Yuen Qiu, la dispotica "padrona di casa" del Vicolo dei Porci. Nel cast anche Yuen Wah (il marito della padrona), Danny Chan Kwok-kwan (il leader della "gang delle asce"), Eva Huang (la ragazza muta) e il regista Feng Xiaogang (il capo della "gang degli alligatori").

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il vergognoso doppiaggio non solo e', tutto a base di vocine idiote e dialetti, e' anche in buona parte inventato.
Marco Marzocca e Caterina Guzzanti in una sollazzosa intervista si compiacciono del magnifico, a loro dire, lavoro svolto in 10 giorni a inventarsi vocine e dialetti originariamente inesistenti.

Ma hanno anche inventato le battute:
"Si, spesso. Certo, non abbiamo mai stravolto il senso del film, ma abbiamo cercato di arricchirlo quando ce ne si presentava l'occasione. Alla fine ci siamo fatti prendere la mano..."

Adducono come motivazione la necessita' di rendere in italiano battute altrimenti intraducibili.
Questo film io l'ho visto in originale, per mia fortuna e le battute non erano particolarmente oscure, troppo cinesi o troppo legate a cultura cinese, moderna o passata.
Nulla di particolare che rendesse a mio parere necessaria una sostituzione.

Fermi restano di problemi di sincronizzazione labiale, questi sì vincolanti, non erano nemmeno di difficile resa in una lingua diversa.
Non mi e' parso infine che fosse un film che avesse bisogno di "arricchimenti".
Ma il duo di comici (non doppiatori, si badi) ha avuto mano libera.
"Si, effettivamente i miei personaggi erano giusto tre, e non mi sono potuta sbizzarrire più di tanto"
Meno male...

Christian che e' piu' magnanimo di me dice "Per fortuna il valore del film è talmente elevato da consentirgli di sopravvivere anche a questo handicap".
Effettivamente e' vero.
Ma ci e' andata bene, solo grazie al talento di Chow, che dimostra quindi di valere ben piu' dei due comici italiani.

Christian ha detto...

Ciao Carlo, grazie per i tuoi commenti!
Dovrò proprio decidermi a vederlo in lingua originale (l'ho sempre visto in compagnia di amici che "esigevano" l'italiano), sperando ovviamente che i sottotitoli del dvd italiano non siano fedeli al doppiaggio.

Anonimo ha detto...

a me la cosa dei dialetti è quella che è piaciuta di più. Però che ne so, magari i miei so' gusti...

Christian ha detto...

Anch'io con i dialetti mi sono a tratti divertito (per esempio, come detto, nel caso della padrona). E almeno in questo caso, a differenza di "Shaolin Soccer", i doppiatori erano attori professionisti e non calciatori mandati allo sbaraglio. Il problema, però, è che un adattamento di questo tipo travisa e svilisce l'opera originale, del quale appunto cambia addirittura le battute. Come in "Monty Python e il sacro graal", quello che stiamo guardando non è più il film come lo avevano inteso gli autori originali, ma qualcosa di gran lunga inferiore, meno appassionante e meno divertente. Se qualcosa del genere fosse stato fatto su un film di Tarkovsky o di Bergman, sarebbe scoppiato uno scandalo; invece, trattandosi di un film comico cinese, gli adattatori pensavano forse di poterla passare liscia...