19 maggio 2006

The call of Cthulhu (A. Leman, 2005)

The Call of Cthulhu
di Andrew Leman – USA 2005
con Matt Foyer, David Mersault
**1/2

Visto in divx.

Un film amatoriale, di soli 47 minuti, ispirato ai racconti di H. P. Lovecraft e girato come se fosse stato realizzato negli anni '20. Dunque in bianco e nero, muto con cartelli e didascalie, scenografie espressioniste, e imperdibili effetti speciali "artigianali" (i mostri animati a passo uno). Regia e montaggio, invece, sono decisamente più moderni, forse per non sacrificare troppo il coinvolgimento dello spettatore contemporaneo. E la cosa che fa più piacere, al di là dell'intelligenza e del talento degli autori, è proprio scoprire come le tecniche del cinema muto siano ancora oggi efficaci e sufficienti per produrre un buon film.
La sceneggiatura è estremamente fedele e contiene qua e là citazioni da altri racconti di Lovecraft: il risultato è probabilmente il miglior adattamento mai realizzato dall'opera del maestro di Providence. Curiosamente, la natura dei racconti originali (spesso contenenti diari, lettere o testimonianze) fa sì che alcune parti del film siano vere e proprie scatole cinesi: il protagonista legge un documento che racconta una vicenda all'interno della quale un altro personaggio racconta un'altra vicenda, e così via.

3 commenti:

Martin ha detto...

"le tecniche del cinema muto sono ancora oggi efficaci e sufficienti per produrre un buon film"

Se intendi film in generale mi pare piuttosto ovvio: le tecniche del cinema muto sono le tecniche del cinema tout court visto che gran parte di esse sono state elaborate proprio in quegli anni.
Se intendi invece proprio la produzione di un buon film muto oggi, bisogna considerare che il muto non morì per ragioni strettamente artistiche ma piuttosto per una questione di gusti del pubblico (idem per il bianco e nero).
Per la stessa ragione penso che un buon muto oggi possa venire apprezzato solo da quella esigua minoranza che già li apprezza.

Christian ha detto...

Intendevo che "sono efficaci e sufficienti" per fare un film (muto, ovvio) che coinvolga e piaccia anche a uno spettatore moderno, abituato a tutt'altro tipo di film. E questo mi pare tutt'altro che ovvio, visto che i gusti del pubblico sono appunto cambiati.
Tu dici che oggi un film muto non potrebbe essere apprezzato da uno spettatore medio? Sono più ottimista di te. Certo, se una persona che non conosce il cinema muto si vede "The Call of Cthulhu", non coglierà tutte le finezze della tecnica cinematografica, ma in fondo il film non è diretto agli appassionati di vecchi film, ma ai fan di Lovecraft. La scelta di farlo muto e in b/n serve solo a favorire l'atmosfera e l'ambientazione. E funziona.
Ah, un'altra cosa: non credo che il muto sia morto per il cambiamento dei gusti del pubblico, ma il contrario: è stato l'avvento del sonoro (e quindi un'esigenza artistica) a cambiare i gusti del pubblico, come succede per ogni innovazione tecnologica (il sonoro, il colore, gli effetti digitali, l'animazione in 3D).

Martin ha detto...

Il problema non è se possa piacere o meno a uno spettatore medio contemporaneo. Il problema è che c'è un rifiuto aprioristico verso un certo tipo di film che ne impedisce di fatto la valorizzazione.
Ovviamente esistono le nicchie e, anche se non l'ho visto, ho l'impressione che il film che hai recensito sia di fatto fruito da spettatori di nicchia (del muto, di lovecraft o dell'horror in generale sempre di nicchia si tratta).
Quando dico che il muto morì non "per ragioni strettamente artistiche ma piuttosto per una questione di gusti del pubblico" intendevo appunto dire che le innovazioni cambiarono i gusti, anche perchè il pubblico non può amare il sonoro prima di aver visto un film "parlato".
Il punto che volevo sottolineare era appunto che il muto non scomparve per ragioni artistiche visto che in europa si continuò a farne di ottimi per qualche anno ancora. Chaplin poi continuò ancora più a lungo e con eccellenti risultati.