5 aprile 2006

Steamboy (Katsuhiro Otomo, 2004)

Steamboy (id.)
di Katsuhiro Otomo – Giappone 2004
animazione tradizionale
**

Visto in DVD, in originale con sottotitoli.

Nel 1862, alla vigilia della prima Esposizione Universale di Londra, il rampollo di una famiglia di scienziati viene in possesso di una misteriosa sfera metallica che sembra far gola a molti, visto che può generare – attraverso il vapore – un'enorme quantità di energia. Di ritorno alla regia di un lungometraggio animato 16 anni dopo "Akira" (nel frattempo ci sono stati un episodio di "Memories", diverse sceneggiature e persino un film in live action, "World Apartment Horror"), Otomo sembra – almeno all'inizio – voler fare il Miyazaki, scegliendo un'ambientazione europea e steampunk che ricorda molte cose del fondatore dello Studio Ghibli ("Laputa" e "Sherlock Holmes" su tutte). Poi, però, l'aspetto scientifico e tecnologico (che in Miyazaki fa parte dell'ambientazione ma non diventa mai protagonista assoluto) prende il sopravvento, come forse c'era da aspettarsi dall'autore di "Akira", e si assiste a quasi un'ora e mezza di combattimenti fra macchine a vapore nella Londra vittoriana. Il tutto sembra decisamete tirato troppo per le lunghe, anche perché pure l'animazione è buona ma non eccezionale. Tema centrale del film è lo scontro fra lo scienziato idealista (il nonno di Ray, che vorrebbe distruggere le proprie invenzioni piuttosto di vederle usate a scopi bellici) e quello pragmatico (il padre, per il quale "la scienza è potere" e deve produrre un profitto). È un tema classico degli anime giapponesi, che fra l'altro si intreccia con quello – ancora più giapponese – del conflitto generazionale fra padri e figli. Come diceva non ricordo chi (Luca Raffaelli, forse?), sin da Tezuka nei manga e negli anime è evidente la spaccatura della società nipponica: i bambini sono sempre alleati con gli anziani (i nonni) contro gli adulti (i padri). Questo "salto" di una generazione risale forse agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, quando gli adulti si sono impegnati nella ricostruzione del paese e dell'economia, pensando però troppo al profitto e al successo. Trascurati o addirittura impauriti dagli adulti (e dalle forti costrizioni sociali che impongono loro), i bambini – fino a quando non crescono, almeno – anziché vedere in loro un punto di riferimento si rivolgono ai nonni, quelli della generazione precedente, con i quali sentono di avere molto di più in comune.

Nota 1: la ragazzina americana ricca e viziata (ovviamente il personaggio più divertente del film, nonché l'unico interessante a parte il trio nonno-padre-figlio) si chiama Scarlett O'Hara! Citazione fin troppo evidente...

Nota 2: avevo iniziato a guardarlo in italiano, ma dopo quindici minuti di film ho dovuto passare al giapponese perché non sopportavo il doppiaggio. In Italia ci vantiamo spesso di avere i migliori doppiatori al mondo, ma ultimamente mi chiedo se questo sia ancora vero. Rispetto a una ventina di anni fa, oggi molti film (e soprattutto i cartoni animati) sono doppiati da schifo. Voci tutte uguali e con la stessa impostazione, che si tratti di personaggi giovani oppure vecchi, allegri oppure cupi, simpatici o antipatici. La cosa si nota soprattutto nei film asiatici (giapponesi in particolare), dove gran parte della personalità del personaggio viene veicolata proprio dall'intonazione della voce.

7 commenti:

Faglie ha detto...

ma Factotum?
l'ho visto ieri
volevo una tua recensione

Anonimo ha detto...

Infatti mi stavo chiedendo come mai l'avevi visto in originale.
Per il resto hai ragione:
i doppiaggi sono sempre peggiori, a maggior ragione per l'animazione considerata in Italia cinema di serie B o alla meglio roba da bambini.
Come ti dicevo l'altro giorno a me ha dato fastidio immenso il doppiaggio di Wallace & Gromit, altro caso (non giapponese però) in cui le voci sono fondamentali per la personalità dei personaggi.

Christian ha detto...

Mela, Factotum non l'ho ancora visto, vedremo se ce la farò (devo ancora recuperare V per Vendetta, e da domani c'è anche quello di Spike Lee...).
Parlando di scrittori, però, oggi ho visto Capote: a presto un parere (non mi è piaciuto molto).

BaLdUrIaN ha detto...

Il problema di Otomo si chiama "Akira": nulla è stato più uguale da allora e nulla lo sarà, per quanto lui possa continuare a fare buoni film.

Steamboy è un film dignitoso (il mecha design è semplicemente eccelso) ma il messaggio di fondo scontato e le soluzioni narrative un po' affrettate lo condannano nel limbo dei "buoni film".

marco c. ha detto...

mi piacerebbe sapere se è vero che il vapore a temperature altissime si ghiaccia davvero.

Christian ha detto...

Marco, certo che è possibile, naturalmente a temperature basse (non alte). È un fenomeno che si chiama "brinamento", lo stesso per cui si forma la brina. Bisogna però che la pressione sia sufficientemente bassa da trovarsi al di sotto del "punto triplo" del diagramma di fase.

marco c. ha detto...

grazie della risposta.